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Dopo sette ore bloccato all'aeroporto di Tel Aviv per un «diniego di ingresso», motivato da pericoli per «la pubblica sicurezza o in considerazione dell'ordine pubblico», don Nandino Capovilla, sacerdote veneziano di Pax Christi, è stato rilasciato dalle autorità israeliane. Deve comunque lasciare il Paese e per questo sta per imbarcarsi su un volo diretto in Grecia. Al sacerdote, da sempre impegnato in iniziative per la pace e che ha anche scritto un libro su Gaza, sono stati riconsegnati valigia e cellulare. Don Capovilla ha fatto anche sapere di stare bene, tramite i suoi compagni di viaggio tra cui il presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiuti, che hanno potuto invece continuare il viaggio verso Gerusalemme per compiere un pellegrinaggio.
In un post sui social Capovilla ha raccontato la sua vicenda: «Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. Aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe. Volo per la Grecia stanotte. Basta una riga - prosegue il post di Capovilla - per dire che sto bene, mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo stato che tra i suoi “errori” bombarda moschee e chiese mentre i suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni. Non autorizzo nessun giornalista a intervistarmi sulle mie sette ore di detenzione se non scrivono del popolo che da settant'anni è prigioniero sulla sua terra».
A spiegare quello che è accaduto al sacerdote è stato proprio monsignor Ricchiuti: «Siamo arrivati lunedì pomeriggio a Tel Aviv con un gruppo di quindici persone di Pax Christi e provenienti da Roma e Venezia per un pellegrinaggio di pace in Terra Santa nell’ambito della campagna “Ponti non muri”. Tra noi c’era anche don Nandino Capovilla (in alto, in una foto di repertorio, ndr), parroco a Marghera (Venezia), dal 2009 al 2013 coordinatore nazionale di Pax Christi Italia. Noi siamo riusciti a passare i controlli, lui no. Gli è stato notificato un diniego a entrare nel Paese motivato con “considerazioni relative alla sicurezza pubblica, alla pubblica incolumità o all'ordine pubblico”, come si legge in inglese e in israeliano sul documento. Ho subito contattato il Patriarcato di Gerusalemme e avvisato anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi», ha raccontato al telefono dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, «non riesco a capire come mai don Nandino sia stato bloccato. Lui non è mai stato tenero con la politica del governo israeliano e di recente ha pubblicato un libro, Sotto il cielo di Gaza (Edizioni La Meridiana), scritto insieme a Betta Tusset, in cui racconta quello che sta avvenendo nella Striscia dopo il 7 ottobre attraverso le testimonianze di un funzionario di lungo corso delle Nazioni Unite a Gaza. Nel libro ci sono anche le storie dei palestinesi e le preghiere di monsignor Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini dal 1987 al 2008. Non so se è per questo libro che ha ricevuto il divieto a entrare nel Paese. Anch’io ho fatto diverse dichiarazioni, anche dure, sulla politica del governo di Netanyahu ma non sono stato trattenuto».
Con Famiglia Cristiana Ricchiuti ha ricostruito nei dettagli quello che è accaduto: «Don Nandino è stato bloccato e portato in una sala e noi non l’abbiamo più visto», spiega, «anch’io ho fatto diverse dichiarazioni contro il governo Netanyahu ma sono riuscito comunque a passare. È una situazione incresciosa e molto preoccupante».
Ricchiuti ha spiegato anche il significato di questo pellegrinaggio programmato da tempo e che durerà una settimana, fino al 18 agosto: «Siamo diretti a Gerusalemme, dove abbiamo chiesto di incontrare il cardinale Pizzaballa, e poi ci sposteremo a Betlemme e in qualche villaggio palestinese. Vogliamo parlare con le autorità, la gente comune e stabilire un contatto anche i movimenti pacifisti israeliani che non tollerano la politica di occupazione perseguita dal governo del loro Paese nella Striscia di Gaza. Ho chiesto anche al cardinale Zuppi di accompagnarci con l’amicizia e soprattutto la preghiera. Non ci aspettavamo, sinceramente, che il viaggio cominciasse in questo modo».
Don Capovilla ha trascorso la notte in una struttura delle autorità israeliane e verrà rimpatriato martedì in Italia con il primo volo disponibile. Nel documento di espulsione delle autorità israeliane, che pubblichiamo a lato, è precisato che il sacerdote verrà allontanato «il prima possibile e fino ad allora sarà trattenuto in un luogo designato». La decisione potrà essere impugnata davanti alla Corte d’appello israeliana.
Questo significa che il sacerdote se in futuro vorrà tornare in Terra Santa «dovrà presentare una richiesta in anticipo, che verrà presa in considerazione in base alle circostanze del momento».



