«Mi stanno tempestando di insulti e cattiverie di ogni tipo. Arrivano messaggi fotocopia con la parola “Vergogna”. L’epiteto più gentile che mi hanno rivolto è che sono un “venduto” come gran parte dei preti e dei vescovi, a cominciare dal Papa». Monsignor Giacomo Cirulli, 69 anni, pugliese di Cerignola, è vescovo delle diocesi di Teano-Calvi e Alife-Caiazzo, nell’alto Casertano, che comprende un territorio di circa 140 mila abitanti per un totale di 116 parrocchie. L’8 gennaio scorso ha emanato un decreto con il quale, davanti alla recrudescenza della pandemia, proibisce la distribuzione dell’Eucaristia da parte di sacerdoti, diaconi, religiosi e laici non vaccinati e sospende, per il momento, tutte le attività pastorali in presenza. Per questa decisione ha subito diverse minacce, arrivate anche sui canali social della diocesi, tanto che nei giorni scorsi gli agenti della Digos della Questura di Caserta si sono recati in Curia per acquisire maggiori informazioni.
È amareggiato per queste reazioni?
«Vado dritto per la mia strada, però bisogna fare una riflessione molto seria. Si tratta di fedeli che vanno a Messa e prendono regolarmente i sacramenti, ma non riconoscono l’autorità del Papa e dei vescovi. Forse c’è una sottovalutazione di questo fenomeno che delinea che c’è uno scisma in atto».
Addirittura.
«Purtroppo sì. Se persino alcuni sacerdoti non solo non riconoscono l’autorità del Papa e del vescovo, ma li attaccano in maniera offensiva, come dovrei chiamarlo?».
Lei è il primo vescovo in Italia che ha proibito a chi non è vaccinato di distribuire l’Eucarestia. Perché?
«La gente ha protestato con me perché in alcune parrocchie diversi sacerdoti, diaconi e laici che hanno scelto di non vaccinarsi distribuivano regolarmente la Comunione. Ho deciso di intervenire non per escludere ma per tutelare e salvaguardare la salute non solo dei fedeli, ma anche di chi non si è vaccinato. Mi sembra una decisione di prudenza e buonsenso. Lo dico anche da medico e non solo da pastore».
Molti cattolici no vax criticano i vaccini perché sarebbero ottenuti con sperimentazioni poco chiare.
«Qui nessuno nega che ci siano in ballo grossissimi interessi economici, ma nella situazione in cui ci troviamo qual è l’alternativa? Papa Francesco nel discorso al Corpo diplomatico ha detto che abbiamo bisogno di una “cura di realtà” e che i vaccini in questo momento, cito testualmente, “rappresentano, in aggiunta alle cure che vanno sviluppate, la soluzione più ragionevole per la prevenzione della malattia”. Nel novembre 2020 mi sono ammalato di Covid e sono finito in terapia intensiva. È stata una prova durissima».
Quanti sono i preti no vax nella sua diocesi?
«Non lo so, non li ho contati, forse una decina. Molti non lo dicono apertamente, ma lo fanno in maniera allusiva, magari in qualche incontro. I fedeli hanno reagito benissimo alla mia decisione. Chi mi attacca lo fa non so in nome di quale Chiesa e di quale Gesù Cristo. Mi hanno accusato persino che io non voglio che venga distribuita l’Eucarestia».
Da medico, è sorpreso dei tanti sanitari contrari a immunizzarsi?
«I medici no vax, in generale, sono sempre esistiti e per alcuni problemi che pongono bisogna ascoltarli con grande attenzione, ma in questo caso siamo in una situazione in cui i motivi a vantaggio della vaccinazione sono molti di più di quelli contro. Adesso si deve arginare la pandemia che continua a mietere vittime».