Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 25 aprile 2025
 
Dopo tutto, di Monica Mondo
 
Credere

I bambini americani abbandonati nel mondo virtuale. E qui da noi?

20/03/2025  Dobbiamo sfuggire alla logica del “così fan tutti”. Perché tablet e smartphone creano solitudine. Ma servono adulti decenti

Ah, l’America! Tutto pare crearsi là, nel bene e nel peggio. E forse stiamo imparando a non prendere per buono e per nuovo ogni atteggiamento, vizio o moda che in America nasce, prospera, si crepa e si distrugge, proprio quando noi iniziamo appena ad abituarci.

Secondo un recente report, il 40% dei bambini americani di due anni ha un tablet, uno su quattro un cellulare personale a otto anni. Ma soprattutto, un bimbo sta due ore e mezzo al giorno da solo davanti allo schermo digitale. A guardare i cartoni animati, fiabe, storie di animali, si dirà. Affatto: sta appiccicato ai videogiochi o alle clip di TikTok.

Poiché i ragazzini vanno all’asilo o a scuola, in tenera età, e finiscono l’orario regolare a metà pomeriggio, signica che il loro tempo libero – escluse cena doccia nanna – è vissuto in solitudine, deprivato di movimento, di relazioni, di gioco vero, di creatività.

Significa che i piccoli schermi fanno da babysitter, che i genitori non ci sono, o sono assenti. Nel nostro mondo dominato da sociologia e psicologia spicciola, esaltate da una comunicazione superficiale e ansiogena, la reazione a queste evidenze è lo stato d’allarme, «l’urgenza di fornire orientamenti, politiche e strumenti pensati per arginare il fenomeno». Ma perché mai agitarsi tanto, se la soggezione a certi media è pilotata con una pubblicità martellante? Se il marketing anticipa e sollecita non solo i desideri, ma crea bisogni e dipendenze? Se passa per contagio la legge del “così fan tutti” che condiziona e costringe anche i più riluttanti? Perché agitarsi tanto se i nostri bambini vengono tra sformati in utenti senza neppure accorgersene? Qualcuno ci scampi dagli “orientamenti”: convegni, trattati, tutorial. Chiacchiere.

Attenzione anche alle politiche, lente nell’applicazione e invasive della libertà: il proibizionismo non ha mai funzionato coi grandi, figurarsi coi piccoli. Un’ulteriore spinta semmai alla trasgressione o alla depressione.

Basterebbe diffondere i dati, scriverli sulle bacheche degli istituti scolastici, sportivi, parrocchiali: «Non lasciate i bambini in balìa di smartphone e tablet». Basterebbe un po’ di riprovazione sociale: «Che peccato, quel bambino per non annoiarsi sta al tablet, invitalo a stare con noi!». Basterebbe la buona volontà, per distrarre i bambini in altri modi antichi e nuovi. Non è affatto impossibile: prendete un adulto con una palla o seduto a raccontare una storia e i piccoli accorreranno stupiti e coinvolti. Certo, ci vogliono adulti: papà e mamme con orari di lavoro decenti, alleanze educative con spazi aperti per esercitarle, lo sprone a un volontariato preparato, non occasionale.

Basterebbe far spegnere smartphone e tablet ai genitori, convincerli a comprare libri e biciclette. E smetterla con quell’adagio cui ci siamo a dati: «Non conta la quantità del tempo coi propri figli, conta la qualità». Mica vero, conta anche la durata, la tenuta, la partecipazione convinta e appassionata.

I nostri figli forse non diventeranno Elon Musk e non sarà un gran male. Perché Make America Great Again non funzionerà, con piccoli cloni maniacali e soli. E a proposito: stiamo copiandola bene, questa America.

(Foto in alto: Reuters)

In collaborazione con Credere

Credere, la rivista per vivere «la gioia del Vangelo«

Credere, la rivista per vivere «l'avventura della fede»

CREDERE è la rivista che ogni settimana ti propone storie, personaggi e rubriche per ispirare la fede nel quotidiano. Già scelta come "Rivista Ufficiale del Giubileo della Misericordia", è un giornale ricco di contenuti per lo spirito, con tante testimonianze di famosi e gente comune e i gesti e le parole di Papa Francesco, più vicini che mai.

Scopri la rivista e abbonati »

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo