Il problema dei costi dei grandi eventi e significativamente dell’Olimpiade esiste ed è serio. Lo dimostra il fatto che negli ultimi anni vanno aumentando i casi di candidature ritirate in corsa: Amburgo, Boston, Madrid, San Diego, Dubai solo per citare le più recenti. Nel dire di no alla candidatura di Roma 2024 Virginia Raggi ha citato uno studio dell’Università di Oxford. Si tratta di uno studio indipendente (Università di Oxford, Said Business School), pubblicato nel luglio 2016, uno dei rari casi di ricerca non finalizzata a una candidatura e non circoscritta a una sola edizione, che si occupa di Costi e sforamento di costi alle Olimpiadi.
Vengono analizzate le edizioni tra Roma 1960 e Rio 2016, anche se Roma finisce esclusa perché non sono pervenuti i dati del costo effettivo al budget finale e Rio essendo recentissima ha una stima provvisoria. Su 30 edizioni estive e invernali, lo studio ne considera 19, quelle che hanno i dati completi. L’obiettivo è verificare il grado di sforamento del budget presentato nel cosiddetto libro della candidatura, il budget presentato al Cio in base al quale le autorità di un Paese decidono se avviare o meno una candidatura ai Giochi, calcolato che per il patto legale che avviene con il Cio, tocca a Paese e città ospitanti farsi carico di coprire ogni centesimo in eccedenza senza possibilità di rinegoziare alcunché.
Lo studio rivela che spesso i Comitati olimpici non sono trasparenti come dovrebbero nel rendere noti gli sforamenti. Londra per esempio aveva proposto un preventivo che nel giro di due anni dall’inizio della candidatura si è rivelato inadeguato e che è stato rivisto al rialzo del 100%: «Quando si è trattato di calcolare il costo effettivo alla fine, gli organizzatori hanno parlato di costi poco più bassi del budget iniziale», “dimenticando” però quel raddoppio in corsa. A proposito di quel caso la ricerca parla di “deliberata cattiva informazione”» e aggiunge: «Questo è indubbiamente immorale ma molto comune», se è vero che già nel 1911 il Barone De Coubertin parlava di spese esagerate nelle Olimpiadi più recenti (e si era solo alla terza edizione).
Le città candidate si sfidano sia sull’organizzazione dell’evento sia sul miglior progetto di sviluppo per la città ospitante. Il libro della candidatura è un contratto che dice a cittadini, amministratori e comitato olimpico internazionale quanto costerà ospitare i Giochi. È evidente che chi decide dovrebbe potersi fidare di questa stima e il grado di affidabilità esce dalla media dello sforamento.
Lo studio ha incluso i costi operativi del comitato organizzatore per far funzionare i Giochi (tecnologia, trasporti olimpici, forza lavoro, costi di amministrazione, sicurezza, catering, cerimonie, servizi medici…) cosiddetti Ocog costs. E i costi del capitale diretti (investimenti privati e pubblici per gli impianti sportivi sede delle gare, villaggi olimpici, centri stampa, centro trasmissioni tv) cosidetti “non Ocog direct coast”.
Lo studio lascia invece fuori i costi del capitale indiretti (infrastrutture, strade, ferrovie, aeroporti, rinnovo hotel e investimenti che si fanno in preparazione dei giochi ma non direttamente connessi ai Giochi). E le conclusioni dei ricercatori non sono molto incoraggianti: il costo medio dell’Olimpiade al netto delle infrastrutture (e dunque anche dei loro eventuali ritardi, corruzioni etc.) da Roma 1960 in avanti, in 19 edizioni, è stato di 5,5 miliardi di dollari americani per i Giochi estivi, di 3,1 per quelli invernali, arrivati a sfiorare i 15 miliardi a Londra 2012, con un tasso medio di sforamento rispetto ai costi preventivati del 156% .
«A giudicare da queste statistiche», scrivono i ricercatori, «è chiaro che le Olimpiadi comportano grandi rischi di grandi sforamenti e che le olimpiadi tra i grandi eventi rappresentano l’evento più a rischio con un 100% di probabilità di sforamento». In media costruendo infrastrutture si passa da uno sforamento medio del 20% per una strada a uno del 107% per infrastrutture tecnologiche, ma con l’Olimpiade si arriva al 156% medio, con un picco del 720% per Montreal 1976.