L'imam Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente della Coreis.
«Non c’è conflittualità tra scienza e religione in materia di conoscenza dell’universo, infatti, la prima aiuta a decifrare i misteri iscritti in questo universo, la seconda a renderci conto che l’universo è una delle possibili manifestazioni dell’Onnipotente»: così ‘Abd al-Haqq Ismail Guiderdoni, astrofisico, direttore dell’osservatorio astronomico di Lione, intervenuto a Rabat, in Marocco, il 22 giugno alla seconda conferenza religiosa del mese di Ramadan, presieduta dal re Muhammad VI, Amir Al Mouminine (“Principe dei credenti”, attributo che gli spetta in quanto guida degli ulema, i saggi della fede), nell’ambito delle “Durus al-Hassaniyya”, lezioni dottrinali con sapienti provenienti da tutto il mondo islamico.
La lezione, condotta dal prof. Guiderdoni, sul tema “Le manifestazioni della grandezza divina nell’ordine della creazione” rappresenta un po’ la sintesi delle riflessioni che la Co.Re.Is. (Comunità Islamica Religiosa) italiana ha inteso elaborare come commento all’Enciclica di papa Francesco “Laudato Sii”, esprimendo una sintonia ecumenica come operatori di pace sensibili “alla cura della casa comune”, «in un momento – ha detto l’astrofisico - come il mese di Ramadan, quando ogni credente musulmano è spinto a relazionarsi in maniera più diretta con i fenomeni dell’universo, soprattutto i movimenti della luna e l’alternarsi del giorno e della notte. Infatti, l’inizio e la fine di questo mese, come degli altri mesi del calendario islamico, si svolgono secondo i movimenti della luna, e il mese di Ramadan inizia solo quando si rende visibile il crescente di luna.
"L’avvento dell’Islam – ha continuato – ha avuto il merito di rompere con le false pratiche del tempo dell’ignoranza (jahiliyya) in materia di osservazione e meditazione sugli elementi dell’universo, e il Sacro Corano ci insegna che i fenomeni sono realtà riconducibili esclusivamente a Dio, come riporta l’hadith del Profeta Muhammad “Il sole e la luna sono segni tra i segni di Dio. Non si eclissano quando muore qualcuno. Quando vedete un’eclissi, pregate e invocate Dio fino a che si sia allontanato ogni pericolo”».
Come per papa Francesco, anche per il mondo islamico, il creato è l’immagine di Dio nel mondo. «La creazione dell’universo costituisce infatti anche un processo dinamico che si dispiega nel tempo – riprende il professore -, e così facendo l’Onnipotente vuole che questo universo sia portatore di segni e che la sua creazione, nella sua grandezza e bellezza, favorisca l’adorazione e la conoscenza di Dio. Inoltre, la creazione obbedisce ad una logica e ad un’intrinseca armonia, così che il movimento della luna e degli altri pianeti, così come ogni aspetto della natura e della forma degli esseri, rappresentano sempre aspetti della realtà divina e simboleggiano la sua sapienza e la sua eternità. Se questo universo risponde alla perfetta organizzazione del suo preordinamento, è perché Dio si mostra misericordioso verso le sue creature, affinché queste possano conoscerlo meditando sui segni che Egli manifesta nell’universo».
Con lo studio dell’Enciclica “Laudato sì", i musulmani di Co.Re.Is. ancora una volta dimostrano il loro apprezzamento nei confronti di papa Francesco, con cui essi vorrebbero proprio costruire una “casa comune”. A partire da un “incontro al vertice” nella moschea di Milano, come auspicato dallo Sheikh Abd al Wahid Pallavicini, presidente Coreis, con il Santo Padre, il re del Marocco, discendente diretto del Profeta Muhammad, e il consigliere ebreo dello stesso sovrano, André Azoulay.
Un incontro nella nostra “oasi di pace” - dice lo Sheikh Pallavicini, che a Redipuglia (in occasione della commemorazione per tutti i caduti della prima guerra mondiale), ha consegnato l’invito nelle mani di Bergoglio -, tra «pionieri della riconciliazione fra le differenti teologie delle Rivelazioni del Monoteismo di Abramo, riavvicinando le rive del Mediterraneo nel mare comune dell’Unicità di Dio».
Il Marocco è da sempre luogo di tolleranza: il nonno dell’attuale re salvò gli ebrei dalle persecuzioni di Vichy, il padre Hassan II (accanto al quale san Giovanni Paolo II tenne il discorso ecumenico di Casablanca) era molto legato al presidente israeliano Shimon Peres, tanto da aver fatto restaurare le sinagoghe del Paese e, nella nuova Costituzione, approvata nel 2011, l’identità marocchina è definita come una somma di “arabi, berberi, ebrei e andalusi”.
Con la Libia nelle mani dell’Isis e la Tunisia che, dopo gli attentati al Museo del Bardo di Tunisi, e nella spiaggia di Sousse, ha dichiarato lo stato di emergenza, il ruolo del Marocco, con un Islam moderato (un insieme di scuola giuridica malakita, spiritualità sufi e liturgia asharita), in opposizione a quello salafita, diventa ancora più centrale. Cogliendo la necessità, l’attuale sovrano ha voluto che l’università di Fes, la più antica del mondo (fondata nell’859 da una donna) diventasse un baluardo culturale in funzione anti-terrorista. Per questo, al suo interno, lo scorso marzo, è stato inaugurato l’Istituto per la formazione degli imam, dove studiano giovani provenienti dall’Africa sub-sahariana, ma anche dalla Francia. L’obiettivo è formare guide esperte del vero Islam, capaci di “sbugiardare” Isis, al-Qaeda e tutti i gruppi jihadisti che ne diffondono una concezione distorta e violenta.