Sara, Aurora, uccise dai due “fidanzatini”. Chiara, Melissa, che hanno ucciso i loro bambini neonati. Decine di ragazzi che si sparano davanti ai bar, in notti neanche brave, solo stupide e/o disperate, vuote. Decine che si odiano in bande al soldo delle mafie locali. I nuovi pericoli del crimine sono sempre più giovani, sempre più sprovveduti, anche nel compiere il male, quasi invocheresti la perizia psichiatrica. Che è quasi sempre negativa: non sono pazzi, sono assassini.
Allora, perché? Proviamo a ragionare e a mettere in fila le probabili cause di questa crescente litania di giovanissimi criminali.
- Non è vero, è sempre stato così, anzi peggio, solo che c’era meno attenzione mediatica: argomento facile da smentire, dati alla mano degli ultimi cinquant’anni.
- Il Covid, la solitudine, le sindromi da iperconnessione: possibile, forse probabile, per persone fragili, instabili, sole.
- L’eliminazione del principio di autorità: mancano punti di riferimento, gli adulti sono sempre più fragili, instabili, soli, vedi sopra. E così i figli. «Neanche un prete per chiacchierare».
- Una società troppo competitiva, che alza il tiro per permetterti di essere qualcuno. Tanto che ci sono giovani Vip del mondo artistico che pensano sia meglio mollare, almeno per un po’, per sopravvivere (vedi Sangiovanni e Alfa, fenomeni sanremesi, idoli dei teenager).
- Il cinismo che deborda in Paesi di capitalismo spinto, che hanno posto al top il profitto. Va bene, sociologia nota, ma che c’entra qui con la violenza facile?
- La crisi del modello familiare: siamo d’accordo, vedi punto tre. Ma dicevate che era la famiglia la causa della conflittualità dentro e fuori le mura domestiche…
- La debolezza delle cosiddette agenzie educative che sostenevano le mancanze familiari. Scuola, associazionismo laico e religioso. Vero, a scuola sono proibite parole come merito, fatica, sacrificio. I giovani danno tutto, se si chiede tutto. Se non si chiede più nulla, non danno nulla.
Ma il dramma personale e sociale è aver sostituito la parola comunità con community, aver svilito il termine amici. È perturbante scorrere la curva discendente dei legami affettivi nell’ambito tradizionale, famiglia, amicizie, posti di lavoro, negli ultimi decenni. In maniera non proporzionale sale verticalmente l’ambito social. Ovvero, ci si innamora, si diventa “fidanzatini” (che termini ipocrita, per dei ragazzini), ci si mette insieme… Trovandosi per caso in rete. Non servono commenti. Solo l’impegno perché le relazioni reali, gli incontri che ti cambiano e sostengono la vita continuino a esistere, diffondersi, crescere.
Ah, c’è ancora un punto, l’ennesimo, ma dirimente, secondo me, che riguarda il maggior responsabile, l’Autore dell’eccellenza del Male, che in assenza di riconoscimento e protezione (la retta coscienza e la fede) ghermisce volentieri proprio i più giovani (hanno più vigore, creano maggior danno e paura). Il diavolo, probabilmente.