«Langer sarebbe entusiasta dell’enciclica Laudato si’. Anche per lui l’ambientalismo non era semplice attenzione alla natura, ma nasceva dall’attenzione ai bisogni degli ultimi». A 25 anni dalla morte dell’eurodeputato verde, l’associazione culturale Greenaccord, insieme con la Regione Toscana, si interroga sulla conversione ecologica, sul cambiamento di stili di vita, sul rapporto con il creato prendendo in prestito, come titolo della giornata svoltasi a Firenze, il concetto base degli studi di Alex Langer, il Buen vivir. E snocciolandolo poi con le tre scelte «più lento, più profondo, più lieve» che l’altoatesino ha cercato di seminare nella sua vita. Poche parole per ricordare il suicidio, avvenuto proprio in Toscana, con cui Alex ha messo fine alla sua esistenza: «Nessuno può entrare nella sua coscienza e sapere davvero cosa è accaduto» dicono un po’ tutti i relatori. Anche se in tanti ricordano il dolore con cui Langer ha vissuto la guerra in Jugoslavia, che lui aveva intuito e cercato di arrestare, la separazione linguistica della sua regione (rifiutò sempre di dichiarasi dall’una o dall’altra parte e portò in piazza, da giovanissimo, le gabbie linguistiche per dimostrare anche platealmente quanto fosse sbagliato separare i cittadini), l'incomprensione che incontravano certe sue scelte. Educato alla fede cattolica, ginnasio dai francescani, appartenenza all’associazione studentesca mariana, con una Bibbia sempre in tasca, «dotato di intelligenza e sensibilità fuori dal comune», si battè per la costituzione del tribunale internazionale per giudicare i crimini di guerra in Bosnia Erzegovina e poi tentò di far approvare in Europa la costituzione di un altro tribunale internazionale che giudicasse i crimini contro l’ambiente come crimini contro l’umanità. Primo traduttore in tedesco di Lettera a una professoressa, di don Lorenzo Milani, amico di Giorgio La Pira, di padre Turoldo, sempre un passo avanti agli altri nel capire i problemi e nel proporne le soluzioni, oggi Langer ci ricorda, spiega Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord, «che bisogna rallentare . Tutti corrono, si vuole realizzare in fretta i progetti, ma la realtà è che la vita ha bisogno di essere vissuta in ogni suo aspetto: un approccio frettoloso ci preclude il rapporto con gli altri e con la natura. Ci stiamo rendendo conto che il Creato ha i suoi tempi che devono essere rispettati. Quando non lo facciamo provochiamo dei veri disastri».
E allora, prendendo esempio da Langer che, è stato ricordato, «era un politico che viveva le cose esattamente come diceva di pensarle», e che girava per le scuole e per le piazze convinto che «i comportamenti non si possono imporre, anche quando sono giusti,
ma che devono essere socialmente desiderabili», Greenaccord, con gli interventi di chi lo ha conosciuto, da Uwe Staffler, che fu suo segretario all’Europarlamento a Ugo Fossa, padre Camaldolese, a don Maurizio Gronchi, docente di cristologia alla Pontificia università urbaniana, ad Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, per citare solo alcuni dei relatori, tenta di continuare a seminare. E chiedere di prendere in mano la Laudato si’, «che ha riparato secoli di eresia dello sfruttamento dell0uomo sul creato» e a metterla in pratica. Alleggerendosi dei tanti carichi che ci portiamo dietro e dando maggiore importanza alla cura delle relazioni con le persone e il mondo che ci circonda.