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lunedì 09 settembre 2024
 
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Il cardinale Angelo Comastri: «Madre Teresa mi conquistò con i suoi occhi limpidi e penetranti»

05/09/2016  «Mi chiese quante ore pregassi ogni giorno. Vedendomi sorpreso disse: “Senza Dio siamo troppo poveri per aiutare i poveri”»

È stato un grande amico di Madre Teresa. Il cardinale Angelo Comastri ricorda la sua fi’gura. Nell’anello episcopale c’è incastonata la Medaglia Miracolosa regalatagli da Madre Teresa prima di diventare vescovo. «Un giorno glielo mostrai e lei commentò: “Hai fatto bene a mettere l’immagine della Madonna, così chiunque baci l’anello penserà a lei e non a te”».

Cosa la colpì la prima volta che vide Madre Teresa?

«Il suo sguardo: mi guardò con due occhi limpidi e penetranti. Poi mi chiese: “Quante ore preghi ogni giorno?”. Rimasi sorpreso da una simile domanda e provai a difendermi dicendo: “Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?”. Madre Teresa mi prese le mani: “Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega”. Ci siamo rivisti tante altre volte, ma ogni azione e decisione di Madre Teresa dipendeva dalla preghiera: «Pregando, Dio mi mette il suo amore nel cuore, e così posso amare i poveri».

Che ricordo ha di lei?

«Nel 1988 Madre Teresa venne nella parrocchia di Santo Stefano al Monte Argentario, dov’ero parroco. Fissò come una bambina lo scenario unico e disse: “In un luogo così bello, anche voi dovete preoccuparvi di avere anime belle”. Bastarono queste parole per far scattare l’attenzione e la vibrazione del cuore di oltre ventimila persone. Poi aggiunse: “La vita è il più grande dono di Dio. È per questo che è penoso vedere quanto accade oggi: la vita viene volontariamente distrutta dalle guerre, dalla violenza, dall’aborto. Il più grande distruttore di pace nel mondo oggi è l’aborto. Se una madre può uccidere il proprio fi’glio nel suo grembo, chi potrà fermare me e te nell’ucciderci reciprocamente? Se una mamma può uccidere il proprio fi’glio, chi potrà impedire a un ’figlio di uccidere la madre?”. Al termine della veglia di preghiera accadde un fatto che ancora oggi mi emoziona. Un ricco industriale mi aveva manifestato l’intenzione di regalare a Madre Teresa la sua villa per accogliere i malati di Aids. Aveva in mano le chiavi. Riferii la proposta a Madre Teresa, che prontamente rispose: “Debbo pregare, debbo pensarci: non so se è cosa buona portare i malati di Aids in un luogo di grande turismo. E se fossero ri’fiutati? Soffrirebbero due volte!”. Un distinto signore, che aveva assistito al dialogo, si sentì in dovere di consigliare: “Madre, intanto prenda le chiavi e poi si vedrà...”. Madre Teresa, senza alcuna esitazione, chiuse il discorso dicendo risolutamente: “No, signore! Perché ciò che non mi serve, mi pesa!”».

Qual è la sua eredità spirituale?

«Ho visto Madre Teresa per l’ultima volta il 22 maggio 1997, tre mesi prima della morte. Era affaticata, respirava con diffi’coltà. Mi disse: “Vengo da New York e mi fermo qualche giorno a Roma per visitare le mie suore e i miei poveri, poi devo andare a Dublino, dove seguiamo tanti alcolisti, poi devo andare a Londra dove portiamo un po’ di amore ai poveri che dormono sotto i ponti del Tamigi, poi..., poi .., poi...!”. Fu spontaneo, da parte mia, reagire dicendo: “O Madre, ma questa è una follia! Non può affrontare questa enorme fatica”. La Madre mi ascoltò e fece qualche istante di silenzio. E poi mi disse: “O mio caro vescovo Angelo, la vita è una sola: non è come i sandali, che cambio. E io debbo spenderla tutta per seminare amore fi’no all’ultimo respiro. Ricordati che, quando moriremo, porteremo con noi soltanto la valigia della carità”. Non avevo il coraggio di ribattere: infatti il ragionamento non faceva una grinza. Poi concluse: “Riempila, ’finché sei ancora in tempo!”. Queste parole mi risuonano ogni mattina e ogni sera: “Ho messo qualcosa nella valigia della carità? Se non ho messo niente, ho perso una giornata”. Questo potente richiamo è l’eredità spirituale di Madre Teresa ed è rivolto a tutti».

Cosa ha insegnato alla Chiesa circa la vicinanza ai poveri?

«Madre Teresa produceva opere: per questo dava fastidio a chi produce soltanto chiacchiere sulla carità, come spesso sottolinea papa Francesco. Una volta le dissero che circolavano critiche ingiuste nei suoi confronti e la invitarono a rispondere. Mentre la informavano, stava imboccando un uomo denutrito che non aveva la forza neppure di tenere in mano il cucchiaio. E rispose: “Non ho tempo per rispondere”. E riprese a dare un cucchiaio di brodo all’affamato che stava con la bocca aperta. Poi aggiunse: “Ma penso che questa sia già una risposta”. Questo ha insegnato».

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