Io non gioisco per il dramma di Flavio Briatore, ricoverato dopo aver contratto il coronavirus all'ospedale San Raffaele di Milano. Io tifo per lui, per la sua pronta guarigione (al momento non è in terapia intensiva e per fortuna le sue condizioni sono stabili e buone), perché quando si riprenderà quest’imprenditore schietto, vitalista, mondano e sempre un po’ eccessivo nelle sue dichiarazioni, spesso non condivisibili, sarà uno dei maggiori testimonial della battaglia contro il maledetto Covid-19. Con il quale non si scherza. Altro che "coviddi", come lo definiva in un'intervista un'ignara e infausta negazionista..
Non è cristiano, non è umano gioire dei mali altrui, la cosiddetta “schaudenfreude” la lasciamo al vocabolario tedesco e agli stupidi. E’ fuori luogo anche citare il karma o sciocchezze del genere. E’ vero, l'irresponsabile Briatore aveva sottovalutato il virus e la sua potenza di contagio, si era opposto alla chiusura della sua discoteca Billionaire di Porto Cervo, aveva fatto dichiarazioni negazioniste infauste, irridendo a gel e mascherina (rivolto ai virologi aveva detto che hanno terrorizzato l'Italia ed era andato a trovare Berlusconi, 84 anni tra qualche giorno, sempre senza mascherina). Ora il locale si ritrova con ben 63 casi positivi al Covid, tutti appartenenti allo staff, per fortuna nessuno grave. Briatore ha sbagliato, certo, ma siamo certi che trarrà dal suo dramma una lezione, riconoscerà i suoi errori (lo ha fatto spesso). Poteva andare peggio, molto peggio.
Lui stesso, come Boris Johnson, come tanti altri, è la dimostrazione che il Covid non perdona e che il negazionismo virale può rivelarsi drammaticamente un boomerang. La sua vicenda, il suo dramma, diverranno una salutare lezione per tutti i negazionisti che ancora circolano dalle parti di movide e discoteche.