Un grido di allarme. Questo sono le parole con cui Lorenza Carlassare ha deciso di lasciare la Commissione dei saggi, un grido muto, a quanto pare, dato che ha fatto minor notizia dei dissidi interni al Pd e dell’alternanza tra “falchi e colombe” nel Pdl. Eppure, in poche chiare parole, Lorenza Carlassare ci dice, tra le righe, una cosa di massima importanza: di questo passo, con questo atteggiamento verso le regole, l’Italia nella sua forma democratico-repubblicana è in pericolo.
Un sasso che dovrebbe alzare uno tsunami nelle nostre coscienze e invece ha increspato appena appena il nostro senso critico annacquato. Non è un caso che, tra le istanze mediate nella Costituente, Carlassare citi non quella socialista, non quella cristiano-democratica, ma quella liberale. Nella manomissione della parola “liberale” che si è compiuta in questi anni (ne parliamo in Che paese è questo?) c’è il pericolo maggiore. Perché è nello sgretolarsi della fedeltà caparbia alle regole del gioco della tradizione liberale – di cui l'uso corrivo e a sproposito dell’aggettivo liberale è spia – che si annida il pericolo. Il pericolo sotteso che ci si possa svegliare un giorno, presto o tardi senza aver capito per tempo, in un regime dalle regole cambiate, o dimenticate, e dunque diverso dalla repubblica parlamentare, cosa che – al netto delle imperfezioni – l’Italia ancora è dal 1° gennaio 1948.
Democrazia e repubblica non sono un monolite acquisito, scontato e immutabile dentro la storia. Come fiammelle con attorno raffiche di vento, hanno bisogno di mani a far da scudo: le mani dei cittadini, le mani degli intellettuali, chiamati a difenderle dal pericolo che degenerino in qualcosa di meno libero e più diseguale. Pd e Pdl passeranno, sono un dettaglio. Le regole dello Stato nel quale si iscrivono no. Le regole devono restare. Riscriverle è un compito che va maneggiato con cura e senso di responsabilità. La storia ci insegna – gli anni Trenta del secolo scorso sono lì a dimostrarlo – che i tempi di crisi, con i cittadini distratti da urgenze materiali, sono un fattore di rischio: un terreno potenzialmente fertile, nella modifica corriva delle regole, alle derive antidemocratiche.
E’ comprensibile, anche se miope, che chi ha fame sia portato a pensare che sulle regole si possa chiudere un occhio. Gli intellettuali, i giornali, gli esperti del diritto e della Costituzione non possono farlo. Vigilare è il loro dovere. Lorenza Carlassare ha fatto la sua parte: ha segnalato il pericolo. Siamo tutti avvertiti. Nessuno di noi – se mai la storia dovesse trasformare presto o tardi il pericolo in realtà – potrà chiamarsi fuori con la scusa di non aver sentito.