L’8 maggio di 72 anni fa dal molo Pagliari del porto di La Spezia salparono due navi, il «Fede» e il «Fenice», cariche di 1.014 profughi sopravvissuti al lager nazisti e destinati a diventare i primi veri cittadini del nascituro stato d’Israele, per loro davvero una terra promessa. Dallo stesso molo un anno dopo partì la sfortunata spedizione battezzata Exodus, la cui odissea è narrata nell’omonimo film con Paul Newman in onda stasera su La 7. Un luogo simbolo della speranza, dopo la pagina terribile dell’Olocausto , grazie al quale nel 2006 la città di La Spezia ha ricevuto la Medaglia d’oro al merito civile dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il molo, ribattezzato Porta di Sion, nel 2012 ha ricevuto vincolo di tutela storico. Eppure tutto ciò non è bastato per preservare questo luogo, che a breve dovrebbe essere demolito per fare posto a una serie di capannoni previsti nell’ambito dell’ampliamento del porto. In sua difesa si è mossa Italia Nostra. Il Molo Pagliari è di proprietà dell’Autorità portuale, che lo ereditò dalla Marina militare. La nuova destinazione d’uso è stata approvata dalla precedente amministrazione spezzina, e l’attuale sindaco nulla ha potuto fare. I volontari di Italia nostra hanno preparato un dossier che è già stato inviato alla Corte dei conti. Ma il giro d’affari che ruota introno a questo intervento è troppo alto, e la cultura e la memoria storica rischiano di soccombere alla logica del profitto. Probabilmente ci si dovrà consolare con una targa che l’azienda appaltatrice ha promesso metterà sul luogo dove ora sorge il molo.
Facciamo un salto indietro nel tempo per capire come fu possibile quella prima spedizione dal porto spezzino. Oltre a Yehuda Arazi, detto dottor Paz, l' operazione La Spezia fu preparata da Ada Sereni e Raffaele Cantoni, responsabile della comunità ebraica italiana. Ma soprattutto quell' operazione godette dell' aiuto di tutta la città, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, la resistenza dei profughi, l' intervento dei giornalisti e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell' esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salvarono dal Molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell' 8 maggio 1946. L' accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l' 8 maggio 1947 la nave Trade Winds/Tikva, allestita in Portogallo, imbarcò 1.414 profughi. Nelle stesse ore era giunta nelle acque Golfo, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare i turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk, in Virginia. La nave venne ribattezzata Exodus e ristrutturata per la più grande impresa biblica dell' emigrazione ebraica: trasportare 4.515 profughi stivati su quattro piano di cuccette dall' altra parte del Mediterraneo. La Exodus si mosse da la Spezia ai primi di luglio del '47, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Sète, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin. Ci furono dei morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza, nelle acque tra Netanya e Haifa. Gli Inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo, al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo per gli ebrei. Il nome Exodus da allora divenne il simbolo di ogni migrazione