Ricordo bene l’ultima volta in cui ho incontrato Franco Gatti, il cantante dei Ricchi e Poveri che si è spento stamattina nella sua Genova a 80 anni. Era il Sanremo del 2020. Eravamo già a febbraio, sicuramente in giro c’era già il Covid, ma nessuno se ne preoccupava. Si parlava solo di due turisti cinesi in quarantena a Roma.
All’Ariston e dintorni c’era la stessa atmosfera di festa di sempre. Ancora di più, se possibile, ce n’era nell’hotel dove ho incontrato Franco con gli altri Ricchi e Poveri: Angela, Angelo e, dopo quarant’anni, Marina. Era questa una delle grandi attese di quell’edizione, la prima condotta da Amadeus: lo storico gruppo finalmente al completo tornava a casa, al teatro Ariston, tra i gli ospiti della seconda serata.
Mentre gli altri tre erano in camerino euforici a discutere della loro esibizione, ho incrociato Franco in corridoio. Aveva l’aria un po’ smarrita e me l’ha subito confessato: «Non sono più abituato a queste cose». Anche lui si era riunito al gruppo per l’occasione. L’aveva lasciato dopo la tragica morte del figlio Alessio, stroncato nel 2013 da un mix di alcol e droga. «Ma poi, negli ultimi tempi, ci siamo visti con Marina quando è venuta a Genova…». E così la scintilla si era riaccesa. E con la sua caratteristica voce da basso avevamo rievocato il loro glorioso passato, a partire dal nome Ricchi e Poveri coniato dal primo produttore, Franco Califano, perché secondo lui erano “ricchi di spirito e poveri di tasca”. «Califano curò anche il nostro look in cui però all’inizio non avevo i baffi. Quelli me li sono fatti crescere più avanti quando Angela ha avuto suo figlio Luca e ci siamo dovuti fermare un po’». Con orgoglio, aveva ricordato i loro grandi successi: «Che sarà aveva avuto un grande riscontro, specie in Sudamerica perché la cantavamo con José Feliciano. Però Sarà perché ti amo è stato il disco più venduto in tutta Europa nel 1981».
Gli chiesi anche com’erano le dinamiche all’interno del gruppo: «C’è chi parla di più e chi meno, chi è più allegro e chi è più serio ma non c’è un leader. E ci tengo a dire che non abbiamo mai litigato davvero. Abbiamo solo avuto delle discussioni. Però, se devo dirla tutta, io sono sempre stato un idealista e il fatto che Marina se ne fosse andata dentro di me non l’ho mai accettato. Ho sempre pensato che avevamo iniziato in quattro e dovevamo finire in quattro». A questo punto era intervenuta Angela: «Perché dici che dobbiamo finire? Abbiamo appena iniziato!».
E invece ha avuto ragione lui. Quella sera in cui infiammarono l’Ariston e i milioni di spettatori che li seguivano da casa proponendo un medley con i loro più grandi successi fu l’ultima volta in cui i Ricchi e Poveri si esibirono al completo. Poco dopo, Franco si prese il Covid. Il tour in programma fu cancellato e, anche se si riprese dalla malattia, quella scintilla che si era riaccesa si spense per sempre. Gli altri Ricchi e Poveri oggi lo ricordano così: «È andato via un pezzo della nostra vita. Ciao Franco». Io ricordo i suoi occhi buoni e quel sorriso un po’ malinconico che spuntò sotto i suoi baffi quando mi salutò in quel febbraio di due anni fa.