Il Papa apre l'assemblea generale della Cei (le foto del servizio sono di AgenSir)
Quello che si è aperto lunedì pomeriggio all’hotel Ergife di Roma, sull’Aurelia, è un percorso lungo per la Chiesa italiana chiamata a celebrare un Sinodo «dal basso», secondo l’auspicio di papa Francesco, e alla luce del Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, «che abbiamo un po’ dimenticato», rimarca Francesco chiamato ad aprire i lavori della 74esima Assemblea generale della Cei. Il Pontefice esordisce con una battuta: «Appena sono entrato ho avuto un cattivo pensiero: è un'assemblea dei vescovi o un concorso per eleggere il vescovo più bello? Perché qui si fanno dei concorsi..», dice subito, «so che non è facile fare una cosa domestica in una casa che non è nostra, non è facile, ma possiamo fare che diventi con il nostro atteggiamento con la nostra preghiera e che possa andare avanti questa assemblea».
Dopo mesi di riunioni in streaming, a causa dell'emergenza sanitaria, i vescovi italiani sono tornati ad incontrarsi in presenza. Sono oltre duecento i titolari della diocesi giunti a Roma, all’Ergife, non distante dalla sede della Cei. Il tema dell’assemblea dei vescovi italiani è “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita ‐ Per avviare un cammino sinodale”.
Francesco ha tenuto un breve discorso prima del dialogo a porte chiuse con i vescovi, che si è svolto secondo lo schema domande-risposte: «Così voi potete parlare delle cose che vi interessano», ha spiegato, «Soltanto prima dirò tre cose che mi stanno a cuore», ha detto il Papa, citando la questione dei tribunali e quella dei seminari. «C’è un pericolo molto grande», ha osservato in merito a quest’ultima questione: «Sbagliare nella formazione e anche sbagliare nella potenza, nella missione dei seminaristi. Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni, ma rigidi», il bilancio del Papa: «E la rigidità non è del buono spirito. E poi ci siamo accorti che dietro la rigidità c’erano dei grossi problemi. E poi la formazione», ha sottolineato ancora il Pontefice: «Non possiamo scherzare coi ragazzi che vengono da noi per entrare in seminario».
Il Papa si è soffermato sul Sinodo, «che voi incomincerete a camminare», ha detto a proposito del tema dell’Assemblea della Cei. «Sono successe tante cose dal primo incontro che abbiamo avuto noi a San Pietro, fino ad oggi», ha ricordato Francesco: «E una delle cose che è successa – è un atteggiamento che abbiamo tutti, succede anche nella Cei – è l’amnesia: perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e andiamo avanti. E una delle cose della quale abbiamo perso la memoria è l’incontro di Firenze, cinque anni fa», ha segnalato il Papa: «E questo è stato un passo avanti, almeno nella formulazione. Direi che il Sinodo deve svolgersi sotto la luce di Firenze», l’indicazione di rotta di Francesco: «Firenze è un patrimonio vostro che deve illuminare questo momento, dall’alto in basso. E dal basso in alto il popolo di Dio: la più piccola parrocchia, la più piccola istituzione diocesana, che si incontrano. La luce viene da Firenze, invece il Sinodo deve incominciare dal basso in alto», ha raccomandato il Papa: «Dalle piccole comunità, dalle piccole parrocchie. E questo ci chiederà pazienza, ci chiederà lavoro, ci chiederà di far parlare la gente», la previsione di Francesco: «Che esca la saggezza del popolo di Dio. Il Sinodo non è altro che fare esplicito quello che dice la Lumen Gentium: la totalità del popolo di Dio, tutto, dal vescovo in giù è ‘infallibile in credendo’, non può sbagliare. C’è armonia in quella unità, ma si deve esplicitare quella fede».
Ad accogliere il Papa, a nome dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei: «La recente Nota del Sinodo dei Vescovi ci conforta e sostiene nel processo che intendiamo avviare. Un processo che parte dal basso per coinvolgere il Santo Popolo di Dio nei nostri territori, nelle nostre Chiese», ha detto, «siamo convinti che se uno non ha coraggio, può essere che gli venga se è mosso da un desiderio più grande delle proprie paure. L’importante è avere sogni e desideri più grandi delle paure. È quel fuoco sacro che abbiamo ricevuto ieri con la Pentecoste», ha aggiunto il cardinale: «Il nostro percorso sinodale vuole camminare in sintonia con quello del Sinodo dei Vescovi. È un’opportunità anche per le nostre Chiese in Italia».