Francesco in visita ad Amatrice il 4 ottobre 2016 (Ansa)
I ritardi della ricostruzione post-terremoto sono costanti nella denuncia di papa Francesco. Dopo la recente visita a Camerino, nelle Marche, che ha avuto come obiettivo non solo di mostrare la sua personale vicinanza alle popolazioni colpite ma anche di lasciare accesi i riflettori su una realtà ancora in difficoltà, sabato scorso il Pontefice ha rivolto il suo pensiero ad Amatrice, dove si sono riunite le Comunità Laudato si’, il movimento di persone e associazioni promosso dalla chiesa di Rieti, guidata da monsignor Domenico Pompili, e da Slow Food, per diffondere il pensiero dell’omonima Enciclica del Pontefice: «È un segno di speranza il fatto di ritrovarsi proprio ad Amatrice, il cui ricordo è sempre presente al mio cuore», ha detto Bergoglio, «non solo è un segno di prossimità a tanti fratelli e sorelle che ancora vivono nel guado tra il ricordo di una spaventosa tragedia e la ricostruzione che tarda a decollare ma esprime anche la volontà di far risuonare forte e chiaro che sono i poveri a pagare il prezzo più alto delle devastazioni ambientali».
Poi Francesco si è soffermato sul tema scelto per il convegno, l’Amazzonia, al centro del prossimo Sinodo dei vescovi ad ottobre: «Le ferite inferte all'ambiente, sono inesorabilmente ferite inferte all'umanità più indifesa», ha detto il Papa, «La situazione dell'Amazzonia è triste paradigma di quanto sta avvenendo in più parti del pianeta: una mentalità cieca e distruttrice che predilige il profitto alla giustizia; mette in evidenza l'atteggiamento predatorio con il quale l'uomo si rapporta con la natura. Per favore - ha chiesto accoratamente il Papa -, non dimenticate che giustizia sociale ed ecologia sono profondamente interconnesse!». Il Papa ha infine spiegato che «ciò che sta accadendo in Amazzonia avrà ripercussioni a livello planetario, ma già ha prostrato migliaia di uomini e di donne derubate del loro territorio, divenute straniere nella propria terra, depauperate della propria cultura e delle proprie tradizioni, spezzando l'equilibrio millenario che univa quei popoli alla loro terra. L'uomo non può restare spettatore indifferente dinanzi a questo scempio», ha concluso, «né tanto meno la Chiesa può restare muta».
Il Papa: «Favorire nuovi stili di vita»
Francesco ha ricordato che Comunità Laudato si’ sono impegnate anche a «favorire nuovi stili di vita»; in tale prospettiva «pragmatica», si è soffermato in particolare su tre parole: dossologia, eucaristia e ascesi. Di fronte al bene dell’uomo, che «della creazione è vertice» e «custode», il Papa sottolinea la necessità di assumere l’atteggiamento della lode: «Dinanzi a tanta bellezza, con rinnovato stupore, con occhi da fanciulli, dobbiamo essere capaci di apprezzare la bellezza di cui siamo circondati e di cui anche l’uomo è intessuto. La lode è frutto della contemplazione, la contemplazione e la lode portano al rispetto, il rispetto diviene quasi venerazione dinanzi ai beni della creazione e del suo Creatore».
Bergoglio ha invitato anche ad avere un atteggiamento eucaristico nei confronti del mondo e dei suoi abitanti che porta a “cogliere lo statuto di dono che ogni vivente porta in sé”: «Ogni cosa ci viene consegnata gratuitamente non per essere depredata e fagocitata, ma per divenire a sua volta dono da condividere, dono da donare perché la gioia sia per tutti e sia, per questo, più grande». Infine, ha spiegato, Francesco, ogni forma di rispetto nasce da un atteggiamento ascetico, «cioè dalla capacità di saper rinunciare a qualcosa per un bene più grande, per il bene degli altri. L’ascesi ci aiuta a convertire l’atteggiamento predatorio, sempre in agguato, per assumere la forma della condivisione, della relazione ecologica, rispettosa e garbata».
Il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, 70 anni (Ansa)
Petrini: «Capire e salvaguardare l’importanza della biodiversità vegetale, umana e culturale»
Al forum, dopo i saluti introduttivi del vescovo di Rieti, monsignor Pompili, e di Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, hanno partecipato il professore Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, Mattia Prayer Galletti, rappresentante dell’International Fund for Agricultural Development (IFAD), Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede che ha letto il messaggio del Papa, suor Alessandra Smerilli, docente ordinario di Economia Politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium.
Per Carlo Petrini «le comunità Laudato Si’ sono uno strumento fondamentale per far si che anche i nostri comportamenti siano coerenti con la necessità di mettere in pratica l’ecologia integrale di cui papa Francesco parla nell’Enciclica. Capire l’importanza della biodiversità vegetale, umana e culturale e della loro salvaguardia è il passo fondamentale per andare in questa direzione: il forum di sabato aveva questo obiettivo».
La deforestazione dell’Amazzonia, al centro dei lavori, può sembrare un problema lontano ma, in realtà, è di rilevanza globale. Il territorio dell’Amazzonia comprende parte di Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana francese in un’area di 7,8 milioni di chilometri quadrati, nel cuore del Sud America. Le foreste amazzoniche coprono circa 5,3 milioni di km2, che rappresentano il 40% della superficie complessiva delle foreste tropicali. Sono il polmone verde del pianeta, e noi lo stiamo distruggendo. Un dato su tutti: in Brasile sotto il governo Bolsonaro l’area deforestata è aumentata dell’88,4% rispetto a giugno dell’anno scorso.