Giuditta entra in scena quando tutto sembra perduto. Betulia, la città della Giudea assediata da Oloferne, il generale del re Nabucodonosor, è stremata. Gli assiri hanno tagliato ogni rifornimento d'acqua, fiaccandone morale e capacità di resistenza. Gli abitanti vogliono arrendersi. E' lei, Giuditta, «una vedova, una donna di grande bellezza e saggezza, che parla al popolo con il linguaggio della fede», a infondere coraggio. E' lei che indica la via. E' lei che sprona gli ebrei a rinsaldare i legami con Dio, l'unico Signore, al quale non «possiamo insegnare quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno, perché lui lo sa meglio di noi»,per cui è bene fidarsi, «perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri», perché «sa trarre vita anche dalla morte».
E’ la figura di Giuditta al centro della catechesi del Papa. «Questa donna, questa vedova, rischia: anche di fare una brutta figura davanti agli altri, ma è coraggiosa, va avanti», dice il Papa. «Davanti a tanta disperazione, il capo del popolo tenta di proporre un appiglio di speranza: resistere ancora cinque giorni, aspettando l’intervento salvifico di Dio», ricorda Francesco. «Ma è una speranza debole, che gli fa concludere: ‘E se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò come avete detto voi'», prosegue. «Pover'uomo, era senza uscita», commenta a braccio: «Cinque giorni vengono concessi a Dio – e qui è il peccato – per intervenire; cinque giorni di attesa, ma già con la prospettiva della fine. In realtà, nessuno più, tra il popolo, è ancora capace di sperare». «Concedono cinque giorni a Dio per salvarli ma non hanno fiducia, attendono il peggio»”, ha aggiunto ancora il Papa fuori testo.
È in questo contesto che compare Giuditta. «Coraggiosa, rimprovera in faccia il popolo”, continua Francesco a braccio, citando poi le parole della donna: «“Voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, No, fratelli, non provocate l’ira del Signore, nostro Dio. Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere dai nostri nemici. Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido, se a lui piacerà"». «È il linguaggio della speranza”, esclama Bergoglio una volta ancora andando al di là del testo preparato: «Bussiamo alla porta del cuore di Dio, Lui è Padre, Lui può salvarci».
«E' una mia opinione, le donne sono più coraggiose degli uomini», dice a questo punto il Papa, a braccio, salutato da un applauso scrosciante dei circa 6mila fedeli presentii in ala Paolo VI.Proprio Giuditta ci indica quindi il «cammino della speranza»: «ha pregato tanto», è stata «coraggiosa nella fede e nelle opere». Jorge Mario Bergoglio invita a fare,«senza facili rassegnazioni», quanto è “nelle nostre possibilità”, ma sempre «“rimanendo nel solco della volontà del Signore»”. Francesco ricorda in conclusione le parole sagge delle donne umili,
delle nonne che hanno l’esperienza della vita, hanno sofferto e si sono affidate a Dio: «E noi, se facciamo un po’ di memoria, quante volte abbiamo sentito parole sagge, coraggiose, da persone umili, da donne umili che uno pensa che - senza disprezzarle – fossero ignoranti … Ma sono parole delle saggezza di Dio, eh!
Le parole delle nonne .. Quante volte le nonne sanno dire la parola giusta, la parola di speranza, perché hanno l’esperienza della vita, hanno sofferto tanto, si sono affidate a Dio e il Signore dà questo dono di darci il consiglio di speranza».