«C'è una tentazione, che affascina oggi tante persone ma che può sedurre anche tanti cristiani: immaginare o fabbricarci un Dio “astratto”, collegato a una vaga idea religiosa, a qualche buona emozione passeggera. Invece è concreto, è umano, è nato da donna, ha un volto e un nome, e ci chiama ad avere una relazione con Lui».
È l’Ottava del Natale, primo giorno dell’anno civile, e la Chiesa festeggia la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e la 58esima Giornata Mondiale della Pace.
Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica di San Pietro ricorda che questa solennità «ci immerge nuovamente nel Mistero del Natale: Dio si è fatto uno di noi nel grembo di Maria e a noi, che abbiamo aperto la Porta Santa per dare inizio al Giubileo, oggi viene ricordato che “Maria è dunque la porta per cui Cristo entrò in questo mondo”».
I riti all’altare sono presieduti dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.
Francesco nell’omelia analizza le parole di San Paolo che dice che Gesù è “nato da donna”: «L’Apostolo sente quasi la necessità di ricordarci che Dio si è fatto veramente uomo attraverso un grembo umano», sottolinea il Pontefice, «Cristo Gesù, il nostro Salvatore, è nato da donna; ha carne e sangue; viene dal seno del Padre, ma si incarna nel grembo della Vergine Maria; viene dall’alto dei cieli ma abita le profondità della terra; è il Figlio di Dio, ma si è fatto Figlio dell’uomo. Egli, immagine del Dio Onnipotente, è venuto nella debolezza; e pur essendo senza macchia, “Dio lo fece peccato in nostro favore”. È nato da donna ed è uno di noi: proprio per questo Egli può salvarci».
Ma l’espressione “nato da donna”, aggiunge Francesco, «ci parla anche dell’umanità del Cristo, per dirci che Egli si svela nella fragilità della carne. Se è disceso nel grembo di una donna, nascendo come tutte le creature, ecco che Egli si mostra nella fragilità di un Bambino. Per questo i pastori andando a vedere con i loro occhi quanto l’Angelo ha loro annunciato, non trovano segni straordinari o manifestazioni grandiose, ma “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Trovano un neonato inerme, fragile, bisognoso delle cure della mamma, bisognoso di fasce e di latte, di carezze e di amore».
Una scena che è significativa perché, sottolinea il Papa, «in tutta la vita di Gesù possiamo vedere questa scelta di Dio, la scelta della piccolezza e del nascondimento; Egli non cederà mai al fascino del potere divino per compiere grandi segni e imporsi sugli altri come gli aveva suggerito il diavolo, ma svelerà l’amore di Dio nella bellezza della sua umanità, abitando tra noi, condividendo la vita ordinaria fatta di fatiche e di sogni, mostrando compassione per le sofferenze del corpo e dello spirito, aprendo gli occhi dei ciechi e rinfrancando gli smarriti di cuore. Gesù ci mostra Dio attraverso la sua umanità fragile, che si prende cura dei fragili».
Papa Francesco sottolinea il significato di questa festa mariana a otto giorni dal Natale: «Maria, la fanciulla di Nazaret, ci riconduce sempre al Mistero del Figlio suo, Gesù. Ella ci ricorda che Gesù viene nella carne e, perciò, il luogo privilegiato dove poterlo incontrare è anzitutto la nostra vita, la nostra fragile umanità, quella di chi ogni giorno ci passa accanto. Invocandola come Madre di Dio, affermiamo che il Cristo è stato generato dal Padre, ma è nato veramente dal grembo di una donna. Affermiamo che Egli è il Signore del tempo ma abita questo nostro tempo, anche questo nuovo anno, con la sua presenza d’amore. Affermiamo che Egli è il Salvatore del mondo, ma possiamo incontrarlo e dobbiamo cercarlo nel volto di ogni essere umano».
L’umanità di Cristo non è qualcosa di astratto ma impegna la nostra vita: «Se Lui, che è il Figlio di Dio, si è fatto piccolo per essere preso in braccio da una mamma, per essere curato e allattato», dice il Papa, «allora vuol dire che ancora oggi Egli viene in tutti coloro che hanno bisogno della stessa cura: in ogni sorella e fratello che incontriamo e che ha bisogno di attenzione, di ascolto, di tenerezza».
Il Pontefice invita ad affidare il 2025, anno giubilare, «a Maria, Madre di Dio, perché anche noi impariamo come Lei a trovare la grandezza di Dio nella piccolezza della vita; perché impariamo a prenderci cura di ogni creatura nata da donna, anzitutto custodendo il dono prezioso della vita, come fa Maria: la vita nel grembo materno, quella dei bambini, quella di chi soffre, la vita dei poveri, la vita degli anziani, di chi è solo, di chi è morente».
Bergoglio ricorda che oggi, nella Giornata Mondiale della Pace, «questo invito che sgorga dal cuore materno di Maria siamo chiamati a raccoglierlo tutti: custodire la vita, prendersi cura della vita ferita, tanta vita ferita, ridare dignità alla vita di ogni “nato da donna” è la base fondamentale per costruire una civiltà della pace. Per questo, dice il Papa citando il suo Messaggio per la Giornata odierna, «chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro».
Il Pontefice conclude la sua omelia invitando, ancora una volta, ad affidare l’Anno Santo appena cominciato a Maria «Madre di Dio e Madre nostra» che «ci attende proprio lì nel presepe. Anche a noi mostra, come ai pastori, il Dio che ci sorprende sempre, che non viene nello splendore dei cieli, ma nella piccolezza di una mangiatoia. Affidiamo a lei questo nuovo anno giubilare, consegniamo a Lei le domande, le preoccupazioni, le sofferenze, le gioie e tutto ciò che portiamo nel cuore. Affidiamo a Lei il mondo intero, perché rinasca la speranza, perché finalmente germogli la pace per tutti i popoli della Terra». Poi invita i fedeli presenti in Basilica a salutare la Vergine ripetendo per tre volte "Maria Madre di Dio".