Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 25 gennaio 2025
 
il papa
 

«Prendersi cura della vita, come ha fatto Maria, è la base per costruire la pace»

01/01/2025  Francesco nella Basilica di San Pietro celebra la Messa di Capodanno nella solennità di Maria Madre di Dio e nella Giornata Mondiale della Pace: «Siamo tentati di costruirci un Dio “astratto” ma invece, in Gesù Cristo, è concreto, è nato da donna. Impariamo a prenderci cura di ogni creatura nata da donna, anzitutto custodendo il dono prezioso della vita, come fa Maria: la vita nel grembo materno, quella dei bambini, quella di chi soffre, la vita dei poveri, la vita degli anziani, di chi è solo, di chi è morente»

«C'è una tentazione, che affascina oggi tante persone ma che può sedurre anche tanti cristiani: immaginare o fabbricarci un Dio “astratto”, collegato a una vaga idea religiosa, a qualche buona emozione passeggera. Invece è concreto, è umano, è nato da donna, ha un volto e un nome, e ci chiama ad avere una relazione con Lui».

È l’Ottava del Natale, primo giorno dell’anno civile, e la Chiesa festeggia la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e la 58esima Giornata Mondiale della Pace.

Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica di San Pietro ricorda che questa solennità «ci immerge nuovamente nel Mistero del Natale: Dio si è fatto uno di noi nel grembo di Maria e a noi, che abbiamo aperto la Porta Santa per dare inizio al Giubileo, oggi viene ricordato che “Maria è dunque la porta per cui Cristo entrò in questo mondo”».

I riti all’altare sono presieduti dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.

Francesco nell’omelia analizza le parole di San Paolo che dice che Gesù è “nato da donna”: «L’Apostolo sente quasi la necessità di ricordarci che Dio si è fatto veramente uomo attraverso un grembo umano», sottolinea il Pontefice, «Cristo Gesù, il nostro Salvatore, è nato da donna; ha carne e sangue; viene dal seno del Padre, ma si incarna nel grembo della Vergine Maria; viene dall’alto dei cieli ma abita le profondità della terra; è il Figlio di Dio, ma si è fatto Figlio dell’uomo. Egli, immagine del Dio Onnipotente, è venuto nella debolezza; e pur essendo senza macchia, “Dio lo fece peccato in nostro favore”. È nato da donna ed è uno di noi: proprio per questo Egli può salvarci».

Ma l’espressione “nato da donna”, aggiunge Francesco, «ci parla anche dell’umanità del Cristo, per dirci che Egli si svela nella fragilità della carne. Se è disceso nel grembo di una donna, nascendo come tutte le creature, ecco che Egli si mostra nella fragilità di un Bambino. Per questo i pastori andando a vedere con i loro occhi quanto l’Angelo ha loro annunciato, non trovano segni straordinari o manifestazioni grandiose, ma “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Trovano un neonato inerme, fragile, bisognoso delle cure della mamma, bisognoso di fasce e di latte, di carezze e di amore».

Una scena che è significativa perché, sottolinea il Papa, «in tutta la vita di Gesù possiamo vedere questa scelta di Dio, la scelta della piccolezza e del nascondimento; Egli non cederà mai al fascino del potere divino per compiere grandi segni e imporsi sugli altri come gli aveva suggerito il diavolo, ma svelerà l’amore di Dio nella bellezza della sua umanità, abitando tra noi, condividendo la vita ordinaria fatta di fatiche e di sogni, mostrando compassione per le sofferenze del corpo e dello spirito, aprendo gli occhi dei ciechi e rinfrancando gli smarriti di cuore. Gesù ci mostra Dio attraverso la sua umanità fragile, che si prende cura dei fragili».

Papa Francesco sottolinea il significato di questa festa mariana a otto giorni dal Natale: «Maria, la fanciulla di Nazaret, ci riconduce sempre al Mistero del Figlio suo, Gesù. Ella ci ricorda che Gesù viene nella carne e, perciò, il luogo privilegiato dove poterlo incontrare è anzitutto la nostra vita, la nostra fragile umanità, quella di chi ogni giorno ci passa accanto. Invocandola come Madre di Dio, affermiamo che il Cristo è stato generato dal Padre, ma è nato veramente dal grembo di una donna. Affermiamo che Egli è il Signore del tempo ma abita questo nostro tempo, anche questo nuovo anno, con la sua presenza d’amore. Affermiamo che Egli è il Salvatore del mondo, ma possiamo incontrarlo e dobbiamo cercarlo nel volto di ogni essere umano».

L’umanità di Cristo non è qualcosa di astratto ma impegna la nostra vita: «Se Lui, che è il Figlio di Dio, si è fatto piccolo per essere preso in braccio da una mamma, per essere curato e allattato», dice il Papa, «allora vuol dire che ancora oggi Egli viene in tutti coloro che hanno bisogno della stessa cura: in ogni sorella e fratello che incontriamo e che ha bisogno di attenzione, di ascolto, di tenerezza».

Il Pontefice invita ad affidare il 2025, anno giubilare, «a Maria, Madre di Dio, perché anche noi impariamo come Lei a trovare la grandezza di Dio nella piccolezza della vita; perché impariamo a prenderci cura di ogni creatura nata da donna, anzitutto custodendo il dono prezioso della vita, come fa Maria: la vita nel grembo materno, quella dei bambini, quella di chi soffre, la vita dei poveri, la vita degli anziani, di chi è solo, di chi è morente».

Bergoglio ricorda che oggi, nella Giornata Mondiale della Pace, «questo invito che sgorga dal cuore materno di Maria siamo chiamati a raccoglierlo tutti: custodire la vita, prendersi cura della vita ferita, tanta vita ferita, ridare dignità alla vita di ogni “nato da donna” è la base fondamentale per costruire una civiltà della pace. Per questo, dice il Papa citando il suo Messaggio per la Giornata odierna, «chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro».

Il Pontefice conclude la sua omelia invitando, ancora una volta, ad affidare l’Anno Santo appena cominciato a Maria «Madre di Dio e Madre nostra» che «ci attende proprio lì nel presepe. Anche a noi mostra, come ai pastori, il Dio che ci sorprende sempre, che non viene nello splendore dei cieli, ma nella piccolezza di una mangiatoia. Affidiamo a lei questo nuovo anno giubilare, consegniamo a Lei le domande, le preoccupazioni, le sofferenze, le gioie e tutto ciò che portiamo nel cuore. Affidiamo a Lei il mondo intero, perché rinasca la speranza, perché finalmente germogli la pace per tutti i popoli della Terra». Poi invita i fedeli presenti in Basilica a salutare la Vergine ripetendo per tre volte "Maria Madre di Dio".

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo