«Lo Spirito Santo non solo si manifesta mediante una sinfonia di suoni che unisce e compone armonicamente le diversità ma si presenta come il direttore d’orchestra che fa suonare le partiture delle lodi per le “grandi opere” di Dio. Fa crescere la Chiesa aiutandola ad andare al di là dei limiti umani, dei peccati e di qualsiasi scandalo». È tutta dedicata alla Pentecoste l’udienza generale di papa Francesco che prosegue il suo ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli. «Lo Spirito», spiega Bergoglio, «è l’artefice della comunione, è l’artista della riconciliazione che sa rimuovere le barriere tra giudei e greci, tra schiavi e liberi, per farne un solo corpo. Egli edifica la comunità dei credenti armonizzando l’unità del corpo e la molteplicità delle membra».
Francesco sottolinea che gli apostoli nel Cenacolo prima di ricevere lo Spirito erano riuniti in preghiera: «La preghiera è il “polmone” che dà respiro ai discepoli di tutti i tempi; senza preghiera non si può essere discepolo di Gesù! È l’aria, è il polmone della vita cristiana, vengono sorpresi dall’irruzione di Dio. Si tratta», spiega il Pontefice, «di un’irruzione che non tollera il chiuso: spalanca le porte attraverso la forza di un vento che ricorda la ruah, il soffio primordiale, e compie la promessa della “forza” fatta dal Risorto prima del suo congedo. Giunge all’improvviso, dall’alto, “un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano”».
Francesco con i Giovani Messaggeri di Pace di Hiroshima e Nagasaki, venuti dal Giappone (Ansa)
La Chiesa nasce dall'incendio d'amore di Pentecoste
Lo Spirito è una forza di trasformazione, dice il Papa che sottolinea che la parola di Pietro «debole e capace persino di rinnegare il Signore attraversata dal fuoco dello Spirito acquista forza, diventa capace di trafiggere i cuori e di muovere alla conversione. Dio infatti sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. La Chiesa nasce quindi dal fuoco dell’amore, da un “incendio” che divampa a Pentecoste e che manifesta la forza della Parola del Risorto intrisa di Spirito Santo».
E aggiunge: «L’Alleanza nuova e definitiva è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull’azione dello Spirito di Dio che fa nuove tutte le cose e si incide in cuori di carne. La parola degli Apostoli si impregna dello Spirito del Risorto e diventa una parola nuova, diversa, che però si può comprendere, quasi fosse tradotta simultaneamente in tutte le lingue: infatti “ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”. Si tratta del linguaggio della verità e dell’amore, che è la lingua universale: anche gli analfabeti possono capirla. Il linguaggio della verità e dell’amore», nota Francesco, «capiscono tutti, è una lingua che tutti possono capire. Se vai con la verità, la verità del cuore, la sincerità, e con amore, tutti ti capiranno, anche se non puoi parlare: con una carezza che sia veritiera e amorevole».
Lo Spirito, ricorda ancora il Papa richiamando Sant’Ambrogio e Benedetto XVI, «opera l’attrazione divina: Dio ci seduce con il suo Amore e così ci coinvolge, per muovere la storia e avviare processi attraverso i quali filtra la vita nuova. Solo lo Spirito di Dio infatti ha il potere di umanizzare e fraternizzare ogni contesto, a partire da coloro che lo accolgono». E nel saluto ai pellegrini tedeschi rimarca questo concetto: «Lo Spirito Santo dà la vita e ci riunisce in Cristo come sua Chiesa. Lasciamoci trasformare dalla sua forza per annunciare la salvezza del Signore e per testimoniare la sua pace e riconciliazione di cui il mondo ha tanto bisogno».
Il saluto ai giovani messaggeri di pace di Hiroshima e Nagasaki
A fine catechesi il Papa ha salutato, tra gli altri, i Giovani Messaggeri di Pace di Hiroshima e Nagasaki, venuti dal Giappone. Ha ricordato che il 21 giugno si celebra «la memoria liturgica di san Luigi Gonzaga, mirabile esempio di austerità e purezza evangelica. Invocatelo», ha detto rivolto ai giovani, «perché vi aiuti a costruire un’amicizia con Gesù che vi renda capaci di affrontare con serenità la vostra vita».
Infine, nel saluto ai pellegrini polacchi il Papa ricorda che domenica prossima ricorre «la solennità del Sacratissimo Corpo e Sangue di Cristo», e sottolinea che «è un’opportunità particolare per ravvivare la nostra fede nella reale presenza del Signore nell’Eucaristia. La celebrazione della Santa Messa, l’adorazione eucaristica e le processioni per le strade delle città e dei paesi siano la testimonianza della nostra venerazione e dell’adesione a Cristo che ci da il Suo Corpo e il Suo Sangue, per nutrirci del Suo amore e renderci partecipi della Sua vita nella gloria del Padre. La Sua benedizione vi accompagni sempre».