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giovedì 19 settembre 2024
 
La polemica
 

Giù le mani da San Giuseppe

23/12/2023  Il sacerdote no global don Vitaliano Della Sala espone il suo presepe provocatorio con due mamme per Gesù. Dimenticando che lo sposo di Maria continua a darci lezioni importanti soprattutto oggi in tempo di femminicidi

Sta facendo discutere, in questi giorni, il presepe di don Vitaliano Della Sala, il sacerdote “no global” che ha messo attorno alla mangiatoia due Madonne e nessun Giuseppe. Un modo, ha spiegato il prete influencer, di inclusione del mondo lgbt. In realtà, vorremmo ricordarlo, il presepe è già inclusivo di tutti. Perché Dio si è incarnato per la salvezza di «tutti, tutti tutti», come ricorda sempre anche papa Francesco. Semmai, questa trovata, toglie qualcosa. La Sacra Famiglia ha una molteplicità di messaggi: una donna incinta e un marito che non è il padre del bambino si mettono in viaggio per adempiere i loro doveri, non trovano posto da nessuna parte, sono costretti a far nascere il piccolo nella povertà più estrema e poi devono fuggire, in Egitto, perché perseguitati. Una summa di tutti i mali del mondo, che Gesù è venuto a redimere. E quel Giuseppe accanto a Maria dovremmo guardarlo meglio, non certo toglierlo dal presepe. Un uomo «giusto», così lo definiscono i Vangeli, che all’apprendere della notizia che la sua promessa sposa è incinta e non di lui, decide di ripudiarla in segreto. Farlo pubblicamente avrebbe significato condannarla alla lapidazione, come purtroppo ancora avviene in alcuni Paesi del mondo. Ma Giuseppe ama la sua donna, non vuole farle del male e vuole che nessuno si arroghi i diritto di giudicarla e di punirla. Quanta attualità in queste settimane in cui i femminicidi sono tornati, purtroppo tristemente, sulle cronache dei giornali. Giuseppe ama, Giuseppe non odia, Giuseppe non dà colpe. Dovrebbero farsi un esame di coscienza quanti, in questi giorni, stanno inveendo contro Vanessa, la donna uccisa dal suo amante dopo aver avuto con lui una breve relazione extraconiugale. Quanti insulti a quel marito che l’ha perdonata, riaccolta, tentato di proteggerla. Chissà cosa avrebbero detto questi ben pensanti a una donna come Maria, se fossero vissuti ai suoi tempi, se avessero saputo della sua gravidanza. Giuseppe ama, e poiché ama, si fida. Crede all’impossibile e fa quello che ogni uomo dovrebbe fare: ascolta la sua donna, ascolta la sua coscienza, ascolta Dio. E non solo non la ripudia, neppure in segreto, ma la sposa. La accompagna nel viaggio, le sta accanto nelle difficoltà, previene il pericolo di Erode e apre nuove strade al futuro della sua famiglia.

Quanto c’è bisogno oggi di uomini così! Sostituire Giuseppe nel presepe non è una provocazione, è una mutilazione. Ci toglie la possibilità di riflettere su un uomo che, come ha ricordato papa Francesco nell’angelus del Natale 2013, quando ha saputo della gravidanza di Maria, «non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. E così è diventato ancora più libero e grande. Era un uomo buono, non odiava. Ma quante volte a noi l’odio, l’antipatia, il rancore ci avvelena l’anima. Questo fa male, non permettere mai. Lui è un esempio di quello.  Giuseppe, l’uomo fedele e giusto che ha preferito credere al Signore invece di ascoltare le voci del dubbio e dell’orgoglio umano». E allora, gustiamocelo questo san Giuseppe perché senza di lui, che ha custodito la vita di Maria e di Gesù, non avremmo avuto salvezza. E facciamo nostro anche l'appello di don Maurizio Patriciello al suo «caro confratello nel sacerdozio» chiede di ritornare sui suoi passi. «Si può e si deve discutere di tutto», scrive sui social il sacerdote di Caivano. «Dobbiamo allargare il cuore e la mente fino a lacerarli. Avendo però sempre rispetto per l’intelligenza, la sensibilità e la fede del popolo di Dio. “ Quella” famiglia nel presepe ci è cara. Tanto. Troppo. Racconta una storia. Per chi crede, quel Bambino è figlio di Dio. Siamo all’origine di una storia millenaria. E non solo di fede. A nessuno - in particolare a un prete - è dato di manometterne - arbitrariamente - il significato e la struttura. In appositi contesti discuteremo di altro. Nessun veto. Nessuna paura. Nessuna inibizione. Nessuna esclusione. La Chiesa - lo sai bene - non ha nemici. Ritorna sui tuoi passi. Cerca di fare un piccolo atto di umiltà. Chiedi scusa. Togli la statuetta aggiunta e rimetti san Giuseppe al suo posto. Gli compete di diritto».

 
 
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