Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 09 febbraio 2025
 
dossier
 

Il ritorno di Goldrake, la serie Grendizer U, le cose da sapere

03/01/2025  Con l'aiuto di Marco Pellitteri, uno dei principali critici ed esperti di animazione giapponese, abbiamo cercato di capire i segreti del nuovo Goldrake: chi l'ha fatto, a chi è rivolto, in che cosa differisce dal primo. Storia e segreti di un personaggio che ha definito una generazione

«Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va…». Per Vince Tempera, musicista vero e bravissimo, compositore tra le altre cose della sigla di Goldrake, questo incipit è una sorta di ossessione. Ai concerti di Francesco Guccini, per dire, gliela hanno chiesta ogni volta fino al ritiro, con il cantautore che lasciava cantare il pubblico, gridando: "Che vergogna!", prima di scoppiare a ridere. Solo un piccolo aneddoto che però rende l'idea di quanto il primo robottone giapponese, arrivato da noi a fine anni Settanta, sia parte della cultura nazionalpopolare italiana. Si spiega anche così il fatto che la Rai abbia deciso di scommettere sul nuovo remake della serie animata in prima serata, dal giorno della Befana, in 13 puntate.

Da Goldrake anni Settanta a Grendizer U

Un nuovo Goldrake, con il titolo Grendizer U va in onda su Raidue dal 6 gennaio. Da decenni non vedevamo serie animate del Sol Levante nei dintorni della prima serata, da quando cioè i cartoni animati giapponesi (anime, pr. ànime in termine tecnico ndr.) sbarcarono in Italia dando vita a dibattiti, talora accesi, ma anche formando una generazione di persone che Marco Pellitteri, sociologo, tra i più importanti critici e studiosi del genere, ha definito Goldrake generation, ossia quella che oggi ha poco più di cinquant'anni ed è stata la prima a vedere i cartoni animati giapponesi in Italia. La definizione di Goldrake generation dà l'idea del peso storico/sociologico di questo specifico personaggio, che ora torna sui nostri schermi, strizzando l'occhio a spettatori vecchi e nuovi.

Proprio con l'aiuto di Pellitteri, che a Goldrake ha appena dedicato il libro Goldrake dalla A alla U. Origine, viaggio e ritorno della Sentinella nel blu, 1975-2024 (Rai Libri 2024) e che ora risponde alle nostre domande, abbiamo cercato di scoprire le cose da sapere.

DIfferenze e somiglianze

  

In che cosa Grendizer U differisce dal ricordo dei nostalgici della prima ora? Riconosceranno nel nuovo il "loro" personaggio?

La storia di Grendizer U, il design dei personaggi, i rapporti e gli equilibri tra i personaggi, il peso specifico di ciascuno di loro nella trama rendono questa nuova serie molto diversa da quella degli anni Settanta: la potenza di fuoco del robot, la natura del conflitto, i rapporti di amicizia o di odio tra i personaggi sono differenti da quanto ricordano gli appassionati della prima ora. Questo non è in sé negativo, ma serve a capire che non si tratta di una ripresa della vecchia serie, bensì una totale reinterpretazione delle versioni di base di quei personaggi: li riconosciamo, sì, nei loro nomi, nei loro "costumi di scena", ma sono completamente cambiate le carte in tavola dal punto di vista della storia, degli antefatti, delle ambientazioni e anche il peso specifico, psicologico e filosofico di alcuni personaggi è differente.

Il professor Procton, buon padre putativo per Actarus nella serie classica, per esempio, figura di scienziato buono dal profondo codice etico, dilaniato dal fatto di dover tramutare la sua base in un centro di difesa e di guerra, assume in larga parte della nuova serie un ruolo secondario. Il personaggio di Actarus è adesso molto più giovane, molto tormentato anche da un passato più ambiguo rispetto a quello classico. Alcor, scienziato, guerriero carismatico,  non è più "secondo" ad Actarus, ma gli è partner alla pari: anzi, diventa quasi più importante di Actarus nel'economia della narrazione.

Che parentela c'è Goldrake tra il Goldraje di Altas Ufo Robot e quello di Grendizer U

Che origine hanno queste differenze? Tra il Goldrake che conoscevano gli spettatori della prima ora e questo c'è una vera parentela?

Ufo Robot Grendizer è una serie creata dalla Toei Animation nel 1975-77 in 74 episodi e trasmessa in Italia dal 4 aprile del 1978 con il titolo Atlas Ufo Robot, con protagonista il robot Goldrake. La nuova serie Grendizer U (dove "u" sta per ultra, oltre ma anche per Ufo) non è invece stata creata da Toei Animation, ma è una sorta di joint venture fra lo studio di animazione e progetti commerciali dell'Arabia Saudita Manga Productions - che ha finanziato il progetto - e la società di Go Nagai, Dynamic Planning, che ha realizzato la progettazione generale della storia e del design. La Dynamic per conto della Manga Productions ha affidato la realizzazione del prodotto allo studio di animazione Gaina, nel frattempo fallito: era una costola dello studio d'animazione Gainax, famoso per altre serie molto note anche in Italia come Il mistero della Pietra Azzurra e Neon Genesis Evangelion, cui infatti somiglia nel disegno. 

Nel suo complesso la serie, arrivata in Italia nel 1978, creata nel 1975 in Giappone, fu una creazione degli autori dello studio Toei: la spiritualità, la psicologia dei personaggi, il messaggio di fondo filosofico ed etico del Goldrake anni Settanta sono farina del loro sacco, al quale Nagai aggiunse le sue trovate d'autore. Nagai non è mai stato veramente il papà spirituale di Goldrake, ne è stato invece il padre legale, perché la Toei volle aggiungere alla serie negli anni Settanta il personaggio di Koji Kabuto, ovvero Alcor in Italia, creato da Nagai per Mazinger Z: in questo modo Nagai ha avuto la comproprietà legale di Goldrake, questo spiega perché oggi sia libero di dare più peso al suo personaggio preferito.

Il nuovo Goldrake ha un aspetto più aggressivo

  

Che cosa si deve attendere lo spettatore che si avvicini a questo nuovo prodotto con la memoria della serie degli anni Settanta?

Non le stesse emozioni, sia per l'età, sia perché la serie non è più figlia della sensibilità di autori che avevano 40-50 anni negli anni Settanta, che venivano dal dopoguerra giapponese e avevano una formazione letteraria cinematografica molto molto solida, ma nasce da una generazione di autori giapponesi che definirei bonariamente otaku (appassionati di anime e manga post anni Ottanta ndr.), che hanno usato un design dei personaggi diverso, che ricorda tantissimo quello di Evangelion, anche perché il disegnatore è lo stesso. 

Il personaggio del robot Goldrake, adesso, non è più una figura totemica dallo sguardo neutrale, dai caratteri quasi mitologici, "giocattolosi" sì, ma equilibrati e sobri dal punto di vista della conformazione, ha, invece, assunto l'aspetto di un guerriero quasi demoniaco, col volto molto più minaccioso, con un'espressione aggressiva, con corna più lunghe, con degli spuntoni qua e là nell'armatura.

Generazione che vai... gusto che trovi

Il nuovo terrà conto dei gusti del pubblico dell'animazione giapponese che è molto aumentato negli ultimi anni e si è evoluto rispetto a quello dei neofiti degli anni Settanta che non ne sapevano nulla. Quali sono gli effetti?

Dal punto di vista del disegno, il nuovo design della macchina Goldrake è molto bello, se per un attimo dimentichiamo il classico. Il disco su cui Goldrake si muove non è più un disco, ma un'astronave oblunga che somiglia quasi a una macchina da Formula 1. Le nuove storie che si intrecciano nella serie in uscita sono più al passo con i gusti attuali, anche se forse si calca un po' troppo la mano sul dramma d'amore, laddove nel classico i momenti romantici finivano in tragedia shakespeariana. Qui di quell'afflato shakespeariano resta poco, c'è più dramma bellico basato su psicologie dei personaggi estremamente contrapposte: bene assoluto contro male assoluto.

Un mix azzeccato di classico e ipermoderno

  

Che cosa si può dire dal punto di vista tecnico? 

Dal mio punto di vista di studioso e di critico dell'animazione Grendizer U ha un design dei personaggi fresco, molto giovanile, che tra l'altro migliora di episodio in episodio. Anche il design, delle macchine in particolare, ha un misto molto ben ricercato e azzeccato di classico e ipermoderno.

Tenendo conto del fatto che ogni giudizio ha a che fare sia col gusto personale, sia anche con l'attaccamento più o meno spiccato alla serie classica, dal punto di vista tecnico possiamo dire che in questa serie non tutto è perfetto nel rapporto tra i personaggi e i fondali e in alcune questioni prospettiche. Si vedono i personaggi muoversi orizzontalmente su un fondale poco curato dal punto di vista grafico, direi quasi inattuale, considerato che siamo nel 2025 e che oggi ci sono delle serie animate sbalorditive in Giappone, come per esempio la famosissima DanDaDan, i cui personaggi sono molto freschi, molto graffianti e vivi.

Ricordiamoci che  la parola animazione non vuol dire "fare muovere", ma dare vita. Non c'è bisogno di animare chissà quanto per mostrare quanto i personaggi siano vivi. C'è un libro bellissimo di Ollie Johnston e Frank Thomas, due dei grandi animatori classici della Disney, intitolato L'illusione della vita. Ecco, nelle serie anni Settanta c'era maggiore illusione della vita, anche se realizzata con un numero di disegni inferiore, mentre l'eccesso di patina in queste nuove serie lascia, come dire, un po' freddini. Però credo ugualmente che questa nuova serie meriti di essere continuata: non penso che abbia esaurito il suo potenziale in 13 puntate.

Un robot datato nell'era dell'IA

Come reagiranno gli spettatori dell'era dell'intelligenza artificiale a un robot d'antan, creato narrativamente prima dei videogiochi e del personal computer?

Se lo spettatore di Grendizer U è un ragazzino, o un bambino, penso possa godersi lo spettacolo visivo e anche alcuni rapporti tra personaggi, forse senza porsi troppo la questione dell'eventuale compatibilità tra la tecnologia fantasiosa mostrata nella serie e il punto a cui siamo arrivati attualmente nella realtà. Accetterà, credo, nella finzione che il pilota lì ancora guidi effettivamente la macchina e che soltanto a tratti la macchina si guidi da sola.

Il concetto dell'Intelligenza artificiale è un po' sottinteso nella serie Grendizer U: già nel Goldrake classico il disco è l'unica cosa che si guida da sola, pilotato da un software molto avanzato che rende la macchina indipendente. Di fatto il disco è l'unico vero robot, per come lo intendiamo oggi, della serie degli anni Settanta.

A CHE PUBBLIco si rivolge la nuova serie

  

La prima serata farebbe pensare a nostalgici non più adolescenti, la grafica a un nuovo pubblico. Chi è lo spettatore ideale del remake?

Potenzialmente un arco d'età enorme, che va da bambini di 7-8 anni, che si godranno la storia, a tutti gli adulti che l'avevano amata all'epoca e che si affacceranno curiosi di vedere dove si va a parare, di sapere come tutto è rielaborato. La Rai, dopo tanto tempo, diventa quasi un'apripista: per la prima volta, una serie di animazione, di fantascienza, con combattimenti, esplosioni, eccetera, appare in prima serata. L'ultima volta che questo era stato tra il 1999 e il 2010 su MTV Italia con la famosa Anime Night, contenuto in cui furono trasmesse le serie più interessanti del momento.  

Il dibattito sulle fasce d'età

Quando "l'invasione" dell'animazione giapponese arrivò in Italia, qui era normale l'equazione cartoni=bambini, non ci si pose il problema delle fasce d'età prevista in Giappone. Ne nacque un dibattito acceso sul fatto che gli anime fossero o meno adatti ai piccoli. Problema risolto?

Quel problema è stato in parte superato o almeno in parte aggirato perché nel corso degli ultimi anni nella televisione italiana in chiaro l'animazione, giapponese, americana o europea, è stata animazione solo per bambini abbastanza piccoli. Canali come Rai Gulp o Yoyo, trasmettono animazione molto educativa o di taglio molto divertente, scattante, ma non problematica: una produzione che non mostra situazioni in qualche modo disagevoli, che possono far riflettere seriamente il piccolo spettatore, come invece avveniva con l'animazione fatta dai giapponesi negli anni Settanta. E intanto molta animazione giapponese, che negli anni Settanta-Ottanta era fenomeno mainstream, nel frattempo è stata trasferita su canali tematici, e riportata a una sorta di nicchia. Ultimamente, grazie a servizi come Netflix, assistiamo, però, a una ritrasformazione, una rinormalizzazione verso il mainstream.

L'attualità di Goldrake&Co

  

Una storia nata cinquant'anni fa, pur con le differenze di cui s'è detto, può funzionare come un classico. Che cosa può comunicare alle nuove generazioni, al mondo di oggi?

La questione spirituale relativa alla ricerca della pace, ma anche alla necessità di sopravvivere difendendosi è tema molto attuale. Goldrake è stato per 2-3 generazioni di bambini di lingua araba, in Libano, in Giordania, in Cisgiordania, in Medioriente, in Palestina, una sorta di faro etico, letto come un modello di riferimento transgenerazionale contro l'invasione, la sopraffazione, la guerra civile. Anche da noi negli anni Ottanta ci sono state letture profonde di Goldrake, ma penso che i bambini di lingua araba, a cominciare da quelli di Gaza, per tutta la guerra che hanno vissuto meritino questo eroe più degli altri.

Un messaggio di pace e di rinascita universale

In fondo anche gli anime giapponesi di cui parliamo sono nati con alle spalle l'enorme trauma delle bombe atomiche. Ha un peso questo retaggio?

Gli autori di anime di fantascienza, di avventura, di robot giganti e anche di sport degli anni Settanta erano nati durante la Seconda guerra mondiale o poco dopo, i più anziani l'avevano anche vissuta. Avevano sulla loro pelle, sulla pelle dei loro amici e parenti defunti questo trauma personale e collettivo: molti anime a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta sono stati una sorta di terapia di gruppo da parte di questa generazione di animatori che si è fatta carico in maniera, inconsapevole o mirata, di trasmettere attraverso un'opera fantastica il concetto dell'importanza della pace, ma anche dell'esistenza purtroppo ineludibile della guerra e della sopraffazione.

In questo senso le loro opere sono state una grande narrazione di rinascita non solo fisica, ma anche morale, perché, negli anime di quegli anni, i giovani sono sempre migliori degli anziani. Si pensi a Conan, il ragazzo del futuro, di Hayao Miyazaki (1978). Lì non si parla di robot giganti, ma di fantascienza ed è una fantascienza altamente educativa, raffinata. Il trauma collettivo viene in qualche modo esorcizzato e i bambini vengono fantasticamente educati a questa etica e questo messaggio, in maniera diversa,  è stato colto in nuce, nel profondo, dagli spettatori di varie culture molto lontane dal Giappone: gli anime sono riusciti a parlare ai bambini del mondo, dagli italiani a quelli di lingua araba. E questo fa capire come il particolarismo grafico e tematico dell'animazione giapponese in realtà porti dentro e dietro di sé un'universalità etica che non ha veramente confini culturali.

CHI è MArco Pellitteri

  

Marco Pellitteri è sociologo dei media e dei processi culturali. Professore associato di media e comunicazione alla Xi’an Jiaotong-Liverpool University (Suzhou, Cina), i suoi interessi di ricerca primari sono il fumetto, l’animazione, le culture popolari e le industrie creative dei media tradizionali e digitali a livello produttivo e nella loro distribuzione transnazionale. È autore di numerosi libri sul tema, tra questi: Mazinga Nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation dal 1978 al nuovo secolo (Castelvecchi 1999, IV ed. in 2 voll. Tunué 2018). Il Drago e la Saetta. Modelli, strategie e identità dell’immaginario giapponese (Tunué 2008, ed. ingl. 2010), Shooting Star. Sociologia mediatica e filosofia politica di Atlas Ufo Robot (con F. Giacomantonio, Fondazione M. Luzi 2017). Goldrake dalla A alla U. Origine, viaggio e ritorno della Sentinella nel blu, 1975-2024 (Rai Libri 2024).

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo