Il Sud che non t’aspetti. Che torna, o resta. Che non si arrende allo spopolamento. Che reagisce con fantasia e creatività al grigio della Xylella che nel Salento ha devastato un intero paesaggio uccidendo milioni di ulivi nel giro di pochi anni in una delle pandemie vegetali più terribili della storia di tutti i tempi e paragonabile al Covid che ha fermato e messo in ginocchio il mondo nel 2020.
Un Sud che ha compreso che senza costruire prima legami sociali e fiducia non si creano sviluppo economico, posti di lavoro, occasioni di vita buona. I primi sono il presupposto dei secondi. Facile a dirsi, sì. Il bello è che spesso si fa, anche. E pure molto bene.
Una di queste avventure ci porta nel cuore del Salento, nel Parco dei Paduli, una piattaforma di esperienze di comunità, anzi un “patto di comunità” , come lo definisce Mauro Lazzari, architetto, laureatosi a Firenze e tornato a San Cassiano, borgo di neanche duemila anime a pochi passi da Otranto da dove comincia il nostro viaggio alla scoperta di questa iniziativa. Accanto a Lazzari, presidente della cooperativa sociale Santa Fucina, c’è una squadra coesa e affiatata come Luca Cosimo Coluccia che ha studiato Scienze della comunicazione e ha scelto di non andarsene, e Stefania Semeraro , che si è laureata a Lecce e poi ha abbandonato un lavoro da contabile a tempo indeterminato in una clinica per seguire il gruppo portando anche le sue conoscenze teatrali, attraverso le quali ha ideato pratiche partecipative che hanno reso gli abitanti più consapevoli del processo di cambiamento in corso.
Loro, insieme ad altri, sono l’anima e il motore del progetto “Santi Paduli”, sbocciato nel 2022, ma seminato e coltivato molti anni prima, con un manipolo di coraggiosi che è tornato qui o ha deciso di non andarsene, frutto di una tessitura paziente di incontri, legami, idee per rendere i campi (e le persone) resilienti. Un progetto sposato da Fondazione Con il Sud, nata nel 2006 con l’obiettivo di promuovere coesione sociale e sviluppo nel Mezzogiorno, che lo ha accompagnato e finanziato con 2,7 milioni di euro perché, come spiega il presidente Stefano Consiglio , «è perfettamente in linea con il nostro piano d’azione per i prossimi tre anni che individua nel contrasto allo spopolamento del Sud, e dunque nella “rigenerazione” demografica e sociale delle comunità, l’obiettivo strategico degli interventi, privilegiando le iniziative come questa nate sul territorio».
Se nel resto della Puglia si scappa dalle campagne, in questa realtà caratterizzata da una piccola economia rurale si propone, in modo pragmatico, un’idea di comunità che rafforza la connessione con la terra, a partire dall’agricoltura, e l’identità del territorio.
Un processo che ha avuto il suo culmine nell’estate dell’anno scorso con le “Parate e i banchetti della Ribellione gentile”, con cui è entrato nel vivo il confronto tra i vari soggetti coinvolti nel progetto: amministrazioni pubbliche, associazioni, aziende, agricoltori, cuochi e operatori, addetti ai controlli della qualità, genitori, bambini e insegnanti.
Un nuovo uliveto impiantato a Supersano (Lecce) - ph PapelStudio
Il Parco agricolo dei Paduli è un’area di 5.500 ettari in provincia di Lecce, che ricade in otto piccoli comuni, ciascuno con meno di duemila abitanti: Botrugno, Giuggianello, Muro Leccese, Nociglia, Sanarica, San Cassiano, Supersano e Surano che si sono messi insieme nell’Unione dei Comuni delle Terre di Mezzo.
Un paesaggio variegato punteggiato non solo da alberi d’ulivo (distrutti, e ora ripiantati in una rinascita che s'annuncia lunga e faticosa) ma anche boschi, masserie, trulli, chiese rupestri con meravigliosi affreschi bizantini, come dimostra la splendida Cripta della Madonna della Consolazione dell’anno Mille che si trova nel centro di San Cassiano, dolmen, menhir ma anche saperi, tradizioni, modi di coltivare la terra.
«Davamo per scontato che gli ulivi non dovessero morire mai e invece ci siamo trovati di fronte a una devastazione senza appello. Solo un paesaggio da ricostruire completamente da zero», racconta Lazzari. Dietro l’idea del Parco, da ricostruire e rendere di nuovo vivo, bello, animato, coltivato c’è l’associazione LUA (Laboratorio Urbano Aperto), composta appunto da Lazzari e dagli altri giovani professionisti del posto, che dal 2003 ha dato il via al processo di recupero agricolo del territorio acquisendo terreni, in parte, donati dalle amministrazioni locali o da proprietari ormai lontani, in parte, acquistati come dimostrano l’Uliveto pubblico e il Bosco del parco, esempi di rigenerazione intelligente del paesaggio.
Ognuno ha messo il suo in termini di creatività, idee, intuizioni. A cominciare dalle istituzioni. «Abbiamo capito subito», dice il sindaco di San Cassiano, Oronzo Lazzari, «che se c’era da scommettere su questi territori non potevamo farlo individualmente. Abbiamo creato un’unione di comuni, per fronteggiare sfide che riguardavano indistintamente le nostre realtà. Tutti gli amministratori hanno sottoscritto questo percorso. E per ora è stata una scommessa vinta».
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La videointervista a Stefano Consiglio, presidente di Fondazione Con il Sud
Anche le aziende agricole del territorio si sono messe in gioco, come racconta Giuseppe Agrosì, imprenditore di Supersano, che si commuove mentre racconta la devastazione della Xylella: «Il momento in cui ho capito che tutti noi salentini eravamo ormai assuefatti dal grigio delle campagne è stato quando dei miei tre figli a scuola aveva disegnato un uliveto. Gli alberi, però, erano spogli, senza fronde e senza rami, e di colore grigio. Quel paesaggio era entrato nel nostro immaginario collettivo, nel nostro inconscio ».
Agrosì, insieme alla moglie Monica Torsello, ha deciso di non emigrare e si è rimboccato le maniche ancora una volta, piantando nuovi ulivi, coltivati in aridocoltura (che non prevede irrigazione artificiale, ma si affida alla capacità del terreno di trattenere l’umidità), riforestando l’area boschiva attorno alla sua azienda che è diventata anche un bosco didattico dove i bambini delle scuole possono venire a “studiare” la biodiversità e, quest’anno finalmente, tornando a produrre l’olio dopo anni drammatici: «Stiamo lavorando con agronomi e ricercatori perché non si tratta solo di salvare piante, ma di ricostruire un ecosistema», spiega, «e per farlo servono conoscenza e pazienza. Dobbiamo far tornare il verde dove è stato usurpato da tutto questo grigio ».
Come i comuni si sono messi insieme, anche gli imprenditori hanno deciso di fare rete e oggi la sua azienda fa parte del progetto “Santi Paduli” insieme ad altre dodici imprese. Il suo olio insieme a frutta, ortaggi, pasta e altri prodotti di queste aziende finisce ogni giorno nelle mense scolastiche dei sette comuni interessati: una filiera corta che genera economia diffusa e insegna agli oltre 350 studenti serviti, e ai loro genitori, il rispetto della biodiversità e della stagionalità. Il progetto ha già offerto così nuove opportunità agli agricoltori che partecipano e creerà in tutto 31 posti di lavoro, il 30% destinati a persone con fragilità .
I dipendenti saranno impiegati nelle attività che le due cooperative istituite a tale scopo stanno gestendo: mense e cucine scolastiche; l’Osteria sociale inaugurata da poco a Surano (e dove nel menu si può vedere la provenienza dei singoli prodotti); l’Opificio dei frutti minori di Nociglia , un ex deposito recuperato e riconvertito, dove i frutti esclusi dalla grande distribuzione vengono trasformati e valorizzati; la logistica e i nuovi servizi ricettivi, per un turismo lento e sostenibile.
L'Osteria sociale di Surano (Lecce) - ph PapelStudio
Tra le storie di imprenditori spiccano quelle di Gabriele Pirelli che è tornato a “casa”, dopo gli studi in Bocconi a Milano e una carriera nell’export agroalimentare in Lussemburgo, per fondare un pastificio artigianale a Ruffano che valorizza i prodotti del territorio, pagandoli il giusto e assumendosi il rischio dei «costi maggiori della filiera, dalla selezione del seme fino al confezionamento». O quella di Giacomo Cavalera, 32 anni, tornato da Bologna dopo gli studi in Lettere per creare un’associazione di agricoltura sociale che ha chiamato “Seminazioni” con l’obiettivo di far ritornare i giovani a riappropriarsi delle campagne e coltivarle: «Insegniamo come fare un orto in aridocoltura, a riprendere vecchi saperi per adattarli a nuovi tipi di agricoltura, a riappropriarsi di quella socialità e mutuo aiuto tra contadini che c'erano nelle campagne del passato», racconta, «il rapporto con Santi Paduli è nato dalla loro necessità di una fornitura costante di cibo per la mensa scolastica. Forniamo due volte a settimana prodotti di stagione e anche il menu dei bambini cambia in base alla disponibilità dei prodotti stagionali».
Il futuro è andare avanti e far camminare il progetto sulle proprie gambe, come sottolinea Marco Imperiale, direttore generale di Fondazione Con il Sud: «Abbiamo visto che c’è stato uno slancio propositivo che è partito dal basso, dalle persone che in genere sono coloro che hanno maggiore interesse a prendersi cura del proprio territorio. Siamo sicuri che al termine del nostro lavoro il progetto potrà benissimo andare avanti autonomamente».
Mauro Lazzari con Giacomo Cavalera, fondatore dell'associazione "SeminAzioni" - ph PapelStudio