Papa Francesco è stato deposto nella bara nella Cappella di Casa Santa Marta. Ha un rosario tra le mani. Come atteso, è vestito con la casula rossa, il pallio e in testa la mitra bianca. 

Al rito della constatazione della morte del Papa, che si è tenuto lunedì sera, era presente anche il capo dei Gesuiti, padre Arturo Sosa, come si vede nelle fotografie diffuse dal Vaticano. 

Come era stato detto già lunedì, oltre al Camerlengo, il cardinale Kevin Farrell, c'erano i più stretti collaboratori del Pontefice, dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, a monsignor Edgar Pena Parra, Sostituto, al decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re. C'era anche il Reggente della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza, gli aiutanti di camera di Francesco, e alcuni cantori che hanno accompagnato il rito di ieri. 

Il feretro del Pontefice resterà esposto nella Cappella di Santa Marta per tutta la giornata di martedì per le visite e la preghiera dei suoi collaboratori.

Mercoledì alle ore 9, come ha confermato la Sala Stampa della Santa Sede, il feretro sarà portato in processione da Santa Marta alla Basilica di San Pietro, secondo quanto previsto nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis (nn. 41-65). Quella a San Pietro è la seconda stazione. 

Il rito avverrà in questo modo. Dopo il momento di preghiera a Santa Marta, presieduto dal cardinale Camerlengo avrà inizio la traslazione. La processione percorrerà piazza Santa Marta e piazza dei Protomartiri Romani; dall’Arco delle Campane uscirà in piazza San Pietro ed entrerà nella Basilica Vaticana attraverso la porta centrale

Presso l’altare della Confessione, il cardinale Camerlengo presiederà la Liturgia della Parola, al termine della quale avranno inizio le visite dei fedeli alla salma di papa Francesco.

Lunedì il Vaticano aveva diffuso anche il testamento del Pontefice scritto nel giugno 2022 in cui afferma che sente che «si avvicina il tramonto della mia vita terrena» e, quindi, «con viva speranza nella Vita Eterna».

Nel documento, il Papa esprime la sua volontà «testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura», ossia la Basilica di Santa Maria Maggiore. 

«La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima», scrive il Papa, «perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura. Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus».

«Le spese per la preparazione della mia sepoltura», scrive ancora il Pontefice, «saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, da trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a monsignor Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano».

Il Testamento si conclude con una preghiera e l'invocazione al Signore, «affinché dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene e continueranno a pregare per me. La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli».


Le cause della morte
Con la constatazione, sono state rese note anche le cause della morte: ictus crebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile «in soggetto affetto da pregresso episodio di insufficienza respiratoria acuta in polmonite bilaterale multimicrobica, Bronchiectasie multiple, Ipertensione arteriosa e diabete di tipo II», si legge nella dichiarazione firmata dal direttore della Direzione di Sanità e Igiene della Città del Vaticano, professore Andrea Arcangeli.