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Sempre disponibile all’ascolto e al dialogo. Monsignor Egidio Caporello vescovo emerito di Mantova, è morto nella notte tra il 17 e il 18 luglio. Ne ha dato la notizia un post sulla sua pagina facebook, dopo che nei giorni scorsi si erano aggravate le sue condizioni di salute: «Alle 2.30 del 18 luglio», si legge, «il vescovo Egidio Caporello è tornato alla casa del Padre. Il suo servizio alla Chiesa italiana, alla sua amata diocesi di Mantova, l’affetto che lo lega alla sua diocesi di orgine di Padova, l’amore alla sua famiglia generino una comune preghiera da elevare al Signore con riconoscenza per averci donato il vescovo Egidio con il quale abbiamo condiviso il nostro percorso di vita».
Amava parlare con i giovani, raccontare la sua esperienza di sottosegretario della Cei negli anni caldi del terrorismo e dell’avvio delle riforme conciliari. Avevamo a lungo discusso di don Primo Mazzolari, l’ultima volta che ero andata a trovarlo nel santuario della Beata Vergine delle Grazie, a Curtatone. Non si era sottratto al confrontro, molti anni fa, nel 2010, quando, ancora vivo Mino Martinazzoli, avevamo presentato insieme la biografia del politico democristiano. Al tavolo c’era anche Marco Pannella e monsignor Caporello aveva tratteggiato un quadro chiaro dell’impegno dei cattolici per il bene comune e del servizio della Chiesa in carcere e nel sociale.
Degli anni Settanta, quando era sottosegretario di monsignor Enrico Bartoletti, segretario generale della Cei, mi aveva detto: «Sono anni di grandi sommovimenti. La Chiesa italiana, però, si trovava attrezzata dal Concilio ad analizzare e affrontare gli avvenimenti, a percepire il fenomeno della contestazione e a dare il suo contributo. Lo stile era quello della disponibilità alla compassione, cioè alla passione con il nostro Paese e con la gente, con la comunità degli uomini». MI aveva parlato della nascita della Caritas, atto che, nel 1971, «porta la Chiesa ancora più vicina alla gente. Non doveva essere una mera assistenza, ma un servizio al territorio, un’attenzione che si portava agli ultimi, ai lontani dando risposte ai bisogni e cercando di rimuovere le cause delle ingiustizie. Non è un caso che la Caritas sia nata proprio in quegli anni e in quel contesto. Ci rendevamo conto di quali erano le aspettative dei giovani, vedevamo i loro entusiasmi e temevamo anche che le loro energie potessero finire in altre strade, come qua e là si era verificato. Abbiamo allora promosso la nascita di un organismo che non fosse un’associazione o un soggetto a sé stante, ma un servizio capace di dare un supplemento d’anima alla nostra società, con le parole, ma anche con segni credibili. In questo contesto si mobilitano le sensibilità delle comunità parrocchiali, diocesane, della solidarietà in genere». E ancora, diceva: «Certi rischi di contestazione forte che sono stati corsi anche nel mondo ecclesiale, si sono trasformati, grazie alla lungimiranza di molti sacerdoti, vescovi e laici impegnati, in opere nel sociale, in movimenti e gruppi qualificati. Sono i segni più eclatanti di un fermento che ha consentito alla Chiesa d’Italia di essere presente con la sua profonda coscienza religiosa sviluppando un dialogo e un servizio che andavano al di là della cerchia dei praticanti. In quegli anni il fermento è poderoso, c’è il rinnovamento della catechesi, della vita ecclesiale, dei servizi sociali. Ma sono anche gli anni in cui si ha il senso quotidiano dei traumi che sono determinati da fatti di violenza e dalla contestazione. Non c’era parrocchia in Italia che non avesse il senso del dramma che si consumava con il terrorismo. E di fronte al quale ci si è posti con il tentativo di comprendere ciò che stava accadendo, ma anche cercando di resistere, di coltivare una riserva di opinione pubblica, di giudizio, di tenuta del tessuto democratico».
Nato a Padova l’8 giugno del 1931. Ordinato sacerdote nel 1955, successivamente monsignor Caporello aveva frequentato la Pontificia università gregoriana assumendo, in quegli anni, l'incarico di collaboratore del Centro nazionale attività catechistiche. Dal 1959 al 1971 è stato viceassistente centrale dell'Azione cattolica italiana, nel 1974, dirigente di casa assistenti dell’Ac. Dopo esserne stato sottosegretario, nel 1982, viene nominato segretario della Cei da Giovanni Paolo II. AL contempo riceve la nomina a vescovo di Caolre. Viene ordinato dal cardinale Anastasio Ballestrero. Il 28 giugno 1986 diventa vescovo di Mantova fino al 2007 quando si dimette per limiti di età. Intanto, dal 1996 al 2001 era stato presidente della commissione episcopale della Cei per l'Educazione cattolica, la cultura, la scuola e università. Da vescovo emerito aveva continuato ad abitare in diocesi, al Santuario delle Grazie.



