È in famiglia che si impara ad amare. Papa Francesco lo ricorda alle famiglie riunite in piazza San Pietro per il loro X incontro mondiale. Prendendo spunto dalle letture del giorno che «provvidenzialmente parlano di vocazione», ricorda loro che, come il primo discepolo che si rivolge a Gesù, anche loro sono invitate a «non cercare una dimora stabile, una sistemazione sicura seguendo il Maestro. Lui infatti “non ha dove posare il capo”». Questo essere sempre in movimento di Gesù, dice il Pontefice, «è vero per voi sposati! Anche voi, accogliendo la chiamata al matrimonio e alla famiglia, avete lasciato il vostro “nido” e avete iniziato un viaggio, di cui non potevate conoscere in anticipo tutte le tappe, e che vi mantiene in costante movimento, con situazioni sempre nuove, eventi inaspettati, sorprese. Alcune sorprese dolorose. Così è il cammino con il Signore. È dinamico, è imprevedibile, ed è sempre una scoperta meravigliosa». Il secondo e il terzo episodio «che i morti seppelliscano i morti» e il non andare a salutare i familiari prima di seguire Gesù, non ci invitano a venir meno al quarto comandamento, «che anzi ci santifica tanto», ma chiedono di «obbedire anzitutto al primo comandamento: amare Dio sopra ogni cosa. Così avviene anche per il terzo discepolo, chiamato a seguire Cristo risolutamente e con tutto il cuore, senza “voltarsi indietro”, nemmeno per congedarsi dai suoi familiari».
Anche le famiglie sono chiamate a non voltarsi indietro, a fuggire la tentazione di tornare dai genitori quando c’è una difficoltà, a «non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni: la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio, rimpiangendo il passato. E questa strada del rimpiangere il passato e non accogliere le novità di Dio ci fossilizza, ci fa duri e non ci fa umani».
Il Papa incoraggia le famiglie a «riprendere con decisione il cammino dell’amore familiare, condividendo con tutti i membri della famiglia la gioia di questa chiamata», a essere aperti, estroversi, capaci di «“toccare” i più deboli e i feriti che incontrate lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato». La scommessa sull’amore familiare è coraggiosa, insiste Francesco. Ci vuole coraggio per sposarsi ripete mentre racconta delle madri che gli chiedono di parlare con i figli ormai adulti che non vogliono sposarsi. «Io rispondo di smettere di stirargli le camicie», ironizza.
Il Pontefice ricorda che, «mentre con grande convinzione ribadiamo la bellezza della famiglia sentiamo più che mai che dobbiamo difenderla. Non lasciamo che venga inquinata dai veleni dell'egoismo, dell'individualismo, dalla cultura dell'indifferenza e dello scarto, e perda così il suo 'dna' che è l'accoglienza e lo spirito di servizio». Anche nelle difficoltà non bisogna smettere di avere coraggio e di andare avanti. Il papa invoca il sostegno di Dio per i papà, le mamme, i figli, i nonni, gli zii: «Che Dio benedica e custodisca le vostre famiglie e tutte le famiglie del mondo».
E, mentre ricorda l’importanza del passaggio di testimone tra una generazione e l’altra, come avvenne tra Elia ed Eliseo, sottolinea anche che le famiglie non sono sole, ma «che la Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret, ed è fatta principalmente di famiglie. Che il Signore vi aiuti ogni giorno a rimanere nell’unità, nella pace e nella gioia anche nella perseveranza nei momenti difficili, nella perseveranza fedele che ci mostra che Dio è amore e comunione di vita.