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domenica 20 aprile 2025
 
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Il cardinale Dziwisz:«Infami le accuse e le insinuazioni gettate addosso a san Giovanni Paolo II»

22/04/2023  «Le parole di Francesco in difesa di papa Wojtyla confortano, aiutano, come tutto il suo impegno in difesa della verità. Gli siamo profondamente grati». L'arcivescovo emerito di Cracovia, che fu segretario del pontefice polacco, oggetto di una campagna diffamatoria, rompe il silenzio

San Giovanni Paolo II.
San Giovanni Paolo II.

 

     «Le parole del Santo Padre in difesa di San Giovanni Paolo II confortano, aiutano, come tutto il suo impegno in difesa della verità. Gli siamo profondamente grati». Il cardinale Stanislao Dziwisz non vorrebbe tornare a parlare sui recenti attacchi alla figura e all'opera di papa Wojtyla, «per non alimentare ulteriori polemiche», filtra tra i suoi più stretti collaboratori. Ma con Famiglia Cristiana rompe parzialmente il silenzio che si è imposto da qualche giorno per «ringraziare di cuore» papa Francesco per le parole dedicate a Giovanni Paolo II alla preghiera del Regina Coeli recitata  domenica 16 Aprile. Un intervento, quello di papa Bergoglio, tenuto dalla finestra del suo studio privato del Palazzo Apostolico in piazza San Pietro trasmesso in diretta televisiva, che ha fatto subito il giro del mondo, rilanciato da tv, agenzie, radio, giornali, per rispondere con fermezza e passione a quanti negli ultimi tempi, specialmente in Polonia e in Italia, stanno accusando Giovanni Paolo II di presunti omessi controlli sui preti pedofili quando era arcivescovo di Cracovia e, persino, di essere in qualche modo avvicinabile alla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, della quale si persero le tracce nel 1983.

     Arcivescovo emerito di Cracovia (Polonia), soprattutto storico segretario di Karol Wojtyla, accanto al quale è stato per oltre una quarantina d'anni, da quando il futuro pontefice è giovane vescovo ausiliare nel suo paese nativo, passando per gli anni trascorsi da cardinale fino all'arrivo in Vaticano, per il Conclave del 1978 dove viene eletto Sommo Pontefice (primo Papa proveniente dall'Est 20 anni prima la caduta del Muro) succedendo a Giovanni Paolo I. Monsignor Dziwiz – che tutto fuori e dentro il Vaticano chiamano amichevolmente don Stanislao - gli resta accanto come fedele segretario particolare anche durante i 27 anni di Pontificato, fino al 2 aprile 2005, quando papa Wojtyla muore nel suo letto nel Palazzo Apostolico dopo un lungo calvario di sofferenze fisiche per ripetuti ricoveri ospedalieri, a partire dagli interventi a cui viene sottoposto per l'attentato in piazza San Pietro nel pomeriggio del 13 Maggio 1981. Se dalle gravi ferite subite dai colpi del terrorista turco Ali Agca Giovanni Paolo II si salva miracolosamente, parte del merito, dopo i sanitari del policlinico Gemelli dove viene ricoverato in pochi minuti, lo si deve anche a don Stanislao per il suo tempestivo soccorso fatto mentre il Papa gli si accasciava tra le braccia.

    Scontato, quindi, che tra Wojtyla e Dziwisz ci sia stato un rapporto del tutto simile ad un legame che nasce e si sviluppa tra un padre ed un figlio. Un feeling naturale che continua anche dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II del quale il cardinale arcivescovo emerito di Cracovia è custode privilegiato della sua memoria e del suo insegnamento. Un ruolo che gli ha dato la spinta giusta – e al momento giusto – per respingere le recenti accuse piovute addosso a papa Wojtyla con una nota ufficiale di “condanna e di biasimo”, ma anche per ringraziare, con una dichiarazione esclusiva rilasciata a Famiglia Cristiana, papa Bergoglio per quanto ha detto al Regina Coeli in piazza San Pietro. «Dispiace tanto – confida Dziwisz - sentire certe accuse, prive di qualsiasi fondamento, contro San Giovanni Paolo II, ma posso dire che sono molto contento per le parole spese in sua difesa da papa Francesco. Sono espressioni che ci rincuorano e ci confortano, come tutto il suo impegno pastorale. Gli sono profondamente grato, come tutti, credenti e non credenti. Per il resto, il mio pensiero sulle infamie scagliate contro Karol Wojtyla resta fermo a quanto ho dichiarato nella nota emessa nei giorni scorsi». Si tratta di una lunga dichiarazione, va ricordato, nella quale il cardinale smentisce categoricamente, sulla base della sua diretta conoscenza della figura di San Giovanni Paolo II, qualsiasi sua copertura di casi di pedofilia tra i preti quando era vescovo in Polonia. e definisce «ignobili insinuazioni», «accuse farneticanti», «irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali», le «avventatissime affermazioni», insinuando persino che Wojtyla la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti e che “non andasse di certo per benedire delle case».

    «Le suddette insinuazioni che si vorrebbero all'origine scaturite da inafferrabili ambienti della

malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà – scrive Dziwisz nella nota - accuse farneticanti». «Un crimine gigantesco» è ciò «che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia - continua lo storico segretario di papa Wojtyla -, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale». «Va da sè che il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia (cosa che merita tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza). Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei

depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi», aggiunge l'arcivescovo emerito di Cracovia. «Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore

di smentite – prosegue Dziwisz -, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perchè essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni

di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimita', aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l'Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo

sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c’è più, ma che dall'alto veglia e intercede, San Giovanni Paolo II».

   

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