La pandemia ha lasciato un segno profondo sulle abitudini degli italiani, modificando il modo in cui trascorrono il tempo libero, utilizzano internet e adottano comportamenti sostenibili. È quanto emerge dallo studio Behavioural Change dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che tra il 2021 e il 2024 ha monitorato l'evoluzione delle abitudini post-Covid.
Secondo la ricerca, il 30% della popolazione ha consolidato l’uso del web per attività quotidiane, con un incremento del 23% nell’uso professionale e del 37% per il tempo libero. Tuttavia, le differenze sono marcate: i giovani, gli uomini e gli abitanti delle città hanno modificato le proprie abitudini più degli anziani, delle donne e delle persone residenti in zone meno densamente popolate.
Anche la sostenibilità ha registrato progressi: un italiano su tre ha aumentato il consumo di prodotti ecologici e la riduzione degli sprechi. Ma il divario è evidente: nei centri urbani la percentuale di chi ha adottato abitudini più green è il doppio rispetto alle aree rurali, con un gap particolarmente forte al Sud.
Sul fronte economico, invece, il quadro è meno positivo. Le spese nei negozi di vicinato sono diminuite del 15%, mentre il settore della ristorazione ha visto un crollo del 43%, con impatti più pesanti sulle fasce economicamente più deboli.
La ricerca ha coinvolto 4576 italiani, suddivisi in due rilevazioni (2021 e 2023), e ha evidenziato come la pandemia abbia accelerato cambiamenti già in atto. Ma le trasformazioni non sono state omogenee: servono politiche mirate per ridurre le disuguaglianze e favorire la diffusione di comportamenti virtuosi.
«La pandemia ha agito come uno shock esogeno che ha accelerato trasformazioni già in atto, ma la sua influenza sulla popolazione è stata disomogenea», hanno spiegato i coordinatori dello studio Emanuela Mora e Mario A. Maggioni. Il convegno finale, svoltosi a Milano, ha visto la partecipazione di esperti in economia, psicologia e sociologia, oltre all’intervento di Enrico Letta e Francesco Billari, che hanno approfondito l’impatto generazionale della crisi sanitaria.