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giovedì 07 novembre 2024
 
Sanremo 2019
 

A Sanremo 2019, Umberto Tozzi: «“Ti amo” ha 40 anni ma è la canzone del mio futuro»

07/02/2019  Abbiamo intonato tutti lo storico brano, dal 1977 abbiamo intonato tutti, imparando a memoria parole e melodia. Stasera il cantante ospite al Festival della canzone

Riproponiamo l'intervista realizzata da FC nel 2017 in occasione del tour per i 40 anni di Ti amo

Vacanze, spiaggia, jukebox, Festivalbar, e nell’estate del 1977 una sola colonna sonora, divenuta intramontabile al punto che basta dare il “la” e le note e le parole di Ti amo partono in automatico... «Ti amo, un soldo ti amo, in aria ti amo...».

Come si dice... “tanti anni e non sentirli”: è quanto caratterizza questa canzone che Umberto Tozzi ha pubblicato proprio nella primavera di quarant’anni fa. Prima di questo album il musicista torinese aveva già avuto molte soddisfazioni artistiche: nel 1974, a soli 22 anni, compose la musica per Un corpo e un’anima e Wess e Dori Ghezzi vincono Canzonissima.

Poi verranno una serie incredibile di successi: Tu (1978); Gloria (1979) con la celebre versione in inglese cantata da Laura Branigan; due traguardi nel 1987, la vittoria a Sanremo con Si può dare di più, in un inimmaginabile trio formato con Morandi e Ruggeri, e Gente di mare in coppia con Raf, che gli regala il terzo posto all’Eurovision. Con Gli altri siamo noi, nel 1990, ritorna al Festival. Arriva quarto ma vende 400 mila copie di dischi ed è considerato il vincitore morale.

Ma è con Ti amo che nel 1977 si consolida la sua figura nel panorama della musica pop. La canzone vince il Festivalbar, e rimane al primo posto della classifica dei singoli più venduti in Italia senza interruzione dal 23 luglio al 22 ottobre. Solo in Francia, consacrata anche da Dalida, vende 1.147.000 copie, 8 milioni in tutto il mondo. Nella colonna sonora di Asterix e Obelix la canta in coppia con Monica Bellucci.

Oggi Umberto Tozzi, 65 anni, non ha perso la sua aria da rocker né l’inconfondibile timbro vocale.

Si aspettava il successo di Ti amo?

«No. Anche perché non ci pensavo proprio a cantare. Ero un musicista e un bravo chitarrista. Lavoravo per diversi gruppi, ed era quello che volevo fare. Per carattere sono restìo a essere protagonista e non mi è mai piaciuto apparire. Poi i discografici mi hanno convinto a interpretarla».

Ma il successo da cantante è arrivato e anche i concerti e i tour...

«Ho vissuto girando il mondo in tournée. È la cosa che amo di più. Sono molto timido, ma solo sul palco mi dimentico di esserlo».

Cosa prova per questa canzone?

«Non mi sarei aspettato di parlarne ancora oggi. Ti amo è la più originale del mio repertorio. Anche il testo, per l’epoca era davvero innovativo. Mi piace ricordare che è la prima canzone che ha saputo varcare il confine di Chiasso, e ne vado molto ero».

Non ha mai messo mano, in seguito, al testo e all’arrangiamento?

«No. Soprattutto perché mi piace riproporla come è nata. Da spettatore dei live degli altri non amo quando un artista cambia una nota o l’arrangiamento. Credo che i fan vogliano ascoltare lo stesso suono».

Ha collaborato con molti suoi colleghi. Che rapporto ha con loro?

«Ho sempre provato piacere a condividere i momenti di gloria e il palco con i colleghi. Ricordo quando con Raf partecipammo all’Eurofestival portando Gente di mare. Un’esperienza davvero bella e una settimana fantastica. Arrivammo terzi, perché eravamo vestiti male. Gli altri portavano tutti lo smoking».

C’è la possibilità che nel suo tour si palesi Anastacia?

«Sarebbe bello, ma è davvero molto impegnata. Sono già soddisfatto per il duetto per questa nuova versione di Ti amo. È stato un incontro semplice e non forzato da nessuno. Ed è stato facile e naturale lavorare con lei».

Che musica ascolta?

«In realtà la ascolta per me mio figlio Gianluca che fa il producer. Ma non riesco a fare un nome tra i giovanissimi. Credo che i talent per loro siano una grande e forse l’unica vetrina. Tra i cantanti di oggi mi emoziona molto Tiziano Ferro, ma il mio repertorio del cuore resta quello che va dai Beatles ai Police».

Quali sono le sue altre passioni oltre alla musica?

«Ho giocato tanto a tennis. Per un problema al ginocchio ho smesso. Adesso dipingo. È un tipo di arte che mi mancava dal punto di vista creativo. Mi piace quello che faccio e anche mia moglie, che è molto critica, ama i miei quadri. Lei mi ha spinto a cominciare comprandomi tutto il materiale. Mi sono accorto che in maniera naturale riuscivo a trovare le proporzioni. Cosa non facile né scontata. Vorrei fare una mostra. Non per vendere, ma per mostrare quello che faccio».

Ha tre gli e un nipotino. Che rapporto ha con loro?

«Nicola il mio primogenito vive a Udine e lo vedo poco. Il rapporto difficile con la sua mamma ci ha allontanato. Poi ci sono Natasha, 28 anni, che lavora nella moda e Gianluca, 30, che cura le mie produzioni. Ci lega un ottimo rapporto e abbiamo litigato solo qualche volta per lavoro. Ma credo che sia normale. Mi ha reso nonno di Andrea che ha quasi sei anni. Lo adoro e sono come tutti gli altri nonni. Per lui farei qualunque cosa».

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