La pandemia ha accentuato la tendenza alla recessione demografica già in atto nel nostro Paese e la diminuzione della popolazione italiana che è stata registrata tra l'inizio e la fine dell'anno 2020 ha risentito di questo effetto. Lo afferma l'Istat nel report dedicato al «Censimento della popolazione e dinamica demografica - anno 2020», reso noto il 9 dicembre. Il diverso impatto che l'epidemia da Covid-19 ha avuto sulla mortalità nei territori - maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno - e la contrazione dei trasferimenti di residenza spiegano la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica.
«Il nuovo record minimo delle nascite (405 mila) e l'elevato numero di decessi (740 mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese. Il deficit di “sostituzione naturale” tra nati e morti (saldo naturale) nel 2020 raggiunge -335 mila unità, valore inferiore, dall'Unità d'Italia, solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l'epidemia di spagnola contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni di decessi registrati in quell'anno». Complessivamente, al 31 dicembre 2020, data di riferimento della terza edizione del Censimento permanente, la popolazione in Italia conta 59.236.213 residenti, in calo dello 0,7% rispetto al 2019 (-405.275 individui).
L' Istat spiega che «questo calo è attribuibile prevalentemente alla dinamica demografica tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2020: infatti, il saldo dovuto al movimento demografico totale (saldo naturale più migratorio), desumibile dalle fonti anagrafiche, ha fatto registrare 362.507 unità in meno». L'ammontare di popolazione al 31 dicembre 2020, sottolinea l' Istat, è inferiore a quello del 2019 in tutte le Regioni, in particolare nel Mezzogiorno (-1,2% nell'Italia Meridionale e -1% nelle Isole); quasi ovunque, a eccezione delle province autonome di Bolzano e di Trento, a determinare la diminuzione è soprattutto la dinamica demografica recessiva del 2020. Tutte le regioni registrano una contrazione di popolazione residente ad eccezione della Toscana. I cali maggiori si osservano in Molise (-2,1%), Calabria (-1,8%), Campania (-1,5%) e Sardegna (-1,3%). Al 31 dicembre 2020 gli stranieri censiti sono 5.171.894; 132.257 in più dell'anno precedente ma diventano circa 150 mila in più per effetto di un aggiustamento statistico.
Gigi De Palo, 45 anni, presidente Forum Associazioni Familiari
«I dati odierni resi noti dall'Istat sono l’ennesimo bollettino di guerra» è l’amaro commento di Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle famiglie e ideatore degli Stati Generali della natalità. «Ormai non si tratta di trovare il colpevole, ma di cominciare a fare qualcosa che possa invertire la rotta. La natalità, inutile girarci intorno, è la nuova questione sociale. Per questo come ogni anno a maggio organizzeremo gli Stati Generali della Natalità. Vogliamo assicurare le pensioni? Non serve parlare di quota 100, quota 102 o quota 104, ma serve far ripartire la natalità. Stessa cosa per la sanità: a che servirà investire 20 miliardi del PNRR sul sistema sanitario nazionale se tra qualche anno crollerà tutto perché non sarà più sostenibile?».
«Ormai non commentiamo nemmeno i dati angoscianti dell’Istat. Non tentiamo nemmeno più di fare analisi. Per questo servono decisioni politiche immediate e serie. Risoluzioni che non ammettono divisioni. Perché non immaginare una sorta di “clausola di salvaguardia” per la famiglia, una “valutazione dell’impatto” da prevedere per le misure che possono ricadere sui nuclei con prole. Ma come si può anche lontanamente immaginare di cambiare qualcosa se oggi la seconda causa di povertà in Italia è la nascita di un figlio? Non dovremmo parlare di altro, né scioperare contro una manovra finanziaria che riguarda – che lo si voglia o no – chi ancora deve nascere e non può scioperare. La tanto decantata sostenibilità ha a che fare anche con il ricambio intergenerazionale. Oggi dovremmo incominciare a chiederci se ha ancora senso parlare di equità trascurando di distinguere tra genitori e no; se ha senso un fisco che ancora una volta dimentica i carichi famigliari e la fatica di educare e crescere i cittadini di domani; se ha senso un paventato sciopero contro la quando a scioperare dovrebbero essere le famiglie perché vengono private».
«Per questo urge un piano nazionale per la natalità che coinvolga tutti e che utilizzi le risorse del PNRR. Stiamo scomparendo e questo sembra non interessare nessuno, tanto quando crollerà tutto noi non ci saremo. Ma i nostri figli sì».