La crisi della Juventus è di natura così varia, così composita che si stenta a inquadrarla, a sistemarla in parametri usuali. A Torino c’è pure chi la lega alla Fiat: legare la Juventus alla Fiat non è una novità, diremmo che è fisiologia, ma la Fiat di Elkan e di Marchionne non è la Fiat di Gianni Agnelli. Non è neanche quella di Romiti e di Fresco, capi Fiat che dovevano fare economie. E semplicemente una Fiat che si sta spostando negli Usa, che ha nuove prospettive produttive e finanziarie, e che si slega comunque da Torino, poco alla volta ma seguendo una linea ormai definita.
Però la crisi della Juventus non può essere spiegata soltanto con una Fiat diciamo nuova e sparagnina. Perché sono stati spesi molti soldi, dal 2007 del ritorno in serie A dopo Calciopoli, e dunque la crisi ha radici negli errori, banali se si vuole: acquisto di giocatori cari e sbagliati, contratti troppo onerosi anche per quelli “giusti”, Buffon e Del Piero tanto per far nomi, che significano adesso zavorra morsale e materiale nell’operazione di riassestamento del bilancio.
La maledizione del "prestito oneroso"
Il consiglio d’amministrazione della finanziaria che detiene la
maggioranza delle azioni bianconere ha parlato di 48 milioni da spendere
in estate, se si debbono rispettare i prestiti. Che poi
sono prestiti solo formalmente, perché si tratta di impegni di acquisto.
Prestiti onerosi si chiamano, ultima trovata del nostro calcio per
trasferire una uscita grossa sul bilancio successivo. Il calciatore
gioca in prestito, ma è deciso che a campionato finito il club A deve
acquistarlo dal club B per una certa cifra.
Quagliarella,
Pepe e Matri sono prestiti onerosi, il primo costerà ancora 10 milioni e
mezzo, per arrivare alla valutazione fissata con il Napoli in 15
milioni, e ci sarà forse un qualche contenzioso perché ha patito un
incidente di gioco gravissimo (ma con la maglia bianconera). Il secondo
costerà ancora 9 milioni (uno già versato), il terzo costerà in utto18
milioni. Aquilani ne costerebbe 16 ma è prestito puro, à l’ancienne, il
Liverpool dovrà riprenderselo. Nel totale di 48 milioni ci
sono altri spiccioli. E la mancata qualificazione per la Champions
League significa una entrata in meno di 25 milioni.
Intanto che incombe,
felicemente e onerosamente incombe il nuovo stadio di proprietà del
club, novità quasi assoluta per l’Italia: inaugurazione in autunno, ma
quale squadra offrire, oltre che agli sponsor, ai tifosi che dovranno
popolarlo con le famiglie facendo shopping, andando al ristorante,
insomma motivando il vasto progetto anche extracalcistico?
Il club ha perso fascino
Il tutto con un allenatore, Del Neri, praticamente sfiduciato, il che comporta conseguenze quanto meno morali anche
per chi con Del Neri è arrivato dalla Sampdoria, cioè Marotta direttore
generale. E con la sensazione che il club non abbia più l’appeal di una
volta: nel mercato estivo 2010 tre calciatori, cioè Di Natale
dell’Udinese, Burdisso della Roma e Borriello liberato dal Milan e
sedotto dalla Roma, hanno rifiutato la Juventus: ancora pochissimi anni
fa sarebbe stato inconcepibile.
Per finire: il presidente Andrea Agnelli promette (o
minaccia?) finanza impeccabile, nessun faraonismo, nessuna follia. Sul
piano amministrativo in effetti lui è ineccepibile. Sul piano tecnico si
è fidato, ha “ereditato”, e così via Trezeguet per prendere Toni, Diego
mollato e Felipe Melo confermato, Amauri tenuto a bagnomaria e poi
smistato al Parma dove ha rirpeso a segnare, magari appoggiandosi a
Giovinco che doveva essere il nuovo Del Piero nella Juve e che sta al
Parma pure lui. E nessuna scusa per gli infortuni: sono
un’aggravente, non un’attenuante. Per tutti.
Gli errori adesso appaiono molto ma molto evidenti, i critici
abbondano, tanti erano gli stessi che l’estate scorsa, alla fine del
mercato, hanno pronosticato grande Juve. Per tentare di avere una
Juventus 2011-12 subito competiva “alta” ci vorranno 100 milioni, e
senza garanzia di investirli bene. Intanto i casi di Buffon (non è più
lui; normale) e Del Piero (idem) sarannno gonfiati e imbarazzanti o
sgonfiati e inquinanti. Davvero è difficile vedere il sereno imminente.
Andrea Agnelli non può essere il nipote fantasista e munifico di Gianni
Agnelli, altri tempi e se si vuole altra Fiat. La sola fortuna attuale
della Juventus è la crisi cronica del Torino, che vivacchia in serie B e
non coglie l‘occasione di prendersi tutta la città.
Ma sbaglia chi si compiace della crisi bianconera. A parte il fatto
che l’egemonia milanese non può fare del gran bene al nostro calcio,
viste le sue scaturigini, se la Juve diventa piccola diventa più piccolo
tutto il mondo nostro del pallone, ai fasti statistici e alla forza
sentimentale della Juve assai legato. E il fatto che dopo la terza
sconfitta consecutiva, quella contro il Milan (la settima del 2011) i
tifosi bianconeri abbiano invocato Luciano Moggi è molto semplicemente
terribile e vergognoso: per tutti.