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martedì 08 ottobre 2024
 
 

Juventus, il piatto piange

06/03/2011  Qualche soldo in meno e qualche errore in più. L'ex squadrone langue. Le vecchie glorie pesano e l'allenatore...

La crisi della Juventus è di natura così varia, così composita che si stenta a inquadrarla, a sistemarla in parametri usuali. A Torino c’è pure chi la lega alla Fiat: legare la Juventus alla Fiat non è una novità, diremmo che è fisiologia, ma la Fiat di Elkan e di Marchionne non è la Fiat di Gianni Agnelli. Non è neanche quella di Romiti e di Fresco, capi Fiat che dovevano fare economie. E semplicemente una Fiat che si sta spostando negli Usa, che ha nuove prospettive produttive e finanziarie, e che si slega comunque da Torino, poco alla volta ma seguendo una linea ormai definita.

     Però la crisi della Juventus non può essere spiegata soltanto con una Fiat diciamo nuova e sparagnina. Perché sono stati spesi molti soldi, dal 2007 del ritorno in serie A dopo Calciopoli, e dunque la crisi ha radici negli errori, banali se si vuole: acquisto di giocatori cari e sbagliati, contratti troppo onerosi anche per quelli “giusti”, Buffon e Del Piero tanto per far nomi, che significano adesso zavorra morsale e materiale nell’operazione di riassestamento del bilancio.

La maledizione del "prestito oneroso"

      Il consiglio d’amministrazione della finanziaria che detiene la maggioranza delle azioni bianconere ha parlato di 48 milioni da spendere in estate, se si debbono rispettare  i prestiti. Che poi sono prestiti solo formalmente, perché si tratta di impegni di acquisto. Prestiti onerosi si chiamano, ultima trovata del nostro calcio per trasferire una uscita grossa sul bilancio successivo. Il calciatore gioca in prestito, ma è deciso che a campionato finito il club A deve acquistarlo dal club B per una certa cifra

     Quagliarella, Pepe e Matri sono prestiti onerosi, il primo costerà ancora 10 milioni e mezzo, per arrivare alla valutazione fissata con il Napoli in 15 milioni, e ci sarà forse un qualche contenzioso perché ha patito un incidente di gioco gravissimo (ma con la maglia bianconera). Il secondo costerà ancora 9 milioni (uno già versato), il terzo costerà in utto18 milioni. Aquilani ne costerebbe 16 ma è prestito puro, à l’ancienne, il Liverpool dovrà riprenderselo. Nel totale di 48 milioni  ci sono altri spiccioli. E la mancata qualificazione per la Champions League significa una entrata in meno di 25 milioni.

     Intanto che incombe, felicemente e onerosamente incombe il nuovo stadio di proprietà del club, novità quasi assoluta per l’Italia: inaugurazione in autunno, ma quale squadra offrire, oltre che agli sponsor, ai tifosi che dovranno popolarlo con le famiglie facendo shopping, andando al ristorante, insomma motivando  il vasto progetto anche extracalcistico?

 

Il club ha perso fascino

     Il tutto con un allenatore, Del Neri, praticamente sfiduciato, il che comporta conseguenze quanto meno morali  anche per chi con Del Neri è arrivato dalla Sampdoria, cioè Marotta direttore generale. E con la sensazione che il club non abbia più l’appeal di una volta: nel mercato estivo 2010 tre calciatori, cioè Di Natale dell’Udinese, Burdisso della Roma e Borriello liberato dal Milan e sedotto dalla Roma, hanno rifiutato la Juventus: ancora pochissimi anni fa sarebbe stato inconcepibile.

    Per finire: il presidente Andrea Agnelli promette (o minaccia?) finanza impeccabile, nessun faraonismo, nessuna follia. Sul piano amministrativo in effetti lui è ineccepibile. Sul piano tecnico si è fidato, ha “ereditato”, e così via Trezeguet per prendere Toni, Diego mollato e Felipe Melo confermato, Amauri tenuto a bagnomaria e poi smistato al Parma dove ha rirpeso a segnare, magari appoggiandosi a Giovinco che doveva essere il nuovo Del Piero nella Juve e che sta al Parma pure lui. E nessuna scusa per gli infortuni: sono un’aggravente, non un’attenuante. Per tutti.

     Gli errori adesso appaiono molto ma molto evidenti, i critici abbondano, tanti erano gli stessi che l’estate scorsa, alla fine del mercato, hanno pronosticato grande Juve. Per tentare di avere una Juventus 2011-12 subito competiva “alta” ci vorranno 100 milioni, e senza garanzia di investirli bene. Intanto i casi di Buffon (non è più lui; normale) e Del Piero (idem) sarannno gonfiati e imbarazzanti o sgonfiati e inquinanti. Davvero è difficile vedere il sereno imminente.

    Andrea Agnelli non può essere il nipote fantasista e munifico di Gianni Agnelli, altri tempi e se si vuole altra Fiat. La sola fortuna attuale della Juventus è la crisi cronica del Torino, che vivacchia in serie B e non coglie l‘occasione di prendersi tutta la città.

Ma sbaglia chi si compiace della crisi bianconera. A parte il fatto che l’egemonia milanese non può fare del gran bene al nostro calcio, viste le sue scaturigini, se la Juve diventa piccola diventa più piccolo tutto il mondo nostro del pallone, ai fasti statistici e alla forza sentimentale della Juve assai legato. E il fatto che dopo la terza sconfitta consecutiva, quella contro il Milan (la settima del 2011) i tifosi bianconeri abbiano invocato Luciano Moggi è molto semplicemente terribile e vergognoso: per tutti.

 
 
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