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Un incontro commovente, durato quasi un’ora. È quello che ha visto papa Francesco incontrare a Santa Marta un piccola delegazione raccolta intorno a Bentolò Doré, il ragazzo camerunense sopravvissuto ai lager libici che aveva coraggiosamente cercato di salvare la vita al suo amico Sami, torturato e morto per le conseguenze delle torture nel carcere di Zawiyah. Con lui anche il cappellano della nave della Ong Mediterranea Saving Humanche lo aveva salvato in mezzo ai flutti al largo delle coste libiche, don Mattia Ferrari, e un piccola delegazione fiorentina che si prende cura del giovane, con Lorenzo Lisci e Marluce Tedeschi, oltre all’inviato di Avvenire Nello Scavo, firma del quotidiano e autore di numerose inchieste sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, tra i primi a svelare i traffici di uomini in Libia sulle rotte dei migranti. Don Mattia in circostanze fortuite riuscì a comunicare attraverso un telefonino che i carcerati avevano nascosto nella prigione col giovane cristiano Sami e a dargli l'estrema unzione. C'era anche Luca Casarini, già attivista no global e capo missione della nave Mar Jonio che nel 2019 ha recuperato 49 migranti al largo delle coste libiche, poi fatte sbarcare a Lampedusa. «Grazie per quanto hai fatto per Sami», ha detto Francesco a un Bentolo visibilmente emozionato. Il Papa, che vuole informarsi continuamente sulle condizioni dei profughi che approdano dal deserto alle coste del Maghreb, scosso dai drammi che si consumano quotidianamente dove vengono concentrati i profughi, aveva definito questo giovane camerunense "il Cireneo" perché aveva accompagnato l'amico fino agli ultimi istanti della sua vita terrena, cercando di alleviarne le sofferenze.
Avevamo già raccontato il suo incontro con don Mattia a Firenze. Lui, davanti al pontefice, si è schermito: «Non è possibile che un uomo grande come il Papa possa incontrare un piccolo profugo come me». Ma Francesco ha risposto: «tu sei un grande uomo, perché hai provato con tutte le tue forze a salvare un altro uomo». «Hai un lavoro?», ha proseguito Bergoglio. E lui: «Ancora no, ma nella vita vorrei fare quello che altri hanno fatto per me, salvare la vita di tanti uomini e donne». C’era anche suor Adriana con una piccola rappresentanza di ragazzi che abitavano una casa occupata di Roma. Papa Francesco segue con dolore e profonda attenzione le vicende che si svolgono in Libia e sul confine Tunisino. Sono state mostrate anche le tragiche foto di uomini, donne e bambini morti nella terra di nessuno che separa la Libia dalla Tunisia, il Paese che ha appena firmato un patto con l'Unione europea per trattenere, in cambio di aiuti per 105 milioni di euro, i profughi provenienti dalle traversate subsahariane, diretti in Europa.



