Immaginate il Teatro greco di Siracusa, le sue solenni e millenarie architetture intrise di storia e tradizione, i capolavori dei classici messi in scena da grandi attori, registi, scenografi, costumisti... E all’improvviso, in mezzo a tutto ciò, sbucano Ficarra e Picone. Sì, quelli di Striscia la notizia, quelli del film L’ora legale, quelli di Zelig... Insomma, quei due che ci fanno ridere e divertire prendendosi in giro. Che ci fanno qui, nel tempio della cultura? Semplice: sono i protagonisti delle Rane di Aristofane, in programma dal 29 giugno 2017 nell’ambito del Ciclo di rappresentazioni classiche. La notizia merita di essere approfondita, così li abbiamo incontrati negli studi di Mediaset, scoprendo che la loro presenza al Teatro greco, lungi dall’essere un “errore”, è il coerente sviluppo della loro carriera...
Come è nata questa idea?
FICARRA - «È tutta colpa del regista, Giorgio Barberio Corsetti, e del direttore artistico del Ciclo di spettacoli classici, Roberto Andò. Già negli anni passati ci avevano cercato, ma avevamo altri impegni, mentre quest’anno è capitato al momento giusto».
La vostra reazione?
PICONE - «Ci piaceva il progetto in generale, poi il fatto che si trattasse di portare in scena Le rane di Aristofane, che avevamo già letto, ci ha convinti ancora di più. Credo che il regista voglia esaltare la dimensione di commedia dell’opera, la risata, la discussione...».
Ho letto che uno di voi sarà il dio Dioniso e l’altro il servo Xantia...
PICONE - «Secondo te, chi farà il dio e chi il servo? (Picone sarà il servo, Ficarra il dio, ndr). Hanno deciso così...».
FICARRA - «Noi non c’entriamo niente, non si può dire che io abbia telefonato prima per raccomandarmi...».
Hai pagato una mazzetta?
PICONE - «È certamente possibile».
FICARRA - «Sono tutte illazioni».
PICONE - «Fatto sta che io reggerò i suoi bagagli per tutta la commedia, essendo il suo servo... Anche se lui sarà un dio piuttosto imbranato, mentre il servo si dimostrerà più intelligente e si prenderà gioco del dio».
Questo doppio ruolo si presta alla dinamica comica che esiste fra di voi...
FICARRA - «È una dinamica tipica delle coppie, infatti alcuni momenti della commedia ci appartengono totalmente. Comunque siamo tranquilli: se andrà bene, sarà merito nostro, se andrà male, sarà colpa del regista».
Comunque vada sarà un successo, insomma. Rane parla di una città in decadenza a causa della corruzione: ogni riferimento è puramente casuale?
PICONE - «Dipenderà dal regista, ma un classico è tale perché ha qualcosa da dire agli uomini di ogni tempo».
Nell’opera di Aristofane tragico e comico si mescolano sempre: una caratteristica molto vostra, che attraversa tutto quello che fate...
FICARRA - «C’è sempre un sottile confine fra tragico e comico. Pino Caruso diceva che il cabaret è quella cosa per cui ci sarebbe da piangere e invece si ride. Il nostro film Il 7 e l’8 è un dramma, ma dai risvolti comici».
PICONE - «Anche il nostro ultimo film, L’ora legale, affronta temi seri, molto seri, su cui troviamo modo di ridere».
FICARRA - «La sfida è trovare la giusta alchimia fra le due dimensioni».
Vi aspettavate un successo del genere per L’ora legale?
FICARRA - «Siamo contenti che sia piaciuto, perché abbiamo proposto un finale non consolatorio, aperto agli interrogativi e all’impegno. La gente poteva non capire, invece ne è stata stimolata, aveva bisogno di discutere e lo ha fatto soprattutto sui social».
PICONE - «È stata una bella soddisfazione perché, in fondo, sul banco degli imputati c’eravamo tutti. Abbiamo posto la domanda: quanto siamo responsabili del marcio?».
Quindi l’italiano medio si è identificato, si è riconosciuto...
FICARRA - «Tutti noi ci siamo abituati a una dose di illegalità...».
PICONE - «Che non riconosciamo più! Il film comincia con una folla di indignati che non sopporta più la disonestà, ma poi scopre che essere onesti è difficile quando tocca il nostro orticello».
Mettiamo in la le cose che fate: lm come questo, Striscia la notizia che ormai è una trasmissione di denuncia, ora Le rane di Aristofane... Non manca mai l’impegno civile...
FICARRA - «Prima di registrare qui a Striscia ci diciamo: “Mettiamo la bandiera dei pirati e andiamo controvento!”. Andiamo a scovare quello che non va».
PICONE - «Quello che ci piace del Tg satirico è la possibilità di mescolare la risata e la presa in giro con un’inchiesta sull’inquinamento o la denuncia di uno spreco o di un sopruso. Antonio Ricci ci ricorda sempre che non dobbiamo prenderci troppo sul serio, il nostro modello è il Gabibbo».
Lavorate spesso a Milano, ma siete rimasti legati alla vostra terra.
PICONE - «È così, infatti viviamo entrambi a Palermo».
Avete creato anche una vostra Onlus, Maredolce...
FICARRA - «Si occupa prevalentemente di bambini. Abbiamo scelto di non donare soldi, ma di procurare quello di cui c’è necessità: un macchinario o la ludoteca per l’Ospedale dei bambini di Palermo, un’aula di ascolto al Tribunale dei minori... E poi manteniamo un legame per monitorare il buon funzionamento di ciò che abbiamo donato».
PICONE - «E se ci sono problemi, vogliamo essere avvisati».
Qual è il segreto per andare d’accordo per tanti anni?
PICONE - «La disistima reciproca. Io non ho nessuna stima di lui e lui, per fortuna, nessuna di me. È la cosa peggiore che potesse capitarmi».
(foto Ansa)