«Grazie, prego, grazie prego scusi…». Così cantava Celentano, tanti anni fa. Il Papa l'ha detto più volte. Se imparassimo a dire grazie, per favore, scusa, è permesso, cambierebbero le giornate in famiglia. Non solo: sul lavoro, in politica, nella comunicazione.
Per questo suonano eccezionali e diversissimi, due esempi della diserta opzione “chiedere scusa”. Quello nostrano: un grande cantautore come Antonello Venditti sbraita impudentemente contro una ragazza che urla versi al suo concerto. Ci sta, il palco è faticoso e a una certa età lo reggi meno, poi la maleducazione di troppi millennials te la suscita, la sfuriata. Solo che si trattava di una ragazza particolare, con una disabilità mentale che non si poteva e non si doveva contenere. Vabbè che senza una retromarcia improvvisa sarebbe stato impalato sull’altare del politically correct, ma quel che stupisce è che Venditti è stato sincero. Le sue parole di scuse non un proforma, una serie di giustificazioni, ma un toccante, verissimo «ho sbagliato». Così facile e liberante, così raro. E che ha convinto subito la famiglia della ragazza, che continua ad essere sua fan.
Altro mondo, altra colpa e altre conseguenze. Ma non si è fatta abbastanza attenzione all’importanza delle dichiarazioni di Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook. Uno degli uomini più potenti al mondo. Dirompenti, anche politicamente rilevanti, in piena campagna elettorale americana. Signori, abbiamo chinato il capo, ha ammesso, abbiamo scelto di sottostare a richieste, pressioni del governo degli Stati Uniti sui contenuti Covid e censurando la verità per quanto riguarda l’inchiesta sul figlio di Joe Biden, Hunter. Scusate se è poco. Affermare coram populo: «abbiamo sbagliato» e inficiare la credibilità del più potente social network, non solo è coraggioso e giusto, è benefico, perché ricorda che i social non sono piattaforme del tutto libere, non diffondono per missione la verità. Non lo faremo più, abbiamo sbagliato, è comunque una presa di coscienza, una tensione a cambiare.
Gli odiatori da tastiera hanno immediatamente pensato a una virata politica, una strizzatina d’occhio alla corsa di Trump. Ma non è credibile, proprio quando Trump cade nei sondaggi e si innalza alle stelle un’altra democratica, vice dello stesso Biden, la Harris. Forse semplicemente Zuckerberg si è vergognato di millantare trasparenza cristallina e indipendenza dai poteri forti non reali, anche se è da sempre democratico. «Ho sbagliato».
A pensarci bene, è quel che l'educazione cattolica propone come metodo a tutti, quando partecipiamo alla Santa Messa, quando ripetiamo a Dio e ai fratelli «confesso di aver molto peccato», cioè sbagliato. O quando entriamo in un confessionale e ci è chiesto di recitare «propongo di non offendere, di fuggire le occasioni prossime di peccato». Nessuna garanzia, continueremo a sbagliare, anzi, a peccare. Che innanzitutto è «che peccato!», che spreco della mia intelligenza e del mio tempo. Ma possiamo continuare a chiedere perdono. E sapendo che Dio è misericordioso, imparare da perdonati a chiedere scusa.