«La guerra è un grave affronto alla dignità umana e non ha posto nel nostro continente». I vescovi del Mediterraneo riuniti a Firenze rispondono così, con le parole del cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo del Lussemburgo e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell'Unione europea (Comece), alla notizia dell’invasione russa piombata nella notte sui loro lavori. Da Kiev arriva la notizia che Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, si è dovuto rifugiare in un sotterraneo della Cattedrale della Resurrezione per sfuggire ai bombardamenti, definiti «intesi» sulla capitale. E non si sono interrotti i colloqui con monsignor Vitalij Kryvyc'kyj, l’altro vescovo cattolico di Kiev che avrebbe dovuto partecipare ai lavori di Firenze e che invece aveva fatto sapere che preferiva rimanere accanto al suo popolo nelle ore drammatiche che stavano precedendo l’invasione.
Entrambi fanno sapere che le chiese metteranno a disposizione edifici e aiuti umanitari e cercheranno di sostenere in ogni modo la popolazione.
Intanto in Italia i vescovi che stanno discutendo di Mediterraneo frontiera di pace, dicono chiaramente, con le parole del cardinale Giuseppe Betori, che «occorre evitare in ogni modo che la religione alimenti le ragioni della guerra, e questo si fa solo quando essa non si trasforma in fondamentalismo, e non si diventa strumento del populismo e del nazionalismo». Il cardinale, invitando tutti a pregare per la pace «dono di Dio» ha ribadito che «la religione non può servire alla guerra e va rifiutata ogni pretesa annessiva della religione da parte di qualsiasi potere politico».
Dal canto suo monsignor Antonino Raspanti, vice presidente della Cei, ha dichiarato che è un bene che «l'Unione europea voglia essere presente in una maniera netta, chiara e precisa in questa crisi, nell’ottica della costruzione della pace». Difficili i rapporti con le Chiese ortodosse, in questo frangente, Chiese che «probabilmente in questo momento si troveranno su parti avverse, e questo fa soffrire», ha aggiunto il vescovo di Acireale.
E mentre si moltiplicano gli appelli alla preghiera, ancora il presidente dei vescovi europei (Comece) chiede una «de-escalation della situazione e un piano di accoglienza per quanti lasciano il Paese e cercano protezione internazionale». Oggi, conclude il cardinale Hollerich, «la pace in tutto il continente europeo e oltre si trova ad affrontare una seria minaccia. L'escalation delle azioni militari della Federazione Russa in Ucraina aprono lo scenario allarmante di un conflitto armato che causa orribili sofferenze umane, morte e distruzione. Abbiamo visto stamattina che c'è gente che pensa che lo scontro anche armato possa essere la risposta ai problemi: noi no. Noi pensiamo che in questa grande diversità del Mediterraneo è necessario ascoltarci, parlare insieme, avere un dialogo aperto. Solo questo può costruire le città dell'avvenire».