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lunedì 09 settembre 2024
 
PERSECUZIONI
 

La via crucis dei cristiani in Nicaragua, restrizioni alla libertà di culto, processioni vietate

11/03/2023  Dopo l’espulsione delle organizzazioni che accudivano i poveri come le suore della Carità e la condanna per il vescovo Álvarez, adesso è la fede manifestata nelle piazze a essere messa sotto processo del generale sandinista

“Quest’anno la Via Crucis la faremo all’interno della chiesa, senza uscire fuori dal tempio. Evitiamo di fare commenti, per l’amor di Dio”. Il video di fine messa di uno dei tanti parroci di Managua con l’invito a non manifestare per le strade la propria fede, corre veloce sui social.

La preghiera del sacerdote a evitare critiche, non è per sfuggire a un fastidioso chiacchiericcio, ma per sottrarsi al carcere. Siamo in Nicaragua dove il vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez, per dire quello che pensa, sta scontando 26 anni di reclusione con l’accusa di “traditore della patria” dopo aver rifiutato di essere esiliato, privato della nazionalità e trasferito negli Stati Uniti insieme a 222 prigionieri politici. Cinque giorni dopo altre 94 persone sono state dichiarate "traditrici della patria", senza processo, tra cui attivisti per i diritti umani, giornalisti e politici. È pericoloso fare critiche ai governanti o parlare di carenze sociali in Nicaragua poiché si è additati come antigovernativi, rischiando il carcere o l’espulsione.

L’ultimo atto è il divieto delle processioni tradizionali che ogni anno, in occasione della Quaresima e nella Settimana Santa, attraversavano il Paese, un evento di fede popolare che rappresenta il culmine delle tradizioni cristiane. In America Latina la processione della Settimana Santa coinvolge migliaia di persone, dai piccoli villaggi alle grandi metropoli. Un rito di origine spagnola adottato dai cristiani del continente americano e celebrato con un’attesa grande. Una preparazione che coinvolge adulti e bambini. Sono in tanti a prepararsi durante l’anno scegliendo chi porterà le vesti del centurione, chi delle donne che accompagnavano il corteo nelle varie stazioni e chi sarà Gesù.

Diversamente dall’Europa, dove tutto avviene nelle chiese e nelle cattedrali, in Nicaragua come negli altri Paesi dell’America Latina, è tra le strade e le piazze cittadine che si contemplano le sofferenze del Cristo che cade e si rialza in mezzo ai poveri, ai passanti, alla gente distratta e ai fedeli che seguono il lungo corteo meditando gli ultimi momenti della vita del Signore. Ma quest’anno non sarà possibile nel Paese di Ortega. Siamo nel bel mezzo di una persecuzione. La “Via Crucis” del Nicaragua continua, stazione dopo stazione, con divieti che impongono restrizioni alla libertà di culto ordinate dal presidente Daniel Ortega e dalla consorte, Rosario Murillo. Il governo Ortega, al potere da più di 16 anni, quando assieme a un gruppo di combattenti liberò il paese dalle mani del dittatore Anastasio Somoza, si è trasformato in un regime asfissiante.

“Ai tempi di Somoza non ci impedirono di pregare in piazza”, commenta una donna nelle strade della capitale. Lo fa sottovoce perché la libera opinione non è più presente nel Paese centramericano. Dopo l’espulsione delle organizzazioni che accudivano i poveri come le suore della Carità e la condanna per il vescovo Álvarez, adesso è la fede manifestata nelle piazze a essere messa sotto processo del generale sandinista. Il fratello del presidente Ortega, Humberto, ex capo dell’esercito e generale, ha invitato tutti alla riconciliazione, un appello che si teme cadrà nel vuoto. Daniel Ortega ha bollato come "terroristi" i vescovi che hanno fatto da mediatori di un dialogo con cui si cercava una soluzione alla crisi che il Paese sta vivendo dall'aprile 2018, mentre il suo governo ha incarcerato la maggior parte dei potenziali candidati che avrebbe dovuto affrontare nelle elezioni del 2021. Una persecuzione in cui il leader che indossa il cappellino con la bandiera nazionale bianca e blu sembra divertirsi a sfidare tutti, anche la Chiesa, definendola una “mafia” che non lascia la libertà di eleggere il suo rappresentante al popolo dei fedeli. Lui, ex studente in un istituto cattolico e guerrigliero del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, sposato con la potente vicepresidente del Nicaragua, Rosario Murillo, che chiese la benedizione del vescovo di Managua una volta salito al potere per la prima volta. Era il 4 novembre 1984. Iniziava un periodo di sogni oggi diventati un incubo.

 
 
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