Lampedusa ricorda padre Giuseppe Policardi nel momento solenne della traslazione del corpo iniziato al cimitero di Cala Pisana e con una processione dalla chiesa di San Gerlando al Santuario della Madonna di Porto Salvo, il santuario più a Sud d’Europa che un tempo come spiegava lo stesso padre Policardi era diviso in due per permettere ai fedeli di fede cristiana e musulmana di pregare nello stesso luogo di culto.
Nato a Lampedusa, all’età di undici anni il piccolo Giuseppe veste l’abito da francescano dopo un piccolo soggiorno a Salerno e arriva nel collegio dei frati minori a Montevago. Dopo il seminario diocesano ad Agrigento il sogno di diventare “parroco della sua terra” è pronto per realizzarsi. Un anno dopo la sua ordinazione a sacerdote avvenuta il 25 settembre 1949 padre Giuseppe Policardi sarà per 48 anni, quasi mezzo secolo, fino al giorno della sua morte, il 12 giugno 1998, il parroco di Lampedusa e rettore del Santuario.
«Operava in silenzio per il bene degli isolani, aveva una lista con i malati da visitare che trovammo dopo la sua morte. Durante la sua malattia soffriva perché gli mancava il contatto con la sua gente», racconta Fortunato Policardi, 71 uno dei tanti familiari di padre Giuseppe che oggi ne custodiscono la memoria attraverso l’associazione Padre Policardi e la casa museo in cui viveva il sacerdote e dove in questi giorni è possibile visitare la mostra fotografica che ripercorre la sua vita.
Nel 1951 padre Giuseppe partecipò al primo concorso magistrale del dopoguerra per abilitarsi all’insegnamento e proprio a Lampedusa inaugurò la prima scuola materna parrocchiale. Per stare vicino ai suoi ragazzi diede vita al cinema parrocchiale Gaudium, un luogo di riferimento per tanti giovani.
Le spoglie di padre Giuseppe Policardi saranno accolte nella cappella votiva del Santuario della Madonna di Porto Salvo, il luogo che padre Giuseppe fece conoscere al mondo intero curandone i giardini, dall’architettura del verde all’innaffiare i fiori, difendendo con diversi interventi la macchia Mediterranea dell’isola. Quella che era una piccola chiesetta di campagna diventò attraverso la sua opera un santuario con annesso un hortus conclusus, il giardino di Lampedusa. Nel 1989 con il vescovo Luigi Bommarito quella chiesetta che da sempre custodiva storie e leggende avrà il titolo di Santuario.
In un’intervista a Linea Verde del 30 dicembre 1990 padre Giuseppe descriveva quel giardino come un prodigio della natura: «che parla di semplicità, bellezza, di cuore aperto» contro «la malignità del presente, l’inquinamento».
Gli ultimi anni della sua vita furono attraversati da una grave malattia. In una lettera ritrovata dai familiari scriveva a una donna lampedusana «Sto soffrendo tanto, non solo per la mia malattia, ma anche per il distacco da voi, che ancora sarà lungo». Padre Giuseppe Policardi per 48 anni è stato “u parrinu” amato dai lampedusani che oggi vivono il momento della traslazione del corpo con grande commozione.
A quel tempo a Lampedusa non c’era l’emergenza sbarchi, ma i pochi migranti che arrivavano venivano accolti da lui nella “Casa della fraternità”. L’accoglienza a Lampedusa è storia antica, fatta di amore, speranza e carità.