I Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme esprimono la loro "forte condanna" per "gli attacchi aerei israeliani" alla chiesa di San Porfirio a Gaza, che offriva rifugio a 411 persone e in cui hanno perso la vita 18, tra cui nove bambini e 5 membri dello staff di Caritas Gerusalemme, sottolineano che non lasceranno la Striscia.
"Nonostante la devastazione causata alle nostre e ad altre istituzioni sociali, religiose e umanitarie, restiamo comunque pienamente impegnati ad adempiere al nostro sacro e morale dovere di offrire assistenza, sostegno e rifugio a quei civili che vengono da noi in un bisogno così disperato.
Si legge nel comunicato: “l'ultimo caso di civili innocenti feriti o uccisi a causa di attacchi missilistici contro altri rifugi. Tra questi ci sono scuole e ospedali dove le persone si sono rifugiati perché le loro case sono state demolite durante l'incessante campagna di bombardamenti condotta contro le aree residenziali di Gaza nelle ultime due settimane”. I religiosi cristiani, “nonostante la devastazione”, restano impegnati a compiere il loro “sacro e morale dovere di offrire assistenza, sostegno e rifugio a quei civili che si rivolgono a noi in un bisogno così disperato”. Una missione cristiana che non verrà abbandonata, “anche di fronte alle incessanti richieste militari” di evacuare le istituzioni caritative e le case di culto, “perché non c'è letteralmente altro posto sicuro a cui questi innocenti possano rivolgersi”.
Anche di fronte alle incessanti richieste militari di evacuare le nostre istituzioni di beneficenza e i nostri luoghi di culto, non abbandoneremo questa missione cristiana, perché non c'è letteralmente nessun altro posto sicuro al quale questi innocenti possano rivolgersi", affermano in una nota che è supportata anche da Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, in questi giorni a Gerusalemme per esprimere solidarietà alle Chiese colpite, dall'ospedale anglicano allo stabile della chiesa ortodossa.