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domenica 16 novembre 2025
 
intervista
 

Lino Banfi e l’Unesco: «Dal Vaticano mi hanno fatto i complimenti»

16/02/2019  Dopo la nomina del governo, il nonno d’Italia illustra il suo programma: «Spingerò il dossier su Canosa di Puglia». E risponde col sorriso alle critiche: «I miei amici cardinali sono rimasti contenti. Io grillino? Guardo alle persone. Di Maio è un bravo ragazzo. Come Veltroni che sostenni nel 2001 anche se non ero simpatizzante del suo partito»

«Ma lo sa che circola una vignetta con la Merkel che dice: “Ti spezzo la noce del capocollo” e Macron che ride: “Però, lo imiti proprio bene Lino Banfi, eh”?».

Ormai è una star internazionale.

«Ridono per le mie battute, non mi dispiace».

Le critiche invece sì.

«Un po’ me le aspettavo perché la mia nomina è stata decisa da un governo che non è molto gradito ad alcuni politici e intellettuali. Ma cosa ci posso fare? Io sono un attore del popolo e se le istituzioni chiamano, di qualunque partito siano, io non mi sottraggo».

L’annuncio di Luigi Di Maio è arrivato il 22 gennaio scorso, nel bel mezzo dei festeggiamenti pentastellati per il reddito di cittadinanza: «Abbiamo individuato Lino Banfi perché rappresenti l’Italia nella Commissione per l’Unesco. L’abbiamo fatto patrimonio dell’Unesco». Il Ministero dello Sviluppo economico ha dovuto correggere: Banfi sarà soltanto membro della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, referente per la comunicazione, per la precisione. L’attore della commedia all’italiana. Il già brigadiere Pasquale Zagaria «che ama la moglie e la polizia» (1973), Oronzo Canà «allenatore nel pallone» (1984), il «Commissario Lo Gatto» (1986) e infine, nonno Libero (in tivù dal 1998). Amico degli ultimi tre papi («Adesso mi racconti tutta la sua vita», gli disse Ratzinger quando lo incontrò), Cavaliere di Gran Croce, la massima onorificenza repubblicana, e dal 2000 ambasciatore dell’Unicef.

I titoli non le mancano.

«Prima di accettare, a Di Maio e al ministro Bonisoli, l’ho detto chiaro e tondo: se bisogna parlare inglese, cari reghezzi, devo rinunciare. Se serve la laurea io ho solo quella ad honorem in Scienze della comunicazione dell’Università San Cirillo di Malta. Quando me la consegnò, il rettore mi disse di aver imparato a fare il nonno seguendo Un medico in famiglia in Tv».

Magari il nonno diventerà patrimonio mondiale dell’umanità.

«Perché no?».

Salvini ha detto che al suo posto era meglio Andrea Bocelli, perché è più conosciuto all’estero.

«Non c’entra niente, io sono nazionalpopolare. Questa è la commissione italiana per l’Unesco. Il presidente Franco Bernabè mi ha fatto i complimenti e mi ha detto: “Ci voleva uno come te per far conoscere quello che fa l’Unesco che molti non sanno nemmeno cosa sia”».

Hanno detto pure che lei ce l’ha con i “plurilaureati”.

«Ma scherziamo? Io abito a Roma, vicino a piazza Bologna, che è una zona universitaria. Quando vado a prendere il caffè incontro tanti giovani studenti. Mi chiedono un selfie, mi abbracciano, mi chiamano nonno Libero. E io gli dico sempre: “Reghezzi miei, studiate, laureatevi, non fate come me che non ho avuto la possibilità di farlo”».

Luigi Di Maio (32 anni), vice premier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, con Lino Banfi (82) durante l'evento del Movimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza del 22 gennio scorso (Ansa)
Luigi Di Maio (32 anni), vice premier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, con Lino Banfi (82) durante l'evento del Movimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza del 22 gennio scorso (Ansa)

Cosa farà nella Commissione Unesco?

«Ho telefonato a Pupi Avati, che già ne fa parte, e gli ho chiesto qualche delucidazione. Lui mi ha risposto: “Lino mio, io sono lì da due anni ma non mi hanno mai chiamato”. Comunque, per cominciare, spingerò il dossier su Canosa di Puglia, la mia città».

Non è che l’accuseranno di campanilismo?

«Ma la candidatura è in piedi da anni. Canosa è una città meravigliosa, ha 2400 anni di storia, ci sono tombe greche ed etrusche, tesori d’epoca romana. Così i miei concittadini si daranno ancora più da fare. A Matera sono stati bravissimi e adesso è capitale europea della cultura».

Ha già qualche richiesta da perorare all’Unesco?

«L’altro giorno mi ha chiamato una signora che rappresenta i produttori di Prosecco in Veneto e mi ha chiesto se non è il caso di valorizzarlo visto che è bevuto in tutto il mondo ed è uno dei simboli del Made in Italy nel mondo esattamente come la pizza. E poi vorrei “organizzare” un gemellaggio tra le olive taggiasche della Liguria e le olive celline del Salento, rigorosamente senza nocciolo però altrimenti salta qualche dente».

Dovrà sostituire Folco Quilici, lo sa?

«Un grandissimo. Ero affascinato dai suoi documentari, soprattutto quelli sul mare, io non so nuotare. Però non so se il mio ruolo sarà lo stesso del suo». Chi l’ha chiamata per farle i complimenti? «I miei colleghi quasi tutti. Gigi Proietti, Diego Abatantuono ci ha scherzato su, Renzo Arbore era commosso».

Ma adesso alle prossime elezioni voterà per il Movimento 5 Stelle?

«Non lo so. Io sono stato sempre moderato con una simpatia per il centrodestra e per Berlusconi. Però i partiti non mi interessano, guardo alle persone. Di Maio è stato molto carino con me. È molto più maturo dell’età che ha. Molti dimenticano che nel 2000 alle elezioni per il comune di Roma ho dato una mano a Walter Veltroni, una brava persona, di grande cultura. Andavo in giro a dire: “Questo reghezzo bisogna votarlo anche se del suo partito non me ne frega niente”».

Il ministro Di Maio è un suo grande fan. Come vi siete conosciuti?

«Ci siamo incontrati nel 2017 al Festival del Cinema di Venezia. Me lo presentò Vincenzo Spadafora, che conosco dai tempi dell’Unicef, mentre aspettavamo il motoscafo. Abbiamo chiacchierato un po’, mi ha fatto una buona impressione. Poi il 9 luglio scorso, giorno del mio compleanno, stavo nella mia orecchietteria di Roma con Rosanna e Walter (i figli, ndr) a festeggiare e lo vedo arrivare con un mazzo di fiori per farmi gli auguri: “Lino, te lo dovevo”, mi ha detto, “sono cresciuto con i tuoi film”. Ci siamo mangiati un piatto di orecchiette pugliesi insieme. È stato carino».

Qualcuno ha detto che con la sua nomina siamo finiti in mano ai giullari.

«Un po’ cattivello. E poi, che male c’è. Magari diventassi il giullare ufficiale del Papa. Così quando è giù di morale o arrabbiato, intervengo io e lo faccio ridere un po’. A proposito, i miei amici cardinali mi hanno detto che in Vaticano la nomina è stata molto apprezzata: “Banfi è una brava persona, farà bene”. Come i miei film».

In che senso?

«Un medico di Nova Gorica mi ha detto che nel suo ospedale proiettano L’allenatore nel pallone e Vieni avanti cretino ai malati di Parkinson e di Alzheimer per farli ridere e muovere i muscoli facciali che hanno bisogno di essere smossi. Pare che funzioni molto».

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