Il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente del Cet
di Riccardo Bigi
«Un primato che non avremmo voluto». Il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza episcopale toscana, commenta così la legge regionale (la prima in Italia) che regolamenta il suicidio assistito. «Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti» aveva dichiarato pochi minuti dopo l’approvazione della legge. Il giorno dopo ribadisce il concetto.
«Non voglio mettermi in contrapposizione con i partiti o con le istituzioni» sottolinea «da questo punto di vista non possiamo che prendere atto della scelta fatta dal Consiglio Regionale della Toscana. Ci tengo, però, a esprimere ciò che ritengo fondamentale, ovvero il principio dell’inviolabilità della vita. Per questo invito tutti coloro che sostengono la vita, che si prendono cura di malati e sofferenti, a proseguire nel loro impegno. Ieri nella Giornata del malato ho avuto modo di incontrare operatori sanitari, medici, infermieri, volontari, cappellani ospedalieri, religiosi e religiose che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte. Ho incoraggiato tutti a mantenere l’attenzione alla cura di ogni persona».
Una delle motivazioni date a questa legge è stata la libertà di scelta: «Io non voglio assolutamente giudicare nessuno» risponde Lojudice «e tanto meno chi è nel dolore. Quello che dobbiamo fare è essere vicini a queste persone, cercare di essere portatori di speranza, di vita».
Nel dibattito in consiglio regionale è risuonato spesso il riferimento alle cure palliative e alle varie forme di assistenza da assicurare alle persone: «Questa» conclude il Cardinale «è la nostra linea, offrire tutte quelle risposte che possono allontanare il desiderio di morte. Ci auguriamo che il Parlamento, quando arriverà a legiferare, tenga conto di queste osservazioni».
foto Ansa