CHI ERANO I RE MAGI?
Di loro si parla nel Vangelo di Matteo. L’evangelista li descrive come uomini sapienti, esperti in astrologia, persone che sanno riconoscere i segni del cielo. Si direbbe che fossero molto ricchi, considerando gli oggetti che portano in dono. Li immaginiamo vestiti di abiti sfarzosi, dalle stoffe lucenti e ricercate, come dei re. «Magi», la parola usata nel Vangelo per nominarli, ha un’accezione positiva e non ha nulla a che fare con chi pratica la magia per strabiliare la gente, infatti il singolare di Magi è Magio, non Mago.
ERANO DAVVERO TRE?
La tradizione vuole che siano tre, ma questo numero è dato dalla relazione con i doni che portano: oro, incenso e mirra. In realtà sul numero dei Magi non si sa nulla con certezza e nemmeno sulla loro provenienza, a cui si accenna con un generico «da Oriente». Insomma, sono personaggi sui quali aleggia un alone di mistero. E poi c’è una storia avventurosa legata alle loro reliquie.
COSA SONO LE RELIQUIE?
Ciò che rimane dei corpi. Nel XII secolo, dopo la guerra condotta da Federico Barbarossa contro il comune di Milano, il cancelliere imperiale Rainaldo di Dassel, che era pure l’arcivescovo di Colonia, decise di sottrarre alla città lombarda il suo tesoro più prezioso: i corpi santi dei tre Magi. Erano conservati in un sarcofago nella basilica di Sant’Eustorgio e l’arcivescovo li fece trasferire nella sua cattedrale, dove si trovano ancora oggi. I corpi dei Magi erano giunti a Milano nel lontano 345, quando sant’Eustorgio li portò con sé da Costantinopoli. I milanesi non si rassegnarono alla perdita dei Magi e lungo i secoli tentarono a più riprese di chiederne la restituzione. Furono accontentati solo nel 1903 con delle reliquie che ora si trovano accanto alla presunta tomba. Ma poi c’è anche la storia del quarto Magio.
E CHI SAREBBE?
È una leggenda, ma è molto bella e te la racconto volentieri. Il quarto re Magio all’inizio era partito con gli altri tre. Aveva deciso di regalare a Gesù un sacchetto di perle. Ma per strada, quando incontrava qualche bisognoso, ne regalava una. Di bisognosi ne incontrò parecchi perciò – regalane una di qua e regalane una di là – le perle furono presto finite. Lui non se la sentì di proseguire il viaggio a mani vuote e si fermò: che figura ci avrebbe fatto davanti agli altri che avevano conservato i loro preziosi doni? Ma quella notte sognò Gesù che lo ringraziava delle perle che gli aveva regalato. Questa storia vuole insegnarci che, se diamo a chi è nel bisogno, è come se regalassimo qualcosa a Gesù stesso. Far circolare il bene porta solo altro bene.
E GLI ALTRI MAGI COSA CI INSEGNANO?
Sono stranieri e non hanno niente a che spartire con la patria di Gesù, eppure lo riconoscono come re dei Giudei e vogliono adorarlo. Lo cercano nei palazzi conosciuti, ma anche nei posti più umili, in cui nessuno sospetta che ci sia la presenza di Dio. Impariamo da loro ad accogliere il Signore nel modo giusto, usiamo l’intelligenza e il coraggio per lasciare quello che già conosciamo per avventurarci nella novità del Vangelo. Non facciamo come Erode, l’altro re della vicenda, che per paura di perdere ciò che possiede, si lascia sfuggire l’occasione di conoscere il vero Re della storia.