Una veduta di Notre-Dame prima e dopo l'incendio di lunedì scorso
Due giorni dopo l’incendio che ha bruciato Notre-Dame de Paris restano i dubbi. Se non si è trattato del gesto di un folle che ha appiccato il fuoco o di un attacco terroristico, come sembra, c’è da chiedersi se la macchina dei controlli e della sorveglianza abbia funzionato bene per proteggere una delle Cattedrali più imponenti non solo della Francia ma del mondo con 13 milioni di turisti all’anno. Era al sicuro e ben protetta Notre-Dame de Paris?
La Procura di Parigi ha aperto un’inchiesta per “distruzione involontaria” e al di là dell’emozione del momento ci vorrà del tempo per conoscere nel dettaglio la dinamica del disastro e il punto esatto da cui si sono sprigionate le fiamme. Secondo i Vigili del fuoco – per i quali molti francesi hanno giustamente chiesto la Legion d’onore, la più alta onorificenza della Republique – il fuoco è divampato dalla colossale impalcatura costruita tra luglio e novembre dello scorso anno per i lavori di restauro.
La struttura complessiva di Notre-Dame alla fine ha tenuto, certo. E questo ha fatto sì che il disastro non si trasformasse in tragedia. Lo Stato francese, che per una legge del 1905 dopo la confisca dei beni alla Chiesa cattolica, è proprietario della Cattedrale, aveva previsto un sistema antincendio e di sorveglianza efficace e all’altezza di questo monumento? Si è data la “colpa” al fatto che tetto e sottotetto fossero in legno e quindi più fragili. Ma nei secoli, in particolare nel terribile Novecento delle due Guerre mondiali, la chiesa ha subito minacce altrettanto pericolose, se non di più. Come mai strutture in legno che hanno resistito ad attacchi, rivoluzioni, bombardamenti sono bruciate nel giro di mezz’ora sotto gli occhi attoniti del mondo?
La decadenza di questi anni e le donazioni dei fedeli
Non è un mistero che da tempo la Cattedrale fosse pericolante. In questi anni frammenti di arcate e vetrate, altorilievi, statue cadevano a pezzi e sono state accatastate in una rimessa dietro l’abside con un senso d’impotenza che il rettore di Notre-Dame aveva denunciato più volte. Lo stato francese è stato accusato velatamente di arricchirsi con i turisti ai quali fa pagare un biglietto d’ingresso per entrare nelle torri incassando circa 4 milioni di euro all’anno e riversandone appena due nella manutenzione della Cattedrale. Bruscolini, vien da dire, per un monumento di quest’importanza e imponenza.
Lo stesso rettore di Notre-Dame si è sempre rifiutato di far pagare un ticket d’ingresso per non «snaturare il luogo di culto». Alla fine, più che lo Stato, ci pensano i fedeli con le loro donazioni e offerte a far sì che Notre-Dame riesca a pagare i settanta dipendenti che devono gestire l’enorme flusso di turisti e assicurare la celebrazione di otto messe al giorno.
Quel che resta attorno all'altare maggiore dopo l'incendio con la Croce rimasta intatta al suo posto (Reuters)
L'anno scorso assegnati 2 milioni di euro per il restauro della guglia
Negli ultimi anni, le autorità ecclesiastiche francesi hanno fatto numerosi appelli allo Stato per chiedere aiuto sulla manutenzione e i restauri di Notre-Dame e anche di altre chiese.
La laicità dello Stato francese prevede che sia lo Stato ad accollarsi le spese di manutenzione dei monumenti religiosi, da alcuni dei quali, come nel caso di Notre-Dame, non dimentichiamolo, riceve importanti introiti e ricadute dal turismo. Solo l’anno scorso, la Sovrintendenza aveva assegnato 2 milioni di euro per il restauro della guglia, la flèche, simbolo della Cattedrale che lunedì sera è stata interamente divorata dalle fiamme. Ma due milioni sono troppo pochi per mettere in sicurezza l’intera cattedrale. Il restauro completo avrebbe un costo di almeno 150 milioni di euro secondo l’americano Andrew Tallon, considerato come il massimo esperto di Notre-Dame.
Un mazzo di fiori davanti a Notre-Dame ferita (Reuters)
Il cantiere dei restauri era sicuro?
Altra questione: l’incendio che l’ha mezza distrutta è divampato nel bel mezzo dei lavori di restauro. Come è stato costruito questo cantiere? Con quali criteri? Con quali meccanismi di protezione? Soprattutto, con quale sistema antincendio? «Bisogna smetterla di parlare di fatalità, perché gli incidenti sui cantieri non sono fatalità, si possono evitare», ha detto l'architetto e senatore a vita Renzo Piano in un’intervista al Corriere della Sera, «quello che è successo a Notre- Dame è una cosa drammatica nei confronti di un grandissimo monumento che ha un fortissimo valore simbolico, non solo religioso».
E infine: se si fosse trattato del gesto di un folle o di un attacco terroristico, si sarebbe riusciti a sventarli dato che Notre-Dame, per i motivi che abbiamo detto, non sembrava purtroppo tenuta sotto sorveglianza?
Tutti interrogativi tecnici, molto complessi, ai quali non solo i francesi ma anche gli europei hanno diritto ad avere risposte. Non si può liquidare tutto con la “disgrazia accidentale”, magari tirando un sospiro di sollievo perché non si è trattato di terrorismo.