Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 06 ottobre 2024
 
 

Marcel Lefebvre, il vescovo ribelle

20/04/2016  Marcel Lefebvre al Concilio vaticano II interviene 14 volte, ma della liturgia parla una volta sola il 29 novembre 1962. Gli altri interventi sono fortemente critici sull'ecumenismo, sulla collegialità, sulla libertà religiosa. Ma crede fino all'ultimo che il Concilio rifiuti questi temi.

Marcel Lefebvre era chiamato “il vescovo di ferro”. Ha combattuto il Concilio usando l’arma della liturgia perché è la più visibile e la più sensibile nell’animo di molti fedeli tradizionalisti. L'idea di Roncalli di convocare un Concilio non era mai piaciuta a Lefebvre che all'epoca era vescovo di Dakar in Senegal. Nei primi giorni del Concilio era ottimista e nel suo diario scrisse di “vittorie dell’ala liberale” in grado di contrastare “le forze progressiste”. Ma non andò così e alla fine del Concilio accusò Paolo VI di aver stabilito un “nuovo dogma” cioè “la dignità della persona umana”, che profila il “primato dell’uomo su Dio” e la “detronizzazione di Cristo”.

La storia personale e pubblica di Marcel Lefebvre si può leggere in una monumentale biografia, apparsa qualche anno fa e scritta da Bernard Tissier de Mallarais, il suo principale collaboratore e uno dei vescovi ordinati da lui nel 1988 senza approvazione del papa, gesto che provocò la scomunica e lo scisma. Lefebvre al Concilio vaticano II interviene 14 volte, ma della liturgia parla una volta sola il 29 novembre 1962. Gli altri interventi sono fortemente critici sull'ecumenismo, sulla collegialità, sulla libertà religiosa. Ma crede fino all'ultimo che il Concilio rifiuti questi temi. Eppure Lefebvre firma tutti i documenti conciliari compresi quelli sulla liturgia. Ma alla fine va per la sua strada e fonda la sua Fraternità a Econe in Svizzera. In realtà comincia a Roma nel 1970, ma poi sveltamente ripara in Svizzera perché teme che i suoi preti possano essere esposti al vento delle novità conciliari. Le valli svizzere sono più riparate.
Paolo VI lo richiama più volte, alla Fraternità viene revocata l’autorizzazione, ma Lefebvre ordina alcuni sacerdoti e nel 1976 viene sospeso a divinis. Il vescovo ribelle non ci sta e il 29 agosto 1976 in segno di sfida al papa alla Fiera di Lille in Francia celebra la messa proibita. Montini cerca di ricucire e dieci giorni dopo convoca Lefebvre a Castelgandolfo. Il colloquio è drammatico, la rottura totale. Montini muore. Per quattro anni non ci sono contatti. 

Nel 1982 Wojtyla incarica il cardinale Ratzinger di trovare una soluzione. Il futuro papa va ad Econe. Passano cinque anni, ma Lefebvre non cede, anzi nel 1987 annuncia di voler entro un anno consacrare alcuni vescovi. Sarebbe lo scisma. Si torna a discutere nel tentativo di bloccare Lefebvre. Ratzinger manda in Svizzera il cardinale Gagnon, presidente del Pontificio Consiglio della famiglia, molto vicino al tradizionalisti, amante della messa tridentina in latino, sperando in una svolta positiva. Ci si arriva vicino davvero, almeno stando ai documenti inediti pubblicati nella biografia di Lefebvre. Ma improvvisamente c’è un irrigidimento e il 30 giugno 1988 a Econe il vescovo ribelle ordina quattro vescovi. Lo scisma è consumato e Lefebvre scomunicato, poiché si è posto fuori dalla comunione cattolica. In tutti questi anni è sempre stato chiaro che la questione delle messa in latino è sempre stata un corollario e un pretesto, mentre il Concilio era il vero obiettivo dei tradizionalisti.

I vostri commenti
5

Stai visualizzando  dei 5 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo