Che cosa succede quando la passione per la teologia e quella per il vino si incontrano? Lo sanno bene i monaci benedettini di Cluny, in Borgogna, che nel Medioevo – quando l’abbazia francese era il secondo centro della cristianità dopo Roma –, sotto la guida dell’abate Oddone, scoprirono la ricchezza dei «grands cru», i migliori appezzamenti di terreno per esposizione, composizione minerale e frutto, che ancora oggi danno il vino migliore e impongono le famose classificazioni tra vigneti.
Nel suo piccolo, ai giorni nostri, lo sa anche Marco Cum, romano, un po’ teologo e molto sommelier, appassionato di Sacre Scritture e di vino, che da dieci anni dirige Riserva Grande, accademia enologica scelta come delegazione italiana dalla scuola europea di sommelier, e che nei mesi scorsi ha tenuto un corso sul vino nella Bibbia e nell’arte promosso dal neonato Ufficio per la pastorale del tempo libero della diocesi di Roma.
UNA SCELTA DI VITA
Lo incontriamo nella sede di Riserva Grande, in una traversa di viale Marconi, zona sud-est della capitale. Lo spazio, a metà tra l’enoteca e la cantina, è pieno di bottiglie, libri, immagini dove il vino e l’uva sono protagonisti. «La passione per il vino è nata quasi per caso, come per tutti i grandi amori; nel 2004 ho fatto un corso e ho scoperto un mondo che mi emozionava», dice Cum. «Mi sono lasciato portare dentro la grande storia del vino, tra simbologia biblica, storia, arte, cultura. E ho cominciato ad addentrarmi tra vigne, degustazioni, aromi, sapori, viaggi e territori, scoprendo che in Italia siamo grandi produttori di quantità e qualità e che potremmo fare molto di più. Così nel 2007 ho aperto questa accademia e oggi incontro circa 500 persone all’anno che frequentano i miei corsi, da quelli introduttivi per tutti, alle degustazioni monografiche per appassionati, per finire con i corsi professionali dedicati a chi vuole diventare sommelier. È una bella avventura che mi fa incontrare persone splendide come tanti produttori e scoprire prodotti di grande qualità che valorizzano il nostro territorio».
Per Marco l’interesse per il vino nasce dopo la sua prima passione, quella per la fede che, per dieci anni, lo ha portato a insegnare Religione e Filosofia in un liceo scientifico della capitale e a Perugia. Affascinato da san Francesco d’Assisi per il legame con la natura e la scoperta di Dio nel creato, Cum segue nei suoi studi anche san Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila per l’attenzione alla vita monastica e si interessa a Piergiorgio Frassati, che riusciva a vivere la fede in “modo moderno” e aveva fondato la Compagnia dei tipi loschi perché, diceva il beato, bisogna essere dei tipi loschi per credere.
Ma i primi passi del teologo sommelier sono in parrocchia. Ex scout, formatosi alla scuola del carismatico padre gesuita Ivan Zuzek, sloveno ben noto al mondo dello scoutismo e grande esperto delle Chiese orientali, Cum cresce nella parrocchia romana di San Filippo Neri. «Padre Zuzek ci ha impresso un carattere indelebile: era efficace, chiaro, profondo. Molto di quello che ho imparato sulla Scrittura lo devo a lui. Poi il resto, è un dono di Dio».
È qui, in questo contesto di parrocchia e scoutismo che conosce Francesco Indelicato, che poi diverrà prete e che oggi è responsabile dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero del Vicariato di Roma con cui è nato il corso sul vino nella Bibbia.
EVANGELIZZAZIONE ENOLOGICA
«Tutto è nato davanti ad un bicchiere di vino», racconta l’enologo. «Don Francesco aveva appena ricevuto questo nuovo incarico e mi voleva coinvolgere per qualche attività vista l’assonanza del vino e della vigna con l’immagine della Chiesa, che è la vigna del Signore. Così ci siamo detti: perché non fare una sorta di evangelizzazione enologica, una storia del vino anche attraverso la Bibbia e i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento? Così è stato, ed è nato questo corso per la diocesi che raccoglie molti degli insegnamenti che già erano inseriti nei miei corsi introduttivi, perché non si può parlare di vino senza citare la Bibbia e l’insegnamento di Cristo».
Effettivamente Israele è terra di vigneti e la simbologia legata al vino nell’Antico come nel Nuovo Testamento è ricchissima di significati. «Sacrificio di lode nei primi libri della Bibbia, il vino se usato con moderazione diventa poi simbolo della festa che allieta il cuore dell’uomo, della vita piena e nuova, tra gli altri, nel brano evangelico delle nozze di Cana. Nel Cantico dei Cantici è suggello dell’unione tra gli amati e nel vangelo secondo Giovanni (15,1-11) la vite e i tralci rappresentano Cristo stesso». Fino al culmine dell’Ultima Cena, dove pane e vino diventano corpo e sangue di Gesù e sacramento di salvezza.
Foto di Stefano Dal Pozzolo / Contrasto