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mercoledì 07 giugno 2023
 
IL RITRATTO
 

Margherita Cassano, la prima donna al vertice della Corte di Cassazione

01/03/2023  A 60 anni dalla legge che ha ammesso le donne al concorso in magistratura, è una donna il giudice più alto in grado d'Italia. Andiamo a conoscerla

Ci sono voluti 60 anni quasi esatti dal giorno in cui, non senza tanti contrasti emersi fin dal dibattito in Costituente, una legge ordinaria la 66/1963 ha ammesso le donne al concorso per vestire la toga da magistrato e ricoprire le funzioni giudiziarie, fin lì precluse per un pregiudizio che le voleva fisiologicamente inadatte a giudicare. Il 5 marzo 2023, finalmente, una donna vestirà l’ermellino del "primo presidente della Corte di Cassazione", ruolo che la Costituzione andata in vigore 75 anni prima di questo giorno declinava e concepiva ovviamente e implicitamente fin lì soltanto al maschile: il giudice più alto in grado del Paese. 

La commissione incarichi direttivi del consiglio superiore della Magistratura il 14 febbraio 2023 ha nominato all’unanimità Margherita Cassano, classe 1955, dal 2020 presidente aggiunto della Suprema Corte: una nomina che, dicono magistrati di comprovata esperienza, dà al nuovo Consiglio superiore, fresco di consiliatura e dopo anni accidentati, il modo di partire con una scelta al di sopra di ogni sospetto. Chi ha condiviso stanze di vita quotidiana con lei – colleghi uomini – la descrivono come un esempio di preparazione, di esperienza e di equilibrio, doti che, notano, esprime senza farle pesare. «La sua storia», osserva un ex magistrato di lungo corso, che la conosce da una vita e ha incrociato ripetutamente esperienze professionali con lei, «è l’antitesi vivente della separazione delle carriere: è stata un ottimo Pubblico ministero in prima linea all’epoca delle stragi, nella Procura di Firenze, in una delle più esposte distrettuali antimafia nate da poco, retta da Pier Luigi Vigna, poi a capo della Procura nazionale». In un’epoca in cui Palermo era squarciata dai crateri lasciati dalle bombe a Capaci e Via d’Amelio e lacerata dai “corvi” e dalle divisioni, Firenze si trovò nel 1993 in casa in Via Dei Georgofili uno dei segni più eclatanti della mafia in “continente” e Margherita Cassano era lì, dov’era arrivata nel 1980.

Che cosa volesse dire vestire la toga in contesti di grande esposizione anche fisica lo aveva imparato in casa: il padre, Pietro, è stato giudice in importanti processi di terrorismo rosso e nero. «Quando è passata alle funzioni giudicanti si è rivelata un’ottima giudice e successivamente un’eccellente presidente di Corte d’Appello, un cursus honorum che le ha permesso di arrivare in Cassazione, in prima sezione e di diventarne una delle migliori penne quando si trattava di scrivere sentenze, a partire da un bagaglio di esperienza ricco e completo».

Entrata in Csm, eletta nelle file di Magistratura indipendente, ha fatto parte della consiliatura 1998-2002, una delle più complesse, per via dei processi noti come “toghe sporche”, in cui furono condannati Cesare Previti e il giudice Vittorio Metta, che le cosiddette leggi ad personam provarono a stoppare: il momento di massima tensione tra politica e magistratura.

Di lì entrò in Cassazione, ancora feudo molto maschile: sezione prima di quelle che più si occupano di criminalità organizzata, poi Massimario (l’ufficio in cui dalle sentenze della Corte si estraggono le massime che servono a dare conto in modo sistematico dell’orientamento interpretativo della Suprema corte e a fare da punto di riferimento per assicurare stabilità alla giurisprudenza), vicedirezione struttura informatica, ufficio spoglio. Nel 2015 all’unanimità è stata nominata presidente di Corte d’Appello a Firenze, fino al rientro in Suprema corte come presidente aggiunto. Ora solo ora l’ultimo soffitto di cristallo si è infranto per lasciarla passare sullo scranno più alto. Il 5 marzo assumerà ufficialmente la funzione di prima presidente della Suprema corte, il primo marzo il plenum del Consiglio superiore che ne ha ratificato la nomina, presieduto dal presidente della Repubblica che come il primo presidente di Cassazione né è membro di diritto. 

«Sappiamo tutti che si tratta della prima donna, e se questo aspetto non ha influito sulla nomina, voglio ricordare che 5 giorni fa sono stati ricordati i 60 anni dalla legge che ha immesso le donne in magistratura ed è quindi un'occasione importante - ha spiegato Mattarella -. Posto in evidenza l'eccezionale profilo professionale di Margherita Cassano, aggiungo che ha mostrato doti e attitudine di elevato livello che trovano ulteriore fondamento nelle sue attività di studio e ricerca. Sono certo che il suo contributo sarà prezioso per il Csm. L'unanimità dei consensi di oggi rappresenta il riconoscimento dell'autorevolezza». Riconosciuta in effetti da tutti quelli che in queste settimane hanno commentato la nomina annunciata.

 
 
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