Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime. A qualcuno il titolo del Meeting per l’amicizia tra i popoli, in programma a Rimini dal 18 al 23 agosto, è sembrato astratto, pefino siderale. Sarà pure suggestiva la frase del filosofo ebreo Heschel citata da don Giussani ne Il senso religioso, ma suona poco attuale, spiritualista, apparentemente lontana dai drammi che il mondo sta vivendo nell’epoca del Coronavirus. «E invece è quanto di più concreto e attuale ci sia», obietta Mariella Carlotti, da tanti anni protagonista del Meeting, dove ha curato mostre che hanno reso familiari al grande pubblico alcuni capolavori dell’arte.
«Il titolo del Meeting 2020 è stato scelto, come sempre, alla fine dell’edizione precedente e si è rivelato profetico. L’irruzione della pandemia nell’esistenza di milioni di persone ha costretto tutti a fare i conti con qualcosa di più grande di noi, a mettere da parte i deliri di onnipotenza in cui ci culliamo e l’illusione di poterci rinchiudere in una bolla costruita a nostro uso e consumo. Abbiamo scoperto che siamo incapaci di stupirci di fronte alla realtà che ci parla, e questo ci rende sordi al sublime, insensibili al Mistero che si rende manifesto in noi e attorno a noi. La realtà si è ribellata al suo misconoscimento, ha rivendicato il suo ruolo primario. Ora abbiamo bisogno di rendere “le viscere della realtà il cuore dell’intelligenza”, come scrive il filosofo spagnolo González Sainz».
IN ASCOLTO DELLA REALTÀ
Carlotti ha provato a farlo sul terreno che le è più congeniale, quello della scuola, dove lavora da trent’anni, prima come insegnante e dal 2019 come preside del Conservatorio San Niccolò, un istituto paritario di Prato frequentato da 550 studenti. «Il lockdown e la necessità di fare didattica a distanza hanno costretto i docenti a reinventare il modo di fare scuola, a sfrondare gli aspetti secondari, a superare certi tabù (a partire dalla frase-cult “devo finire il programma”). Dovevamo ripartire da quello che la realtà ci chiede: mettere al centro il bene dei ragazzi. Per farlo ci si deve accorgere del loro bisogno, chiedersi nuovamente qual è lo scopo della disciplina che si insegna e mettersi insieme per realizzarlo: questa è la scuola. Gli insegnanti hanno accettato la sfida, i nostri ragazzi erano grati di come venivano guardati, e così la didattica a distanza non è stata una condanna − come in molte scuole si è lamentato − ma lo strumento che la realtà suggeriva per svolgere il nostro compito educativo».
LO SFORZO DEL MEETING
Anche gli organizzatori del Meeting hanno dovuto fare i conti con una nuova realtà imposta dalla pandemia. Impensabile proporre l’appuntamento nelle modalità consuete, con migliaia di persone stipate a seguire dibattiti e visitare mostre. Quest’anno sarà una “special edition”, fruibile online, con un programma di conferenze e spettacoli più compatto, trasmesso dal Palacongressi di Rimini (vedi box a pag. 15).
Un evento che perde la caratteristica di incontro fisico tra persone provenienti da tutto il mondo, dunque un Meeting mutilato e sotto tono? «Tutt’altro. Anzitutto faccio notare che il Meeting si farà, e questo non era scontato. È un segnale di volontà di ripartenza e di costruttività di cui c’è grande bisogno in questo momento. Inoltre un’edizione quasi completamente in formato digitale presenta potenzialità molto interessanti. Dibattiti, testimonianze, mostre e spettacoli potranno essere seguiti in ambienti e Paesi in cui finora non eravamo conosciuti. Non sarà il Meeting-villaggio a cui da quarant’anni eravamo abituati, ma un Meeting senza confini, una gigantesca occasione per allargarne la platea costruendo rapporti con chiunque e ovunque. Sono curiosa di vedere cosa accadrà, e comunque va notato che l’umanità è progredita quando ha considerato quello che accadeva non come un ostacolo ma come un’opportunità».
DA BETLEMME A RIMINI
Quest’anno Mariella Carlotti ha curato per il Meeting una mostra, promossa dall’ambasciata dell’Autorità nazionale palestinese presso la Santa Sede, dedicata ai restauri della basilica della Natività di Betlemme, terminati nel dicembre 2019. «Quella chiesa è costruita sul luogo in cui il sublime è diventato un uomo, diventando la sorgente stessa della meraviglia e riempiendo il mondo di meraviglia. In occasione della presentazione del Meeting il vescovo di Rimini ha osservato che il personaggio più tipico del presepe napoletano è il pastore che mette la mano a visiera, stupito da ciò che vede. Siamo ancora capaci di questo stupore?».
IL GUSTO DELLA BELLEZZA
Ascoltando le conferenze di Mariella Carlotti, o seguendo le presentazioni delle mostre da lei curate, si rimane colpiti dalla capacità di gustare e di comunicare la bellezza. Una capacità che viene da lontano: «Sono nata in Umbria, a pochi chilometri da Assisi, la bellezza ha riempito i miei occhi e il cuore da sempre. Quando ascoltavo le chiarine di Assisi suonare l’inno della città avvertivo uno struggimento enorme. Poi, dopo una giovinezza tormentata, ho incontrato don Giussani e Comunione e Liberazione e durante una riunione ho sentito cantare quell’inno di cui conoscevo la musica ma ignoravo le parole: è stato come se la bellezza che mi aveva sempre colpito in quel momento mi parlasse, come se un segno fosse diventato qualcosa di più, fosse diventato una strada da seguire. E la vocazione fiorita nei Memores Domini (l’associazione di laici consacrati nata dal carisma di Giussani, ndr) è stata determinante nell’affinarsi di questa mia sensibilità: ciò che nasce dal cuore non dura senza una educazione permanente che permetta di recuperare continuamente quella posizione originaria».
UN’ESPERIENZA UNIVERSALE
Cosa consente di comunicare il gusto per la bellezza, di renderlo un’esperienza alla portata di tutti, capace di suscitare la meraviglia che ci rende capaci di stupore? «Tre anni fa papa Francesco, parlando al mondo accademico bolognese, ha proposto un esempio geniale: Ulisse, per non cedere al canto delle sirene che ammaliavano i marinai e li facevano sfracellare contro gli scogli, si legò all’albero della nave e turò gli orecchi dei compagni di viaggio», ricorda Carlotti. «Invece Orfeo, per contrastare il canto delle sirene, fece qualcos’altro: intonò una melodia più bella, che incantò le sirene. Dobbiamo essere come Orfeo: è solo un fascino che può muovere e commuovere. Come è accaduto anni fa ai miei allievi di un istituto professionale, ragazzi ribelli e difficili, apparentemente impermeabili a certi temi: gli ho proposto di ascoltare il Requiem di Mozart e loro sono ammutoliti, alcuni si sono persino commossi. Il più tosto mi ha detto: grazie prof, è bellissimo. Il fascino esercitato dalla bellezza fa vibrare il cuore ed è più forte di qualsiasi regola».
LE SFIDE POST-COVID ANIMANO LA KERMESSE
Sarà una “special edition” quella che si svolgerà dal 18 al 23 agosto al Palacongressi di Rimini. Quasi tutti gli incontri verranno proposti online, qualcuno “in presenza” con persone invitate, mentre altre potranno prenotare la partecipazione collegandosi al sito del Meeting (www.meetingrimini.org). Tra i temi trattati, la cura e la salute, il rapporto tra cultura sussidiaria e sviluppo sostenibile, l’Europa, il lavoro, le sfide del postCovid, il futuro della democrazia, l’educazione. Ogni sera uno spettacolo, da Dostoevskij a Fellini. Una cinquantina gli eventi in programma con interventi di spicco: il Nobel per la pace 2016 Yunus, il filosofo ebreo Weiler, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, il presidente della Fraternità di Comunione e e Liberazione Julián Carrón, Mario Draghi, lo scrittore Paolo Giordano, e poi Sabino Cassese, Umberto Galimberti, Enrico Letta, Ermete Realacci, Luciano Violante, Luca Ricolfi. Nutrito l’elenco dei rappresentanti politici e istituzionali invitati: la presidente della Commissione europea von der Leyen, il presidente dell’Europarlamento Sassoli, il commissario Ue Paolo Gentiloni, i ministri Gualtieri, Speranza e De Micheli, mentre in un incontro promosso dall’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà è prevista la partecipazione di Maria Elena Boschi, Graziano Del Rio, Luigi Di Maio, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Incontri e spettacoli saranno trasmessi in diretta in italiano e in inglese e alcuni on demand in spagnolo, tedesco e altre lingue. In una decina di Paesi e in 50 città italiane sono previsti momenti pubblici di trasmissione dell’evento.