Chissà come l’avrebbe presa lui, Gino Bartali, allergico com’era a ogni pubblicità: «Il bene si fa ma non si dice», il suo motto. Nell’epoca dello sport come show business, arriva Ginettaccio in una delle tracce dell’esame di Maturità. Agli studenti veniva chiesto di riflettere, con spirito critico, su questo personaggio straordinario la cui avventura sportiva, ricca di trionfi, si è incrociata per almeno un paio di volte con due crinali delicatissimi e drammatici della storia italiana del Novecento al quale, va ricordato, non appartengono anagraficamente gli studenti che affrontano la Maturità quest’anno essendo nati nel ventunesimo secolo. Sono la generazione Z, i “Duemila”, come dicono loro, venuti al mondo quando il “secolo breve” era già nei libri di storia.
18 aprile 1948. Elezioni feroci. Il Fronte Democratico Popolare di cui fanno parte il Pci di Palmiro Togliatti e il Psi di Pietro Nenni usa come simbolo la faccia di Garibaldi. I Comitati civici organizzati da Luigi Gedda e voluti da papa Pio XII preparano dei cartelloni con un volto dell’eroe dei Due Mondi dietro al quale si nasconde quello di Stalin. Giovannino Guareschi, scrittore e polemista, inventa uno slogan definitivo: «Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no». Vince la Dc. Sale la tensione. Quando d’estate Antonio Pallante, studente esaltato, attenta alla vita di Palmiro Togliatti con una revolverata, il popolo della sinistra scende in piazza, spuntano i mitra. La leggenda narra che a quel punto De Gasperi chiama Gino Bartali, che è impegnato nel Tour de France e che ha conosciuto anni prima, per spronarlo alla vittoria: «Sarebbe importante, qui c’è un’enorme confusione». Bartali vince. Il Parlamento interrompe i lavori per applaudire il trionfo ciclistico. Per le strade si riduce un po’ la tensione.
1942-1943. Tra Firenze, Assisi e Genova Gino Bartali in sella alla sua bicicletta macina chilometri e valica l’Appennino. Finge di allenarsi. In realtà, in una sorta di cilindro montato sulla canna della bici, nasconde documenti falsi che consegna alle famiglie di ebrei ricercati con feroce determinazione dai fascisti della Rsi e dai nazisti. «Se ti scoprono, ti fucilano», gli aveva detto il cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, nell’affidargli l’incarico. Ma Gino non si ferma. Alla fine, saranno più di ottocento gli ebrei che hanno avuto salva la vita grazie al suo coraggio. Nel 2013, viene proclamato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell'olocausto fondato nel 1953 che assegna questo riconoscimento ai non-ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste.
Bartali è morto a 87 anni nel 2000, l’anno di nascita degli studenti che quest’anno affrontano la Maturità e chiamati, nella prima prova, a riflettere su di lui e sul rapporto tra storia, sport e società a a partire dall'articolo del giornalista Cristiano Gatti pubblicato su Il Giornale nel 2013.
Gioia Bartali con la maglia dedicata al nonno
«La conferma che una persona umile e generosa come mio nonno ha scritto una pagina di storia»
«Per me oggi è una giornata speciale», dice Gioia Bartali, nipote di Gino e figlia di Andrea che ha sempre tenuto viva la memoria del padre, «una vera sorpresa scoprire il nome di Gino Bartali tra le tracce dell’esame di maturità nelle scuole. Tutto questo conferma ancora una volta come una persona umile e generosa come mio nonno sia riuscita a scrivere una pagina di storia. Oggi abbiamo un motivo in più per credere che da una figura così straordinaria possano prendere molti spunti i ragazzi in tematiche che riguardano il contesto sociale, sportivo e soprattutto storico».
Gioia, dopo la morte del padre, è in qualche modo la custode di famiglia della memoria del grande campione e gira l’Italia per convegni, seminari e conferenze sul grande campione: «Posso confermare che moltissime scuole di diverso ordine e grado stanno studiando la figura di mio nonno con grande motivazione», dice, «io partecipo attivamente a queste iniziative e la cosa che più mi colpisce è l’entusiasmo dei ragazzi che in Gino Bartali non vedono solo un campione sportivo ma un vero e proprio eroe. La sua figura legata alla storia ci parla della Seconda Guerra Mondiale e di un periodo tragico per l’intera umanità. La persecuzione degli ebrei, le deportazioni sono tematiche importanti che noi tutti abbiamo il preciso dovere di non dimenticare».
Gino Bartali, per Gioia e non solo, «non è stato solo «un campione sportivo ma un uomo che ha fatto delle sue doti di campione uno strumento di solidarietà e di pace».
Davvero felice la scelta di questa traccia che ripropone ai ragazzi di oggi un campione non solo sportivo di prim'ordine.