Hanno scelto di partire. Per «rendersi utili, e aiutare i calabresi». Nel paese lontano che chiamano casa, Cuba, hanno lasciato famiglie, mariti e figli, per attraversare i confini di spazi conosciuti ed aprirsi all’esperienza di altre dimensioni, altre esigenze, altri colori. Pronti a ritornare ma con un bagaglio pieno di esperienze umane e professionali da mettere al servizio della propria comunità. Sono i 51 medici cubani reclutati a tempo determinato dalla Regione Calabria per sopperire alle carenze di personale sanitario. Trentotto uomini e tredici donne: il primo contingente di specialisti, in queste ore cerca di superare il primo scoglio dell’adattamento, con il corso di lingua italiana all’Università della Calabria di Rende (Cosenza) prima di essere destinati nei reparti di alcuni ospedali calabresi. Arrivano a distanza di mesi dalle polemiche estive che avevano caratterizzato l’annuncio del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, della firma del protocollo che ha consentito alla Calabria di sfruttare le opportunità offerte da un accordo di cooperazione tra il Governo cubano e la Commissione europea già nel 2017.
Un contratto di lavoro italiano, lo stipendio intero ad ognuno di loro e una percentuale divisa con la società statale cubana con cui la Regione Calabria ha firmato un contratto per la fornitura di personale e servizi, come era invece previsto nella prima stesura che ha sollevato accese polemiche. «Chiaramente abbiamo toccato molti interessi, gli interessi dell’Ordine dei medici, delle cooperative di gettoni, c’è stata una stampa che in alcuni casi ha evidenziato in maniera polemica questo accordo», ha difeso la propria scelta il presidente Occhiuto. «E queste circostanze forse hanno indotto qualche funzionario o qualche burocrate a ritenere che potesse ostacolare questo accordo, ma come credo abbiano capito i calabresi quest’anno quando ci poniamo un obiettivo facciamo di tutto per realizzarlo, quindi abbiamo vinto anche questi ostacoli burocratici e siamo riusciti a fare ciò che avevamo promesso».
«Siamo abituati a queste missioni, ci mettiamo il cuore»: la metà dei medici approdati in Calabria, racconta di aver già fatto esperienze di lavoro all'estero: in Africa, in America, in Arabia. Ma sono per la prima volta in Europa. «Noi siamo qui per dare una mano a loro e ai pazienti, siamo contenti di esserci e sono sicura che presto saranno contenti anche loro di averci», riesce a dire Daysi Luperon Loforte, cardiologa di 54 anni con una figlia che studia Medicina a Cuba. «I medici sono arrivati in Calabria per dare sostegno alla sanità e sono principalmente nove le specializzazioni dei dottori che opereranno per le emergenze», ha dichiarato il capo delegazione Luiz Enrique Perez Ulloa, 54 anni, ematologo. «Dopo il corso di lingua italiana saranno dislocati nelle quattro Asp predisposte dalla Regione. Al termine di questo primo periodo di "assestamento" arriveranno altri medici con mirate specializzazioni per adempiere alle emergenze della Regione. Completato il corso per imparare la lingua e gli usi calabresi, i medici entreranno da subito nelle corsie dei nosocomi per toccare con mano le esigenze della sanità ovviamente in stretta collaborazione con il personale sanitario. Più della metà di questi medici ha già avuto esperienza all’estero e nello specifico in missione in Africa e in America anche durante la pandemia».
Il supporto linguistico si è reso necessario per dare ai medici cubani la possibilità di immergersi nel contesto sociale regionale in tempi stretti: con linguaggio semplice ma accurato, dovranno riuscire a comunicare per socializzare e per espletare le mansioni professionali. In particolare, l’erogazione di corsi consentirà al personale medico cubano di apprendere la lingua italiana per raggiungere obiettivi di tipo professionale (come ad esempio: interagire con i propri colleghi, socializzare con i pazienti e capire le loro esigenze, partecipare a riunioni professionali, comprendere testi di carattere medico-specialistico) e facilitare le relazioni interpersonali nell’ambito della comunità professionale e all’interno del contesto territoriale. Terminati i corsi, i professionisti saranno assegnati dalla Regione, secondo le diverse esigenze e specializzazioni, nelle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi.
La relazione tra Unical e Cuba è consolidata attraverso una stretta relazione con l’Università di Santiago de Cuba, attraverso la quale nel 2017 sono stati immatricolati nel campus italiano i primi 6 studenti cubani. Negli anni, il numero di iscritti è aumentato notevolmente e, attualmente, conta un totale di 240 studenti provenienti dall’isola caraibica che si sono contraddistinti per l’elevato profitto negli studi. Insomma, il viaggio nella sanità calabrese è iniziato vediamo dove porterà. Calabria-Cuba e ritorno.