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venerdì 29 settembre 2023
 
Meeting di Rimini
 
Credere

«Il nostro segreto è la gratuità»

12/08/2021  Sono duemila le persone che collaborano all’evento di Comunione e liberazione. «Diamo semplicemente noi stessi», dice Donatella Magnani, volontaria sin dalla prima edizione

Se volete cercare l’anima del Meeting di Rimini, la potete trovare nei volontari. Gente di ogni età, provenienza e condizione sociale che regala tempo ed energie per qualcosa che avverte come suo. Ognuno mettendo a frutto capacità, competenze, aspirazioni o semplicemente offrendo la propria disponibilità: può accadere che un ingegnere diventi cameriere, un insegnante sforni decine di piadine al giorno, uno studente universitario spieghi una mostra su Pasolini o Tolkien e un altro sia chiamato a sorvegliare i parcheggi, un pensionato a diventare cassiere. Tutto nel segno della gratuità. Ma chi glielo fa fare? Cosa li spinge a spendere una settimana di vacanza in questo modo? «Nella loro gratuità, freschezza e cordialità, nella loro curiosità si incarna questo evento nella sua originalità», dice il presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Bernard Scholz. «La loro presenza ha da sempre stupito gli ospiti rendendo il Meeting un luogo di incontri autentici».

LA VOLONTARIA STORICA

Donatella Magnani — Dodi per gli amici, romagnola, quarant’anni spesi come insegnante nelle scuole materne — partecipa dalla prima edizione, quando correva l’anno 1980. «È stato immediato per me implicarmi in un’opera che esprime la bellezza e la potenza del cristianesimo, a cui ero stata educata ’fin da bambina dai miei genitori, ma che ho abbracciato in modo più consapevole quando a 14 anni ho incontrato il movimento di Comunione e Liberazione e poi quando sono entrata a far parte della Fraternità San Giuseppe, un’associazione di laici che decidono di dedicare la vita a Cristo secondo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, permanendo ciascuno nelle proprie circostanze di vita personale e lavorativa. Ho sempre desiderato che la mia vita non trascorresse invano, che fosse utile, e quindi non da sola. Percepivo che il particolare acquista respiro se ha come orizzonte il mondo, e che quando si incontra qualcosa che rende lieto il cuore non si può fare a meno di comunicarlo agli altri. Il Meeting è una cosa del genere, e lavorandoci come volontaria mi sono subito sentita a casa». La Dodi, anche in ragione del suo temperamento solare e comunicativo, fa subito “carriera”: nel 1984 le viene chiesto di coordinare gli “atti”, la sbobinatura e sistematizzazione degli incontri principali del Meeting, dal 2006 diventa responsabile dei volontari, una compagine che negli anni è arrivata a superare le 4 mila unità. «Se penso a questi anni mi rendo conto che Dio ha fatto in modo che attraverso questa esperienza, condivisa con tanti amici, il desiderio che portavo nel cuore di essere utile, di lasciare un segno, di vivere avendo come orizzonte il mondo diventasse sempre più una dimensione della mia persona. Portare la responsabilità dei volontari vuol dire essere chiamata a custodire quell’aspetto “sacro” del Meeting che è la gratuità. La quale ha sempre un’origine divina: ogni volontario con il suo sì porta con sé questa origine divina. I volontari non sono chiamati anzitutto a fare “qualcosa per”, ma a partecipare da protagonisti a un’esperienza in cui sperimentare un bene per sé, per la propria vita. Manifestano la tensione a vivere all’altezza del proprio desiderio, e in questo senso declinano in prima persona il titolo dell’edizione di quest’anno, Il coraggio di dire io». E il coraggio può arrivare fino al punto di pagare di tasca propria il soggiorno. Una cosa dell’altro mondo? «Può sembrare paradossale», risponde la Dodi, «ma è una scelta che appartiene alla categoria della gratuità, del “dare sé”. Contribuire economicamente pagandosi l’albergo o almeno una parte delle spese esprime il desiderio che un’opera come il Meeting possa continuare a esistere, una cosa assolutamente non scontata specie di questi tempi. E questo testimonia che si può educare il proprio io solo se ci si concepisce dentro un “noi”, dentro una realtà più grande che ci fa crescere e ci appaga umanamente. Il Meeting è il mio megafono: vengono dette cose che io non riuscirei mai a dire, incontra persone che non riuscirei mai ad incontrare, fa vedere una bellezza che non riuscirei mai ad esprimere, ma di cui con gratitudine sento di fare parte».

VOLONTARI DA TUTTO IL MONDO

  

A offrire aiuto arriva gente da tutta Italia e dal mondo. Nel 2019, ad esempio, a chi andava a mangiare al ristorante bergamasco del Meeting poteva capitare di incontrare un cameriere di Taiwan. Erano venuti in dieci, tutti studenti universitari del dipartimento di Italiano dell’università cattolica Fujen accompagnati da don Paolo Costa, sacerdote della Fraternità missionaria di San Carlo Borromeo che insegna la nostra lingua in quell’ateneo. «Il primo giorno erano molto preoccupati di non capire le ordinazioni o di non essere abbastanza veloci nel servire in tavola», racconta don Paolo. «Ma da subito si sono sentiti accolti e, pur dovendo affrontare un lavoro faticoso, ogni giorno alla fine del turno volevano godersi il Meeting, visitando la mostra dedicata a Etty Hillesum o conoscendo l’esperienza di Cometa (una comunità che accoglie minori a Como, ndr) o restando a bocca aperta nel vedere i casari che preparavano la mozzarella. E tornando mi raccontavano: “Abbiamo capito di più cosa è la gratuità”». Nell’edizione 2021 i volontari in campo a Rimini saranno oltre 2 mila, ma altre centinaia sono all’opera da settimane in vari Paesi. Sono i “volontari ambassador”, amici del Meeting che lo fanno conoscere nelle loro terre organizzando collegamenti in streaming in tante città per seguire alcuni incontri in programma a Rimini, o promuovendo appuntamenti locali collegati ai temi che vengono sviluppati durante i giorni della manifestazione riminese. Gruppi di “ambassador” sono nati in America latina (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay), in Europa (Germania, Portogallo, Svizzera), in Russia e Nigeria. Sono il segno di un’amicizia “contagiosa”, riverbero dell’onda lunga che accompagna un evento nato quarantadue anni fa, che ha fatto del mondo la sua casa e dell’incontro con “l’altro” la sua bussola.

L'evento - Cos'è e come partecipare

Il Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini è una manifestazione organizzata dal movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione attraverso la fondazione “Meeting per l’amicizia fra i popoli”. Giunto alla 42ª edizione, si terrà alla Fiera di Rimini dal 20 al 25 agosto. Con il titolo Il coraggio di dire «io», citazione tratta da un testo del filosofo danese Søren Kierkegaard. Anche quest’anno il Meeting propone convegni, mostre, spettacoli, aree tematiche dedicate a cooperazione internazionale, lavoro, scienza, sostenibilità, salute, innovazione. L’app Meeting Rimini permette di partecipare in presenza: basta inserire alcuni dati personali, compresi quelli del Green Pass o equivalenti, e viene generato un codice QR che permette di entrare, prenotare i posti ai convegni e le visite alle mostre. Gli eventi sono disponibili in diverse lingue sia sul sito internet che sul canale Youtube. Si possono seguire gli eventi sui canali social del Meeting: Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin. Il programma completo si può consultare sul sito www.meetingrimini.org.

(Foto di Ugo Zamborlini)

 
 
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