In una delle sequenze più belle della storia del cinema, Gary Oldman seduce Winona Ryder mentre scorrono le immagini di L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei Fratelli Lumière. Era il 1992, l’anno di uno dei capolavori di Francis Ford Coppola: Dracula di Bram Stoker. In quella scena Coppola aveva dimostrato tutto l’amore per il grande schermo, che ha sempre accompagnato la sua vita.
È un maestro che riesce a mescolare la creatività del genio alla sregolatezza. Ormai la lavorazione a dir poco tempestosa di Apocalypse Now è entrata nella leggenda, ed è stata anche raccontata nell’appassionante documentario Viaggio all’inferno. Quello spirito Coppola non l’ha mai abbandonato. Anche Megalopolis, il film più atteso in concorso a Cannes, ha avuto una produzione difficile: un budget che supera i cento milioni, i mancati finanziamenti, Coppola che ha dovuto vendere una delle sue proprietà per finire le riprese, i racconti turbolenti in arrivo dal set, e adesso la difficoltà a trovare un distributore (che per l’Italia sarà Eagle Pictures).
Eppure il fascino per il suo cinema è costante. La sua ambizione non conosce confini e anche questa volta si concentra su una storia incredibile. Il maestro paragona gli Stati Uniti all’Impero Romano, unisce passato e presente. Il protagonista è un luminare, insegue l’utopia di costruire una città perfetta. Attorno a lui gli scandali si moltiplicano, la classe dirigente mette in mostra gli istinti più bassi. Ma anche “l’architetto dei sogni” ha qualcosa da nascondere.
Coppola si scatena. Si immerge nella dimensione onirica, si interroga sul valore del tempo. Davvero lo si può fermare? Forse. Tutti inseguono la grandezza in Megalopolis, come anche colui che lo ha realizzato. È un cinema a tratti sperimentale, mai domo. A un certo punto, durante la proiezione, un uomo con il microfono è salito sul palcoscenico, dialogando con Adam Driver. Megalopolis è un’esperienza profonda, un viaggio folle sospeso tra ambizione, spirito visionario e anche ironia. È un affresco shakespeariano, in cui le famiglie implodono e il potere rischia di distruggere ogni sentimento.
Un film misterioso, controcorrente, consigliato a tutti e a nessuno. Un’epopea che divide, fa discutere, e porta alla luce i segreti dei potenti. Coppola sarà il primo a vincere la terza Palma d’Oro, dopo aver trionfato con La conversazione e Apocalypse Now? È ancora troppo presto. Per ora nessuno è riuscito nell’impresa. Ma qualunque sarà il verdetto qui sulla Croisette, difficilmente vedremo un altro film così coraggioso e fuori dagli schemi. Forse oggi qualcuno storcerà il naso, ma in futuro, come è stato con Un sogno lungo un giorno, verrà rivalutato
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