«Noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio. Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!». Papa Francesco conclude la sua omelia nella messa di apertura del XV Sinodo ordinario dei vescovi citando le parole di Paolo VI ai giovani al termine del Concilio Vaticano II. Il Papa che sarà canonizzato il prossimo 14 ottobre e che ha voluto fortemente l’istituzione del Sinodo viene richiamato da Bergoglio per ricordare che è soprattutto per i giovani che la Chiesa, con il Concilio, ha «acceso una luce». Francesco chiede, che proprio sull’esmepio del Vaticano II il metodo della prossima assise sia quello dell’ascolto, e chiede che «ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. E nel contempo» che ciascuno punti «più in alto chiedendo che con umiltà consideriamo gli altri superiori a noi stessi. Con questo spirito cercheremo di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa. E questo esige da noi che stiamo attenti e badiamo bene che non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che è importante. L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi. Senza questo atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani». Si commuove papa Francesco quando annuncia che «oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli Vescovi dalla Cina Continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza». E un applauso sale dai fedeli presenti in piazza san Pietro alla volta di monsignor Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde (provincia di Hebei) e di monsignor Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan'an (provincia di Shaanxi).
All’inizio della sua omelia, papa Francesco aveva invocato al presenza dello Spirito Santo: «Chiediamo con insistenza al Paraclito che ci aiuti a fare memoria e ravvivare le parole del Signore che facevano ardere il nostro cuore», dice Bergoglio, «ardore e passione evangelica che generano l’ardore e la passione per Gesù. Memoria che possa risvegliare e rinnovare in noi la capacità di sognare e sperare. Perché sappiamo che i nostri giovani saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore». E chiede la grazia «di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito». Per essere vicini ai
giovani che «ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità. Essi ci chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza, e che
non li lasciamo soli nelle mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro visione».