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lunedì 09 settembre 2024
 
Fede e giovani
 

«Mia figlia: dopo la Cresima, basta Messe! Ho diritto di obbligarla?»

29/04/2018 

Qualche giorno fa in parrocchia si parlava dei ragazzi che dopo la Cresima non frequentano più la Messa. Magari vanno a giocare a calcio in oratorio o a chiacchierare, ma a Messa non si riesce a portarli. Noi abbiamo due figli di 10 e di 12 anni, ma cominciano a brontolare e soprattutto la femmina dice che quando toccherà a lei decidere, non ci verrà, anche perché non le piace il sacerdote che ogni tanto le sgrida – così dice lei – quando stanno sui gradini a parlare tra amiche... Mi chiedo e le chiedo: quando finisce il nostro diritto di obbligarli e comincia la loro libertà di scegliere? Non chiedo un’età precisa, ma qual è il discrimine?

MANUEL

— Caro Manuel, provo a ribaltare la tua domanda e ti chiedo: quando finisce la nostra responsabilità di educare le persone che ci sono state affidate e che non sono “roba nostra”? Temo che la risposta giusta sia: mai. Per questo motivo – scusami – ma ti devo dire che oltre alla Messa, verranno molti altri temi da dibattere e su cui decidere... tra il dovere di aiutarli a crescere e il dovere di lasciarli andare. Ma credo che un buon criterio sia chiedersi se quel che li spingiamo a fare sia un bene. Ecco, la Messa lo è sicuramente e vale la pena di sgombrare il campo subito dal tema del sacerdote che piace o meno, come potresti fare con tua figlia, la quale non credo che godrebbe meno di un bellissimo regalo se a porgerglielo fosse qualcuno che gradisce poco. Inoltre ti invito a pensare che, anche quando verrà il momento in cui la sua scelta sarà determinante nella propria vita, non è detto che quel che avete seminato voi diventi inefficace come se qualcuno avesse tirato un colpo di spugna. Proprio in questi giorni sto studiando le risultanze di una ricerca sulla Trasmissione dei valori realizzata da un gruppo di ricercatori del Centro di studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica. Ebbene, vi si apprende che i giovani che vivono meglio sono quelli che riconoscono il valore dell’eredità ricevuta dai genitori, e, a partire da questo patrimonio di riferimento, elaborano dei valori propri. Si percepiscono parte di una storia familiare, sono più aperti verso gli altri e meno trasgressivi. Bello, no?

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