Sto tornando adesso dalla Messa domenicale,
e il mio parroco nell’omelia
ha descritto molto bene la situazione
attuale della famiglia “malata”. Sembrava
che la predica fosse stata fatta
a pennello per me, che sto vivendo
un’ennesima crisi familiare. Quello che sto
subendo lo conosce solo il Signore, che mi
sta dando la forza per andare avanti. Potrei
mollare tutto, anche perché sono autonoma
economicamente. Ma io credo in quel “patto”
che, tanti anni fa, ho fatto davanti al Signore
con il sacramento del matrimonio.
È stato tanto difficile – e lo è tuttora – vivere
con un marito che non solo mi tradisce,
ma neppure si pente, e banalizza dicendo che
sono piccoli peccati che commettono tutti gli
uomini. Sto parlando di un uomo immaturo
ed egoista, che non si fa scrupoli a fare il cascamorto
con le donne, anche in mia presenza. E,
cosa ancor più grave, lo fa pure con ragazzine
minorenni, cui invia messaggi romantici, perché ciò lo fa felice e non ci trova nulla di male.
Ho cercato di farlo ragionare e rinsavire, anche
con il sostegno dei figli adulti. Lui reagisce
male, mi accusa di tutto e va in giro a “sparlarmi”,
dicendo che sono una donna possessiva e
gelosa. Cosa che non è affatto vera.
Quel che mi fa male è che lui continua a
calpestare la mia dignità. Anzi, per farmi dispetto,
la sera torna a casa molto tardi. E non
ammette alcuna domanda. Ultimamente,
per esasperarmi, sta usando la tattica dell’indifferenza:
«Se non mi sta bene», dice, «posso
anche andarmene, oppure possiamo vivere
da separati in casa». Gli ho gridato in faccia
che è lui che deve andarsene. E se non lo fa, è
perché sta bene nelle situazioni di comodo in
cui vive. Ora, però, lo sta seguendo uno psichiatra.
Ma è tutto inutile, perché lui sui farmaci
ci beve alcolici, annullando l’effetto delle
cure. Devo trovare un soluzione prima che il
mio sistema nervoso vada in tilt. Anch’io mi
sono rivolta allo psicologo, che mi invita a non
sopportarlo più e a troncare l’unione. Io, però,
mi affido alla preghiera e vorrei trovare una
“medicina” giusta per salvare il matrimonio.
C’è un’altra cosa che mi è sempre pesata: lui
non ha mai tagliato il cordone ombelicale con
la famiglia d’origine. E io, per non disgregare
questo suo forte legame, ho perdonato gravissime
colpe di negligenza dei suoi familiari,
che hanno procurato un grave handicap fisico
a uno dei miei figli. Un dolore che mi porterò
alla tomba. Ciò nonostante, dai suoi parenti
ho solo ricevuto colpi bassi. Ora sono pentita
d’essere stata così indulgente con chi non lo
meritava. L’esperienza mi ha insegnato che
la misericordia, tanto esaltata in questo Giubileo,
spesso è scambiata per debolezza. Non
mi resta che aggrapparmi alla preghiera e a
papa Francesco. Ci riuscirò?
LUISA
Difficile trovare il filo della matassa in
una situazione familiare così ingarbugliata
e degenerata negli anni, tra
colpevoli silenzi e ripetute debolezze
nel non aver saputo reagire a tempo
debito. Anche con un certo vigore, di
fronte a evidenti tradimenti e infantili giustificazioni, che hanno mortificato la tua dignità
di donna e moglie. Se tuo marito è immaturo
ed egoista, come tu dici cara Luisa, mi pare che da
parte tua sia stato fatto ben poco per inchiodarlo
alle sue responsabilità di marito e padre. Tra il suo
morboso attaccamento alla famiglia d’origine (un
cordone ombelicale mai reciso), lo psichiatra per
lui e lo psicologo per te, la situazione è davvero
fuori controllo, sembra insanabile. Forse, qualche
litigio in più tra voi sarebbe stato salutare.
Più preferibile, senz’altro, alla situazione di
stagnazione in cui hanno vegetato e vegetano i
vostri rapporti di coppia malati e distruttivi.
Ti prego, però, di non confondere la misericordia,
di cui parla papa Francesco, con un generico
“buonismo”, che è invece rassegnazione all’essere
succube di un marito prepotente, prevaricatore e
privo di qualsiasi sentimento di affetto e amore. E
che non è mai maturato come uomo, marito e padre:
un insignificante Peter Pan dell’isola che
non c’è, che si rifiuta di crescere e maturare.
Ma attenzione: il ricorso alla fede per giustificare il ruolo passivo della donna nel rapporto di
coppia, rischia d’essere deviante. E, soprattutto,
non ha nulla a che fare con il Vangelo, che è un
messaggio di libertà e di dignità per ogni essere
umano. Puntellare o mascherare con la preghiera
le prepotenze maschili è una mistificazione del messaggio di Gesù. Ti consiglio una
lettura, cara Luisa: La famiglia genera il mondo
di papa Francesco (San Paolo). Spero che tu possa
trovare lì uno spiraglio di speranza, cioè quella
“medicina” giusta che cerchi per la vita.